Il decreto Milleproroghe stanzia più fondi per ridurre i tempi delle liste d’attesa. Cittadinanzattiva: 498 giorni per un’ecografia
Il decreto Milleproroghe varato a dicembre porta buone notizie per la sanità regionale: le Regioni avranno più risorse per affrontare il problema delle liste d’attesa. Grazie a questo provvedimento, potranno potenziare i servizi e ridurre i tempi per le visite e gli interventi. Lo ha dichiarato l’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso, precisando che la norma darà “il giusto contributo economico a chi sta collaborando con impegno, sia fra gli enti pubblici che fra le strutture private convenzionate, a raggiungere gli obiettivi di ridurre sempre più i tempi delle attese in sanità”.
Mantoan aveva ragione
Quella delle liste d’attesa è una questione annosa e discussa. Il direttore di Agenas ((Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) Domenico Mantoan, ascoltato in Senato per la conversione in legge del decreto sulle “liste d’attesa” a inizio giugno aveva avvisato. “In questo momento, aveva dichiarato, c’è una tempesta perfetta per cui dal 2019 al 2023 il numero di medici è rimasto lo stesso. Però le prescrizioni sono aumentate del 44% e quelle delle risonanze sono aumentate del 60%”.
Una “babele di dati”
La stessa Corte dei Conti, del resto, ha recentemente riconosciuto che “Nonostante l’ammontare non indifferente di risorse messe a disposizione, il relativo utilizzo appare esiguo”. Tra le diverse indagini portate avanti dalle Associazioni, quella di Cittadinanzattiva della seconda metà di giugno mette l’accento sulla “babele di dati e modalità di aggiornamento” delle piattaforme online regionali. Che rendono difficile l’acquisizione dei dati.
Nord e Sud divisi anche sulle liste d’attesa
Dal report emerge che solo 9 regioni su 20 forniscono online l’aggiornamento dei tempi di attesa a giugno 2024 (Lazio, Emilia-Romagna, Toscana, Liguria, Valle d’Aosta, Umbria, Friuli, Calabria e Alto Adige); la Lombardia ed il Piemonte lo fanno soltanto per alcune ASL; le restanti regioni al massimo a Maggio 2024*. Bandiera nera è il Molise, con dati disponibili fino al 2023. I dati, inoltre, vengono forniti in almeno tre diverse modalità, il che ne rende difficile il confronto spesso anche all’interno dello stesso territorio. In percentuale, ricavata dal rapporto tra il numero di prestazioni erogate nei tempi previsti dal codice di priorità e il totale delle prenotazioni; in giorni di attesa medi previsti; indicando la prima data disponibile.
498 giorni per un’ecografia
Fra i casi limite il rapporto segnala l’Azienda Universitaria Friuli Centrale, dove si attendono in media 498 giorni per l’ecografia addome programmabile, e 394 giorni per la visita ginecologica. Sono 427 i giorni di attesa per una visita cardiologica programmabile nella Azienda Sanitaria 3 Ligure. Nella ASL RM4, si rispettano i dieci giorni massimi di attesa solo per il 17,8% delle ecografie all’addome completo. Nelle Marche si garantisce solo il 41% delle mammografie programmabili nei 120 giorni previsti. In Molise, si garantisce in 60 giorni solo il 34% delle ecografie addome completo. Peggio al Sud: nella Asl Napoli 1 Centro appena il 14% delle visite oncologiche è erogato entro 10 giorni; la Asl di Bari eroga entro i 10 giorni solo il 9% delle visite pneumologiche.
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