Pensare agli anziani significa tutelarli sotto ogni punto di vista, anche quelli che rischiano di essere considerati “di secondo piano”: come l’accesso alla cultura, alle tecnologie e alle relazioni sociali
Dopo il Giappone, l’Italia è la nazione più longeva al mondo: invecchiamo sempre di più, facciamo sempre meno figli. Siamo un Paese “di” anziani dal punto di vista demografico, ma continuiamo a non essere un Paese “per” gli anziani. Lo stesso mondo del diritto manifesta una certa difficoltà nel ritenerli destinatari di particolari attenzioni.
Quando poi si affronta il tema dei diritti dei senior in Italia, l’attenzione si concentra principalmente su aspetti come l’assistenza per chi non è più autosufficiente e necessita di cure continue. Giusto, anche se in tal modo tutto sembra muoversi su un unico binario: quello della fragilità, elemento che finisce indirettamente – senza volerlo – per porre in secondo piano tutti gli altri percorsi di riflessione.
Così, mentre il sempre maggiore invecchiamento della popolazione accresce il suo impatto sulle tradizionali categorie giuridiche, la senilità – intesa in ogni suo aspetto – appare confinata in una “zona grigia” del diritto. Al contrario, si conferma sempre più importante pensare a specifici interventi normativi, armonizzarli alla condizione del passare degli anni, riconsiderare come agiscano (e reagiscano) tutti quei dispositivi legislativi già esistenti. Dopo una certa età i diritti non “scadono”. Tuttavia, sembrano trasparire aree in cui scarseggiano adeguate tutele (o la conoscenza di esse), dal momento che non sono molte le disposizioni riservate espressamente agli anziani, fatta eccezione per quelle pensionistiche. Quindi, anche aspetti legati alla fruizione dei diritti sociali – in grado di proiettare un riflesso importante sulla terza età come su qualsiasi altra fascia di popolazione -, aspetti come accesso alla cultura, alle tecnologie, alle relazioni finiscono per scivolare in secondo piano.
Il sistema dei diritti sociali si basa oggi sul principio di “solidarietà”. Difende la dignità umana “a qualsiasi età” grazie a quella che si può definire una tutela “multilivello”. Nel nostro ordinamento, infatti, la loro attuazione è garantita attraverso diversi piani di intervento: statale, regionale e – se si integrano le dimensioni dell’Unione Europea, del Consiglio d’Europa e dell’ONU – anche internazionale. In particolare, il ruolo della Commissione e del Consiglio degli Stati Membri è fondamentale nell’incentivare una società più a misura di senior: è uno degli antidoti per arrestare il diffondersi di un ageismo spesso travestito da opinione comune e per andare oltre la raffigurazione di una terza età come classe protetta.
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