Circa una persona sul 10 ne soffre nel mondo. A nulla servono contare pecore, bere una tazza di latte, farsi un bagno caldo, usare essenze rilassanti. Chi soffre di insonnia cronica lo sa. Semba tutto inutile: difficoltà ad addormentarsi, continui risvegli nell’arco della notte o, talvolta, un risveglio molto precoce con l’incapacità di tornare a prendere sonno. La qualità del sonno diminuisce drasticamente, portando con sé tanti effetti collaterali che vanno dalla sonnolenza diurna alle difficoltà di concentrazione e memoria sino a una maggiore incidenza di disturbi come la depressione
Ma l’insonnia prolungata può avere conseguenze negative anche sullo stato di salute vero e proprio. Un ampio studio svedese, condotto su migliaia di soggetti, dimostrerebbe che soffrire di insonnia aumenti il rischio di ammalarsi di diabete di tipo 2.
I fattori di rischio del diabete 2, il più diffuso in età matura
È questa la forma più comune e diffusa della malattia, tipica dell’età matura. È caratterizzato dalla scarsa produzione di insulina o dalla diminuzione della capacità delle cellule – soprattutto quelle muscolari e adipose – di rispondere all’azione dell’insulina stessa. Il risultato è il conseguente aumento dei livelli di glucosio nel sangue.
Tra le cause riconosciute, come fattori ereditari e obesità, c’è anche l’età. Infatti l’invecchiamento dell’organismo si riflette sulla funzionalità di tutti gli organi. Anche il pancreas, col passare degli anni, non è più in grado di rispondere prontamente alla richiesta di insulina. Tanto che, secondo i dati di Portale Diabete, una persona su 5 oltre i 75 anni è affetta da questa condizione.
Lo studio svedese sui fattori di rischio
Ma tornando allo studio svedese, pubblicato sulla rivista Diabetologia da Susanna Larsson e Shuai Yuan dell’Istituto Karolinska di Stoccolma: questo sembra suggerire che tra i fattori di rischio vi sia anche la cattiva qualità del sonno.
I ricercatori hanno dapprima analizzato oltre 1.300 studi sul diabete di tipo 2 e 97 potenziali fattori di rischio o protettivi. Quindi hanno ulteriormente selezionato questi fattori in un secondo campione di individui: 11.006 con diabete e 82.655 individui di controllo sani.
I risultati della ricerca
Facendo così i ricercatori hanno identificato 34 fattori legati al diabete con una relazione di causa ed effetto. Il che significa che non si tratta di una semplice associazione, ma di una vera e propria relazione causale.
In altri termini questi 34 fattori sono direttamente responsabili di un rischio aggiuntivo o di una riduzione di rischio di malattia. Tra i precedenti 19 fattori di rischio (come eccesso di peso corporeo, depressione, colesterolo nel sangue, ipertensione e fumo, già verificati in studi precedenti), ora figura anche l’insonnia.
Lo studio ha persino evidenziato 15 fattori protettivi, tra cui il colesterolo buono, i livelli plasmatici di vitamina D e il livello di istruzione. Restano però da indagare ancora 21 fattori “deboli”, come le pennichelle pomeridiane, il saltare la colazione e il consumo di alcol.
Un dato nuovo che non deve sorprendere
Per gli esperti si tratta di un dato interessante, ma non sorprendente. Agostino Consoli, presidente della Società Italiana di Diabetologia, ha affermato: «È noto che l’eccesso di peso è collegato ai disturbi del sonno. Dormire male favorisce l’aumento di peso, e l’obesità induce disturbi del sonno».
Da questo studio però emerge che, anche tenendo presente questo rischio, «l’insonnia continua a conferire un aumento di quasi il 10% del pericolo di ammalarsi di diabete di tipo 2». In sostanza: avere un sonno disturbato è un fattore di rischio a se stante, indipendentemente dall’eccesso ponderale.
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