Ali – Autonomie Locali Italiane – ha lanciato l’allarme: “Sono previsti tagli importanti. Il diritto all’asilo nido non sarà più il 33% a livello nazionale, ma il 15% a livello regionale. Questo allargherà il divario fra Nord e Sud”
La legge di bilancio in lavorazione mette a rischio gli asili nido nelle regioni meridionali. La denuncia arriva innanzitutto dalle Autonomie Locali Italiane. Giovanna Bruno, presidente di Ali Puglia, vicepresidente nazionale Ali e sindaca di Andria, spiega così la sua preoccupazione: “Per via dei tagli ai fondi gestione, tre quarti degli asili realizzati con i fondi del Piano di ripresa e resilienza rischiano di rimanere chiusi – riferisce -. La legge di Bilancio 2022 fissava al 33% su base locale la disponibilità di posti. Questo, per ridurre o rimuovere le diseguaglianze territoriali. In questo modo, per la prima volta in Italia, si definiva finalmente un LEP (Livello Essenziale di Prestazione) e lo si finanziava gradualmente in cinque anni”.
“Il diritto all’asilo nido non sarà più pari al 33% a livello nazionale”
La nuova legge di bilancio mette mano a questa misure: “Il diritto all’asilo nido non sarà più pari al 33% a livello nazionale, ma del 15% a livello regionale – denuncia Bruno -. Un taglio che allargherà il divario fra Nord e Sud. Le senatrici del PD hanno annunciato un’interrogazione che sarà presentata in questi giorni. Noi sindaci siamo pronti alla protesta. E con noi tutte le comunità che si vedono defraudate di un diritto essenziale”. E aggiunge: “I Comuni, ed i Comuni del Sud Italia in particolare, hanno investito molto nel PNRR, avendo visto in esso un modo per provare a rialzarsi dopo la batosta mortale del Covid. Abbiamo individuato i gap che la stessa pandemia aveva esasperato e spinto per fare investimenti. Proprio nel diritto ai servizi all’Infanzia molte famiglie avevano sperato, per ampliare l’offerta sul territorio in termini di prestazioni per i bambini e le bambine. Stretti da una grave crisi demografica deludere un’aspettativa così importante non è certo il modo per incentivare le famiglie a pensare ad un progetto di genitorialità”.
Allarme di EducAzioni: “Distanti dal target europeo del 45% fissato per il 2030”
Anche la rete EducAzioni esprime preoccupazione per quella che definisce “una ridefinizione al ribasso del LEP (Livello Essenziale delle Prestazioni) per i nidi d’infanzia. Questo potenziale abbassamento – spiega la rete – contrasta con il diritto di bambine e bambini alle pari opportunità educative e con le politiche di sostegno alla natalità e all’occupazione femminile che il Governo dice di voler sostenere”.
La situazione vede il nostro Paese ancora “distante dal target europeo del 45% fissato per il 2030”. Ora, con la nuova legge di bilancio in via di definizione, “questo obiettivo viene ulteriormente ridimensionato a un 15% di copertura su base regionale. Ciò rende ancora più incerto il raggiungimento del livello nazionale. Sono stati anche ridotti i fondi previsti per sostenere i costi di gestione. Chiediamo dunque un chiarimento urgente sulla effettiva volontà del Governo di mantenere gli impegni presi, e sui tempi e le scadenze effettive con cui questi saranno in concreto perseguiti”, conclude la rete.
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