La manovra di bilancio non tiene conto del progressivo invecchiamento della popolazione che fa dell’assistenza agli anziani non autosufficienti una priorità.
La legge di bilancio 2024, attesa in Aula al Senato il prossimo 12 dicembre, non contiene i fondi necessari per attuare la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti. A meno di clamorosi (quanto auspicati emendamenti), dunque, al momento la via della concretizzazione della legge delega n. 33 – traguardo finale di 57 organizzazioni aderenti al Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza – appare in salita. Senza i fondi necessari, infatti, sarebbe impossibile emanare i decreti attuativi entro il 31 gennaio prossimo. E la riforma approvata resterebbe solo su carta. In questo modo verrebbero traditi gli intenti del legislatore e dei suoi ispiratori. Ossia, da un lato un nuovo Sistema Nazionale di Assistenza Anziani (Sna), accessibile e non più frammentato. E dall’altro costruire interventi di qualità in risposta agli eterogenei bisogni degli anziani.
I numeri della non autosufficienza
La senescenza è – in Italia e nel mondo – il fattore indicativo del trend demografico del III millennio. La perdurante mancanza di risorse a vantaggio degli anziani non autosufficienti (e dei loro caregiver), è dunque una falla nel sistema di Welfare. Basti considerare che nel nostro Paese (dati Istat) circa un terzo degli over 75 soffre di gravi limitazioni dell’autonomia. Una condizione che, per un anziano su 10, incide sia sulle attività quotidiane di cura personale che su quelle della vita domestica. In cifre, senza i fondi necessari, si lascerebbero 3,8 milioni di anziani con grave riduzione dell’autonomia (e 1 milione di anziani non autonomi), senza assistenza. Inoltre tra 20 anni, stando alle proiezioni, si assisterà ad un aumento di quasi 2 milioni di over 80, mentre gli almeno centenari triplicheranno.
Le riforme negli altri paesi europei
Una mancata attuazione della Legge Delega nei tempi previsti, relegherebbe l’Italia a fanalino di coda nel panorama europeo, dove gli altri Paesi già da tempo si sono dotati di una legislazione ad hoc. Tra questi, l’Austria che, con la riforma del 1993, ha dato il via ad un programma universale di aiuti per la non autosufficienza basato solo sul grado di invalidità. Sulla stessa strada la Germania, che un paio d’anni dopo ha introdotto un’assicurazione obbligatoria specifica per oltre 2 milioni di persone, in maggioranza over 75. In Irlanda le prestazioni per gli anziani non autosufficienti sono erogate dal servizio pubblico con i fondi della tassazione generale. In Olanda sono uno dei tre pilastri sui quali si basa la sanità. I settori pubblici svedese e norvegese erogano l’assistenza su base locale con la compartecipazione degli utenti, senza preclusione in base a età o reddito. La Spagna dal 2006 è organizzata su base regionale e per le prestazioni monetarie prevede un sussidio per la soglia di indigenza.
Il nodo della legge delega
L’Italia, come noto, si è dotata di un provvedimento specifico solo con la Legge Delega approvata a marzo (n. 33 del 2023). Ossia con una legge che non contiene in sé tutti i dettagli del tema in oggetto, ma fissa delle linee guida generali, attribuendo al Governo il compito di trasformarle – entro il 31 gennaio 2014 – in provvedimenti tramite decreti legislativi. Tuttavia la Legge non specifica quante risorse sarebbero necessarie per attuare la riforma, che, secondo le stime del Patto ammonterebbero tra i 5 e i 7 miliardi di euro da spalmare nei prossimi anni. Una cifra ragguardevole, anche se intanto, avvisano le associazioni, per avviarla come previsto nel 2024, ne basterebbero 1,3.
Una platea di utenti in attesa
Il balletto sulle cifre deriva anche dal fatto che il Pnrr ha stanziato 2,7 miliardi di euro per potenziare i servizi a domicilio per gli over 65. C’è però da considerare che in questo caso si tratta di un intervento importante, ma a se stante, non assorbibile alla Riforma dell’assistenza. La viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, in un’intervista a Vita, rassicura sulla volontà del Governo di rispettare gli obblighi alla scadenza del 31 gennaio. Del resto, ricorda: “L’Italia è in ritardo di oltre 20 anni rispetto alle politiche della terza età varate dal 1996 al 2005, ciò ha causato difficoltà di prendersene cura da parte dello Stato”. Dieci milioni di italiani, sommando i 3,8 milioni di anziani non autosufficienti, i caregiver familiari e gli operatori professionali, attendono di vedere che la legge n. 33 non sia l’ennesima lista delle buone intenzioni.
© Riproduzione riservata