La figura dell’infermiere “di famiglia e comunità” è quella di un professionista in grado di prendersi cura delle fasce più anziane di una comunità territoriale, valutarne i bisogni assistenziali e orientarli nell’interazione con il Servizio Sanitario Nazionale, il medico di base e gli ospedali.
In Europa il progetto “Enhance”, European curriculum for family and community nurse, punta ad individuare e uniformare gli standard formativi e professionali per questa figura professionale, centrale nell’assistenza di base per una popolazione in progressivo invecchiamento. Il progetto è coordinato, in Italia, dall’Istituto per le Tecnologie didattiche (Itd) del Cnr di Genova. Vi partecipano 13 partner provenienti da sei diversi Paesi dell’Unione Europea, che finanzia l’iniziativa attraverso il programma Erasmus+ (Sectors Skills Alliances).
Obiettivo finale è quello di potenziare il ruolo svolto da famiglie e comunità in supporto ai processi di invecchiamento, puntando su un modello di assistenza centrato sul territorio, più vicino alla persona e fortemente orientato alla prevenzione. Francesca Pozzi (Cnr-Itd), coordinatrice del progetto, afferma che ad oggi non esiste un profilo professionale standard per l’Europa e «la sfida di “Enhance” consiste nel mettere a fattor comune le esperienze e le esigenze dei vari Paesi aderenti, con l’obiettivo di definire sia le competenze sia gli standard formativi. Definiti gli standard europei, ogni Paese potrà adattare i percorsi formativi al proprio contesto locale, secondo il proprio quadro normativo e le esigenze specifiche della propria popolazione: è chiaro, infatti, che il contesto sociale e i sistemi sanitari e della formazione professionale nei vari Paesi europei sono molto diversi tra di loro».
Il Cnr ha annunciato che saranno attivati tre corsi pilota, uno dei quali si svolgerà a Genova. Proprio qui è previsto l’avvio, nell’anno accademico 2019-2020, di un master universitario ad hoc curato dal Dipartimento di Scienze della salute dell’Università di Genova, in collaborazione con Alisa (Azienda ligure sanitaria), anch’essi partner del progetto. Un corso ad alta specializzazione, che tende a una modello di sanità “a chilometro zero” in tre aree interne della Liguria: Antola Tigullio, Valle Arroscia e Val di Vara.
Per ciò che concerne l’Italia, l’infermiere di famiglia è una figura già prevista in Lombardia, Piemonte, Toscana e, da poco, nel Lazio. Altre Regioni (Friuli, Emilia, Puglia e Valle d’Aosta) hanno attivato delle sperimentazioni. La figura professionale dell’infermiere di famiglia è presente anche nella nuova bozza del Patto della Salute (l’accordo finanziario programmatico fra Stato e Regioni per la gestione del Sistema Sanitario). In Parlamento sono stati presentati due disegni di legge che ne spiegano la filosofia: «Questo infermiere si occuperà dei bisogni complessivi delle famiglie da chi è sano e deve salvaguardare la propria salute attraverso un’azione di educazione, fino alle necessità assistenziali complesse dei pazienti cronici».
La Fnopi – la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche – ha già calcolato che per far fronte nell’immediato al bisogno di salute dei malati cronici e non autosufficienti sul territorio, servono per l’assistenza continua almeno 31.000 infermieri.
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