Questa singolare storia di coraggio e attenzione verso l’ambiente, quella di Leydy Pech, ha radici assai lontane. Affondano addirittura tra il 2000 a.C. e il 900 d.C., quando i Maya formarono un vasto impero di città-stato in tutto lo Yucatan e nell’America centrale.
Oggi infatti i loro discendenti vivono ancora lì, divisi tra modernità e tradizione. Proprio come l’apicoltrice maya Leydy Araceli Pech Marín che, nel 2000, si accorge che la multinazionale Monsanto ha iniziato a coltivare piccoli appezzamenti di soia geneticamente modificata. Precisamente nello Yucatan, lo Stato del Messico in cui è nata e dove – grazie a suo nonno – ha appreso le antiche tecniche di apicoltura.
La scomparsa delle api a causa di una legge violata
Nel biennio 2010/2011 queste piantagioni sono elevate dal governo a “progetti pilota”. Nel 2012 iniziano a diminuire non solo i piccoli raccolti, ma anche le produzioni agroalimentari su larga scala. Contemporaneamente i Maya assistono desolati alla sparizione di milioni di api, loro principale fonte di sostentamento.
La soia Ogm usata dalla Monsanto, infatti, è nota come “Roundup Ready”. Il nome fa riferimento all’erbicida Roundup, utilizzato in agricoltura per eliminare le piante infestanti. Un gene inserito nella soia manipolata fa sì che questa possa tollerare una dose doppia di Roundup. Ma secondo le leggi messicane, per poter concedere il permesso di quelle coltivazioni, il governo deve ottenere il consenso delle popolazioni indigene. Purtroppo, però, delle 34 etnie che abitano quell’area, si scopre che ne sono state ascoltate solo 6.
A questo punto la 55enne Leydy Pech, come Davide contro Golia, ha organizzato una coalizione per portare i vertici della Monsanto fino alla Corte Suprema che, finalmente, ha confermato la violazione dei diritti dei Maya. Così, nel 2017, il governo messicano ha revocato il permesso di piantagione che la Monsanto aveva in sette Stati, tra cui Campeche e Yucatán.
Il Premio Goldman, un prestigioso Nobel per l’ambiente
Lo scorso 30 novembre, grazie proprio al suo impegno, Leydy è stata insignita del prestigioso Premio Goldman per la tutela dell’ambiente. La motivazione: aver difeso l’ecosistema del sud-est del Messico.
Soprannominata “la guardiana delle api”, a causa della sua origine Leydy è stata oggetto di pesanti discriminazioni. «Dopo averla vista di persona in tribunale, un avvocato della Monsanto ha commentato che non poteva credere che questa piccola donna li avesse battuti», ricordano alla Fondazione Goldman.
Leydy ha concentrato le sue pratiche di apicoltura sulla Melipona beecheii, una specie autoctona, allevata per secoli dalle comunità Maya e conosciuta come xunán kab. Insieme ad altre donne gestisce inoltre un negozio dove è possibile trovare tutti i prodotti dei loro alveari, dal miele ai saponi. E anche questa è stata una vittoria: una donna imprenditrice in una società come quella Maya sarebbe stata impensabile fino a poco tempo fa.
L’economia degli alveari, il sostentamento dei Maya
Ma oltre a far parte della loro cultura, l’apicoltura resta oggi il modo con cui migliaia di famiglie Maya si guadagnano da vivere. Non a caso il Messico è il sesto produttore mondiale di miele e il 40% della produzione proviene proprio dalla penisola dello Yucatan, dove circa 25.000 famiglie dipendono dagli alveari per il proprio sostentamento.
«Abbiamo un modo diverso di vedere lo sviluppo e di sfruttare le risorse naturali, e questo ci permette di prenderci cura della natura come facevano i nostri antenati», ha spiegato con orgoglio la guardiana delle api.
Il progetto Mayan Train
Ma l’attivismo di Leydy Pech nella salvaguardia dell’ecosistema dello Yucatan non si ferma qui. La spinge oggi a manifestare contro il mega-progetto “Mayan Train” (letteralmente, il Treno dei Maya).
Si tratta di un mastodontico piano che prevede la costruzione di 1.500 km di ferrovia con l’intento di portare il turismo dei resort caraibici all’interno del Paese. Un progetto avversato da tutte le associazioni ambientaliste. «È un progetto che si aggiunge all’espropriazione e allo stupro già subito dalle popolazioni indigene», afferma agguerrita.
La Giornata Internazionale delle Api per capirne l’importanza
Le api sono così importanti per l’intero Pianeta, che il 20 maggio si celebra una Giornata Internazionale interamente dedicata a loro. Istituita dalle Nazioni Unite nel 2017, la ricorrenza vuole sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica sull’importanza del loro contributo, fondamentale per l’equilibrio degli ecosistemi e la sicurezza alimentare delle specie viventi.
Un terzo del nostro cibo dipende, infatti, dall’impollinazione degli insetti: solo in Europa, oltre 4.000 tipi di verdure. Molti raccolti come pomodori, fragole, mele e mandorle verrebbero colpiti pesantemente dalla loro diminuzione. Purtroppo la loro esistenza è minacciata da pesticidi, perdita di habitat, monocolture, parassiti, malattie, cambiamenti climatici e, a volte, persino dall’ignoranza.
Diverse associazioni ambientaliste oggi sono impegnate nella difesa del nostro futuro e quello dei nostri figli. Un impegno che vede coinvolto anche il Governo italiano che si mostra disponibile a sostenere il settore.
Nel nostro Paese, infatti, secondo l’ultimo report dell’Osservatorio Nazionale Miele, si contano oggi 1.597.739 tra alveari e sciami d’api e 62.944 apicoltori. Numeri che aiutano a guardare al futuro con ottimismo, poiché il rispetto per l’ambiente passa anche attraverso questi piccoli esseri.
(Foto di apertura: © 2020 Copyright Goldman Environmental Foundation)
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