L’ipermobilità funzionale espone le articolazioni ad un maggiore rischio di traumi e porta ad un processo artrosico precoce.
Si parla di “instabilità articolare” quando la capacità contenitiva dei legamenti e della capsula (costituita da un manicotto fibroso che avvolge e protegge l’ambiente interno delle articolazioni) di una o più articolazioni non è più fisiologica e dà origine ad una condizione di eccessiva mobilità dei capi articolari. Gli effetti della patologia articolare per instabilità sono sempre la conseguenza di un problema preesistente. Si divide in due forme principali: la prima categoria racchiude le forme “congenite”, mentre la seconda riguarda le forme “acquisite”.
Per quanto concerne la forma congenita, questa deriva normalmente da una condizione di ipermobilità delle articolazioni dovuta a “lassità legamentosa”. I legamenti rappresentano il più importante dei fattori stabilizzanti delle articolazioni del corpo. Alcuni individui nascono e crescono con i legamenti del corpo più laschi (ossia meno tesi) e la conseguenza è che tutte le articolazioni del corpo sono troppo mobili (come succede, ad esempio, nel caso estremo dei contorsionisti). In questi soggetti la condizione di ipermobilità coinvolge chiaramente tutte le articolazioni del corpo costituendo un precedente che favorisce la patologia precoce di tutte le articolazioni. In questo modo si prepara il terreno per una erosione precoce della cartilagine che porta ad una artrosi precoce con osteofiti, ma anche usura degli annessi articolari come, ad esempio, avviene per i menischi nelle ginocchia. Aumenta notevolmente il rischio di sublussazioni e, nei casi più inveterati, di lussazioni vere e proprie.
Le forme acquisite sono invece quasi sempre la conseguenza di un trauma che ha modificato il coefficiente di stabilità dei capi articolari, come succede nelle distrazioni dei legamenti o, ancor peggio, nelle loro rotture parziali o totali. Sono questi i casi in cui è fortemente consigliata la chirurgia, necessaria per ripristinare le corrette condizioni di stabilità e contenzione delle articolazioni. Ma la condizione di ipermobilità può dipendere anche dal cambiamento dei rapporti articolari tra due ossa contigue dovuta, ad esempio, all’erosione della cartilagine articolare, oppure, per quanto concerne la colonna vertebrale, per la perdita di spessore del disco intervertebrale, oppure per lo scivolamento anteriore o laterale delle vertebre stesse. Anche nell’arto inferiore si può avere la perdita dei corretti rapporti articolari, come avviene, ad esempio, nelle ginocchia valghe (cosiddette “a X”), oppure in caso di piede piatto.
I fattori che garantiscono la stabilità delle articolazioni sono molti. Come già evidenziato, il primo è dato dalla stabilità della tensione dei legamenti ma sono indispensabili anche la capacità coartante indotta dalla natura fibrosa (quindi non elastica) della capsula articolare. Abbiamo inoltre la forza muscolare e, non da ultima, una pressione negativa interna delle articolazioni (tipo effetto sottovuoto).
A tale proposito, una causa di instabilità acquisita può essere proprio l’ipotonia muscolare, ossia la debolezza muscolare tipica dei sedentari e dei soggetti più anziani, che può dipendere dalla mancanza di allenamento come può anche essere la conseguenza di patologie neurologiche centrali o periferiche (ad esempio, nelle lesioni periferiche dei nervi oppure nelle emiplegie o paraplegie).
Nei soggetti con instabilità articolare è fondamentale la prevenzione. È necessario intervenire precocemente praticando attività sportive che non espongano le articolazioni a stress meccanici particolarmente accentuati, ma che permettano al sistema muscolare di costruire e mantenere un buon tono muscolare. Sono inoltre fondamentali esercizi di allenamento dell’equilibrio per stimolare il controllo propriocettivo ed esterocettivo delle articolazioni. Sono ad esempio consigliati sport fuori carico come il nuoto o le varie ginnastiche in acqua, ma anche le ginnastiche a corpo libero che si praticano nelle palestre oppure all’aperto. In caso di dolore o traumi articolari è necessaria la fisioterapia per ridurre la componente infiammatoria e migliorare il coefficiente di stabilità delle articolazioni.
QUANDO È INDICATA LA CHIRURGIA
Nelle forme più gravi, laddove le cure di tipo conservativo non abbiano potuto migliorare e compensare l’instabilità, in seguito ad un numero eccessivo di episodi di tendiniti, di distorsioni e, ancor peggio, di sublussazioni e lussazioni, è necessario ricorrere alla chirurgia (normalmente in artroscopia). Scelta a volte indispensabile anche per prevenire la possibilità che i compensi danneggino altre articolazioni.
SPORT A MAGGIORE RISCHIO DI TRAUMI
Alcuni sport possono favorire più di altri l’instabilità articolare a causa della sollecitazione eccessiva particolarmente concentrata su singole articolazioni e, in questo caso, ovviamente a soffrirne sono di solito i soggetti più giovani. Per la spalla abbiamo ad esempio il tennis, il nuoto, la pallavolo, la pallanuoto. Per il ginocchio abbiamo il calcio, il rugby, la pallacanestro. Questi dati non stanno a significare che questi sport siano pericolosi, ma evidenziano l’importanza di una efficace ed efficiente preparazione atletica di base. È fondamentale il corretto equilibrio dei gruppi muscolari cosiddetti agonisti e antagonisti.
© Riproduzione riservata