Sopravvissuta all’Olocausto e testimone dei crimini del nazifascismo, compie oggi 91 anni la senatrice a vita Liliana Segre.
Ha regalato agli italiani il racconto di una bambina sopravvissuta ai campi di sterminio nazifascisti e, come donna intelligente e valorosa, non ha mancato di portare la sua lucida analisi su quei fatti. Ora che è nonna di tre giovani uomini – proprio oggi che compie 91 anni – è lei il più bel regalo per cui ringraziare.
Vivere, sopravvivere
Liliana Segre è nata il 10 settembre 1930 a Milano. Il 30 gennaio 1944, all’età di 13 anni è stata deportata al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau in Polonia. Matricola 75190, è il numero che le tatuarono e che ancora ggi è visibile sul suo avanbraccio. Alla fine del gennaio 1945, evacuato il campo, marciò verso la Germania e il 1 maggio 1945 ebbe termine la sua prigionia nel campo di Malchow liberato dall’Armata Rossa. Ad Auschwitz vennero deportati 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni. Liliana fu una dei 25 sopravvissuti.
Testimone di umanità
Questa bella donna dai capelli bianchi e i modi decisi ma gentili, è un volto e una parola conosciuta a tanti, tutti oramai. Non ha mancato di portare la sua persona in mille piazze, e soprattutto in mille scuole di ogni ordine e grado, per rendere omaggio alla sua funzione di superstite: qualcuno che potesse raccontare quelle atrocità. Un monito vivente a non ripercorrere la medesima strada.
“Non si salverà nessuno di voi, ma se anche uno solo si salvasse, non verrà creduto” le dicevano. E invece lei ha portato la sua rivendicazione di umanità e di empatia, ovunque, per oltre settant’anni. Per i suoi meriti in campo sociale, è stata nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 19 gennaio 2018.
Un’asteroide a lei dedicato
“Quel numero ha mai pensato di toglierselo o coprirlo?” le chiese alcuni anni fa Massimo Gramellini su Rai Tre. “Assolutamente no. – rispose lei – Quel numero lo porto con grande onore perché è la vergogna di chi lo ha fatto. Persone odiate per la colpa di essere nate e che non avevano più diritto al loro nome diventano un numero. Il numero serve, in quella numerazione, per sapere quanti pezzi c’erano. Io sono stata un pezzo”.
Ora quel numero è anche un asteroide. L’asteroide “75190 Segreliliana” in orbita tra Marte e Giove. Un diametro di 1.498 metri e un periodo di rivoluzione di 3,74 anni. A intitolarlo alla senatrice a vita, l’Unione Astronomica Internazionale (Iau), che ha accolto una richiesta avanzata dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) di Trieste.
“Un asteroide – ha spiegato la presidente Iau, Ewine van Dishoeck – è un corpo celeste che riflette la luce del Sole. Un riconoscimento molto appropriato per chi con la propria commovente testimonianza è riuscita a riflettere la luce di tutti gli innocenti spenti dalla follia umana”.
L’annuncio è stato dato a gennaio di quest’anno in occasione del Giornata della Memoria. “Che il mio nome e il numero a cui ciascuno di noi era ridotto ad Auschwitz, traslato in un corpo celeste, possa valere da memento e monito che questo è stato e potrebbe accadere di nuovo senza informazione, conoscenza, coscienza e responsabilità” ha commentato Liliana Segre.
Una riga di storia da sottolineare e non ripetere
“Pian piano saremo fortunati se resteremo una riga sui libri di storia” disse oramai parecchi anni fa in una delle sue frequenti visite a Pesaro, dove è solita trascorrere del tempo nella casa di famiglia. La città dove conobbe il marito Alfredo Belli Paci (anche lui reduce dai campi di concentramento per essersi rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò) e dove lo scorso anno ha festeggiato i suoi 90 anni con i nipoti e i tre figli (Luciano, Alberto e Federica).
Ecco ciò che di questa donna colpisce, se possibile forse più ancora della sua storia, è la capacità di parlare al presente. E questo è un gran dono. Ricordare, senza mistificazioni, gli orrori nazifascisti, prodotti “con l’indifferenza e la convenienza della popolazione”. E insieme mettere in guardia dai rigurgiti nazifascisti le nuove generazioni. Affinché, quando purtroppo si spegneranno le voci di questi ultimi testimoni, resti comunque accesa la luce di quell’amore per il rispetto dell’uomo sull’uomo.
“Che la farfalla gialla voli sempre sopra i fili spinati. Questo è un semplicissimo messaggio da nonna che vorrei lasciare ai miei futuri nipoti ideali. Che siano in grado di fare la scelta. E con la loro responsabilità e la loro coscienza, essere sempre quella farfalla gialla che vola sopra ai fili spinati”.
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