Ius scholae, siccità, pandemia, il conflitto Russia-Ucraina, le relazioni internazionali, l’inflazione. Sono questi gli argomenti sondati dalle rilevazioni di SWG, la società che si occupa di indagini demoscopiche, ricerche di mercato e studi di settore, nelle ultime settimane.
Ius scholae: i risultati delle rilevazioni SWG
Ius Soli, Ius Sanguinis, Ius Scholae (anche detto Ius Culturae) sono tre meccanismi con cui si può acquisire la cittadinanza di un Paese in cui si è residenti. Nel primo caso, ad esempio, la cittadinanza andrebbe a chiunque nasca in Italia, indipendentemente dalla nazionalità di appartenenza dei genitori. Cosa che oggi, ad esempio, accade negli Stati Uniti. Lo Ius Sanguinis, invece, regola al momento il nostro Paese. Stabilisce che si è italiani dal momento in cui si nasce da almeno un genitore in possesso della cittadinanza. Infine, abbiamo lo Ius Scholae – fortemente dibattuto nelle ultime settimane – che prevede la possibilità di richiedere la cittadinanza al completamento di un ciclo di studi per un determinato tempo (oggi in Italia si parla di cinque anni).
Il 52% dei cittadini a tal proposito, secondo le rilevazioni SWG, afferma di essere d’accordo con una legge che conceda la cittadinanza alle persone arrivate in Italia dopo il completamento di un ciclo di studi pari a cinque anni. Il 30%, invece, si dice contrario. Tra chi si dichiara d’accordo, prevale l’idea che chi cresce in Italia abbia il diritto di poter essere italiano e che una maggiore integrazione possa aiutare a limitare le tensioni spesso legate alle questioni migratorie. Chi è contrario, invece, sostiene che la legge si basi sull’assunto che chi desidera ottenere la cittadinanza deve obbligatoriamente condividere cultura e tradizioni e dal fatto che non sono necessarie altre tutele oltre a quelle già presenti.
Le rilevazioni di SWG su siccità e pandemia
Nel bel mezzo del cosiddetto anticiclone africano, l’estate che stiamo vivendo è fra le più calde e siccitose in assoluto. Per questo le previsioni per il futuro secondo le rilevazioni di SWG non sono rosee: è diffusa, infatti, la convinzione che fra dieci anni il nostro pianeta sarà un posto peggiore di adesso. Un trend pessimistico più marcato rispetto agli anni precedenti alla pandemia. Se allungano lo sguardo al 2050, gli italiani immaginano il mondo più povero, più diseguale e compromesso sul piano ambientale, con rischio di nuove epidemie.
Interessante notare come rispetto al 2019 sia cambiata la percezione dei rischi per il futuro. Cresce l’attenzione all’ambiente e all’energia, mentre preoccupano meno il calo demografico, la mancanza di lavoro e l’immigrazione. Ormai l’allarme ambientale ed energetico si fa sentire e, perlomeno in questo periodo, è particolarmente presente nella mente degli italiani: l’assottigliamento delle fonti di energia preoccupa perché potrebbe avere delle ripercussioni dirette nella loro vita quotidiana in termini di razionamento di acqua, gas e aumento dei prezzi delle bollette e della benzina. Tutti questi fenomeni portano metà degli italiani a pensare che nei prossimi mesi si assisterà a una limitazione delle proprie abitudini e a un freno nella capacità di acquisto.
Le opinioni dei cittadini europei sul contesto politico ed economico
Le rilevazioni di SWG, in collaborazione con Euroskopia Newtork, hanno dato vita a un’indagine demoscopica in 9 dei maggiori Paesi europei (i quali coprono il 77 % della popolazione dell’UE). La fotografia che ne emerge mostra come i cittadini del vecchio continente stiano vivendo l’attuale contesto politico ed economico. “Nel confronto con i cittadini degli altri Paesi gli italiani si distinguono su diversi aspetti”, si legge nel report di SWG. “Si mostrano infatti particolarmente critici nei confronti degli Stati Uniti, meno favorevoli all’invio di armi a supporto dell’esercito ucraino, attribuiscono in misura minore alla Russia la responsabilità per l’aumento dei prezzi dell’energia e sono più scettici sul fatto che il conflitto stia portando a un compattamento all’interno dell’UE”.
Poi continua: “Le vicende ucraine hanno fatto nascere diffuse perplessità sull’alleanza atlantica. La maggioranza dei cittadini europei non mette in dubbio la necessità di mantenere il patto tra i Paesi europei e gli Stati Uniti, tuttavia c’è la consapevolezza che gli interessi in gioco spesso non coincidono tra le due sponde dell’Atlantico”. Le posizioni antiamericane sono particolarmente marcate in Grecia e Italia.
