Un’indagine di Cittadinanzattiva punta i riflettori sulla disomogeneità sempre più accentuata fra le varie regioni italiane. Ma anche sulla scarsa trasparenza delle liste d’attesa per le cure non Covid e sull’impiego dei fondi attribuiti alle Regioni per recuperare i ritardi.
Liste d’attesa sempre più lunghe e sempre più lente. Sanità fuori dall’emergenza? C’è ancora da aspettare. Come milioni di pazienti in lista d’attesa per le prestazioni ambulatoriali bloccate dalla pandemia. E non ancora riprese ai ritmi normali che, purtroppo, anche prima del Covid-19 non erano particolarmente veloci. E non tutti, comunque, alla stessa velocità.
Un’indagine condotta da Cittadinanzattiva punta i riflettori sulla disomogeneità sempre più accentuata fra le varie regioni italiane, ma anche sulla scarsa trasparenza delle liste e dell’impiego dei fondi attribuiti alle Regioni per recuperare i ritardi. Risorse erogate e con il decreto legge n. 104 del 2020 (Decreto Agosto) e poi confermate con il decreto legge n.73 del 2021 (Decreto Sostegni bis) che ha assegnato al recupero quasi 500 milioni di euro per il 2021. Uno spaccato che stride fortemente con il progetto di una sanità digitalizzata e vicina alle persone cui punta il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Un’Italia a troppe velocità. E sempre in ritardo.
Secondo i dati raccolti da Cittadinanzattiva, nella provincia di Trento è stato recuperato il 73% delle prestazioni ambulatoriali (18 mila su circa 24mila), ma solo il 39% degli screening oncologici e appena l’1% dei ricoveri. In Abruzzo, invece, è stato erogato il 64% degli screening oncologici sospesi (su un totale di 60 mila), il 43% delle prestazioni ambulatoriali e quasi il 25% dei ricoveri. Va peggio ai pazienti in attesa del Friuli Venezia Giulia: solamente lo 0,7% delle prestazioni specialistiche ambulatoriali è stato recuperato (su un totale di circa 215 mila), insieme al 1% di circa 6 mila ricoveri.
In Sicilia, invece, sono oltre 3 milioni le prestazioni ambulatoriali e 63 mila i ricoveri non erogati. Ma i dati sono incompleti perché non si sa quanti siano stati recuperati. Così anche per il Molise, dove mancano all’appello circa 10 mila prestazioni, fra specialistica e diagnostica, e circa 1.100 interventi. Meglio in Valle D’Aosta – riporta ancora l’indagine -, dove è stato possibile recuperare il 32% dei ricoveri, il 49% degli screening oncologici (su un totale di circa 12 mila) e il 39% delle prestazioni specialistiche ambulatoriali (su un totale di circa 9 mila). Se nelle Marche è stato recuperato fra il 50 e il 70% delle prestazioni e dei ricoveri sospesi, l’Emilia Romagna precisa che, al 31 dicembre 2020, sono stati recuperati il 95% delle prestazioni e il 35% dei ricoveri programmati.
Dalle regioni poca trasparenza e dati incompleti
L’Italia continua a procedere a molteplici velocità anche sulla trasparenza. Le Pubbliche Amministrazioni – spiega Cittadinanzattiva – hanno risposto in particolare sull’emanazione del piano regionale per il recupero delle liste d’attesa e sui fondi previsti; su eventuali programmi o azioni per il recupero delle liste d’attesa; sul numero delle prestazioni effettivamente recuperate e ancora da recuperare. L’organizzazione ha raccolto i dati attraverso l’“accesso civico”, la richiesta prevista dalla legge (Decreto legislativo n. 33/2013), che consente a chiunque di accedere a dati, documenti e informazioni delle pubbliche amministrazioni.
A fornire risposte a tutte le domande solo: Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Molise, Sicilia, Umbria, Valle d’Aosta, Provincia Autonoma di Bolzano. Da Campania, Piemonte, Puglia e Provincia Autonoma di Trento sono arrivate risposte parziali. Mentre Basilicata, Calabria, Lazio, Lombardia, Toscana e Veneto non hanno dato alcuna risposta. “Ancora una volta constatiamo, con la nostra indagine, un ritardo sul tema della trasparenza da parte delle pubbliche amministrazioni” spiega Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva.
A quando il ritorno alle cure “ordinarie”?
Alla luce dei numeri sconfortanti raccolti, Cittadinanzattiva chiede di “dare piena attuazione al piano di recupero delle liste di attesa post-Covid”. Rendendo così “trasparenti le informazioni sui modelli organizzativi applicati, sulle tempistiche e sui criteri di priorità. Su un tema importante come quello del ‘ritorno alle cure ordinarie’, i cittadini non possono attendere oltre e hanno diritto ad avere piena trasparenza”. Per questo l’organizzazione si impegna a chiedere anche un confronto con il Gruppo di lavoro tecnico che sta per insediarsi presso il Ministero della Salute, per valutare come recuperare le prestazioni negate ai cittadini durante la pandemia.
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