Gli aumenti dei prezzi e l’inflazione
E in ultimo viene analizzata la problematica dell’aumento dei prezzi. “Gli italiani mostrano di vivere una situazione meno critica rispetto alle altre realtà europee. Il 37% degli abitanti dello Stivale ha subito ripercussioni serie sul bilancio famigliare, contro il 57% di spagnoli e 53% di polacchi. Questo dato dell’Italia è il più basso e vicino a quello di Germania e Austria. Da noi la preoccupazione per l’evoluzione dei prossimi mesi è diffusa, ma anche in questo caso inferiore alla media dei 9 paesi indagati. È probabile che gli interventi del Governo per calmierare gli effetti dell’impennata dei prezzi nel nostro Paese siano stati fino ad ora piuttosto efficaci. In effetti, i giudizi su Draghi e il ruolo del suo Governo nel contesto inflattivo, seppure non lusinghieri, sono migliori al confronto della media generale”.
Le rilevazioni di SWG dell’ultima settimana: crisi di governo
E proprio a proposito di Draghi, le rilevazioni di SWG hanno voluto indagare l’opinione degli italiani in merito alla crisi di governo. Secondo quanto emerso, la caduta del Governo Draghi e l’indizione delle elezioni anticipate hanno preso alla sprovvista gli italiani. Oltre la metà si sente arrabbiata, infastidita o delusa ed è convinta che la fine anticipata della legislatura doveva essere evitata.
La lotta alla mafia: a 30 anni dalle stragi di Capaci e via d’Amelio
A 30 anni dalla morte di Falcone e Borsellino, secondo gli italiani, la loro eredità rischia di essere dispersa. Da un lato prevale la sensazione di uno Stato meno attento alla lotta contro la criminalità di stampo mafioso e con forti responsabilità anche verso gli attentati del 1992; dall’altro la percezione di un progressivo avanzamento della criminalità organizzata, su più fronti. Dall’economia legale (58%), alle attività illecite (52%), passando per la collusione con la Politica (42%): secondo gli intervistati negli ultimi 10 anni le infiltrazioni mafiose nel tessuto economico sociale del Paese sarebbero aumentate, soprattutto al Nord e nelle grandi città. Da Nord a Sud, dalla Lombardia (66%) alla Sicilia (85%), non c’è territorio che si dica al sicuro dalle infiltrazioni mafiose. Per 3 intervistati su 4 con la crisi economica e i fondi del PNRR il rischio di infiltrazioni mafiose aumenta. Il rischio più grande è quello della rassegnazione. Già oggi infatti 4 italiani su 10 alzano le mani e mostrano segnali di resa, guardando alla mafia come un problema impossibile da estirpare dalla società italiana.
Rilevazioni di SWG: il punto sul Covid-19
Si chiude con le considerazioni sul rialzo dei contagi dovuti al Covid-19 in questo periodo estivo. A oltre due anni dall’inizio della pandemia, infatti, l’estate 2022 apparentemente si presentava come “l’estate del ritorno alla normalità”. Tuttavia, nelle ultime settimane i contagi sono notevolmente aumentati, raggiungendo valori vicini a quelli di marzo 2022. Per questo motivo è stato sondato lo stato d’animo degli italiani e la loro posizione verso misure restrittive e quarta dose.
Ciò che emerge è una notevole preoccupazione da parte della popolazione verso l’aumento dei contagi. Un timore presente soprattutto tra la popolazione 55-64 enne e i vaccinati con terza dose. Ciò si riflette anche nello stato d’animo con cui sarà vissuta l’estate 2022. Prevalgono infatti la cautela e l’attenzione, mentre solo 1 italiano su 10 la vive con entusiasmo e voglia di fare esperienze nuove. Questo dato è particolarmente interessante in quanto i risultati rilevati sono molto simili a quelli emersi nel luglio 2021, con una dose di cautela perfino più marcata, segnale importante di una pandemia percepita come ancora molto presente nella vita quotidiana.
Più divisa e sfaccettata, invece, l’opinione verso misure restrittive e i vaccini. Nello specifico, per buona parte degli italiani (42%) bisognerebbe aumentare le restrizioni contro il Covid-19, mentre solo per il 17% andrebbero completamente eliminate. Per quanto riguarda la durata della quarantena, l’opinione pubblica è più frammentata e incerta. Da un lato chi vorrebbe ridurla a 2-3 giorni (31%) e dall’altro chi vorrebbe aumentarla di nuovo a 14 giorni (20%). Tra i vaccinati con terza dose prevale la volontà di fare una quarta dose il prima possibile (40%), tuttavia una parte considerevole non ha intenzione di farla (29%).
(I grafici provengono dai report settimanali pubblicati su www.swg.it)
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