L’Istituto Superiore di Sanità pubblica il “Manuale di valutazione della comunicazione del percorso assistenziale della persona con ictus”, insieme ad A.L.I.Ce. Italia e altre associazioni ed esperti.
Imparare a comunicare bene con le persone colpite da ictus, per poterle aiutare a riconquistare le proprie capacità e a reinserirsi nella società: è l’obiettivo indicato dall’Istituto superiore di Sanità, che recentemente ha pubblicato, a questo scopo, il Manuale di valutazione della comunicazione del percorso assistenziale della persona con ictus.
Realizzato grazie alla costituzione di un gruppo di lavoro multiprofessionale composto da esperti che operano nelle Unità Neurovascolari e nelle altre strutture pubbliche e private che si occupano di Ictus, il manuale è destinato proprio all’autovalutazione della comunicazione da parte delle équipe sanitarie incaricate del percorso assistenziale della persona con ictus.
Perché un manuale per comunicare con i pazienti e i familiari
“Le persone colpite da ictus e i loro familiari necessitano di una comunicazione corretta e attenta in tutte le fasi del percorso che comprende un trattamento appropriato sia nella fase acuta che in quella riabilitativa, nonché nella successiva fase di reinserimento sociale – spiega Rocco Bellantone, Commissario Straordinario dell’Istituto Superiore di Sanità -. La comunicazione con il paziente deve necessariamente comprendere quella con la famiglia in quanto, una volta superata la fase acuta, il peso principale dell’assistenza ricade su di essa e sulle altre figure professionali che accudiscono la persona con ictus, oltre che sulla comunità che deve offrire una rete di servizi di riabilitazione e reinserimento sociale. La comunicazione, quindi, deve inserirsi in un lavoro di gruppo all’interno del quale una pluralità di professionisti deve agire in modo qualificato, condividendo la consapevolezza che nel processo assistenziale il loro operato sia integrato con quello degli altri colleghi”.
Una comunicazione chiara per tutti
Per questo, l’Iss ha sentito la necessità di analizzare gli aspetti e i problemi comunicativi, psicologici, etici e pratici nel rapporto tra operatori sanitari, persone colpite da ictus e loro caregiver, realizzando uno strumento di lavoro in grado di migliorare le capacità di interazione e relazionali degli operatori nell’assistenza di chi è colpito da questa patologia e dei suoi familiari e caregiver. Sono state coinvolti nel progetto A.L.I.Ce. Italia Odv (Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale) e altre associazioni, esperti e altre figure professionali che operano nelle unità neurovascolari e nelle strutture che si occupano di ictus.
Spiega Andrea Vianello, presidente di A.L.I.Ce. Italia: “La comunicazione ricevuta deve essere chiara, rispondente alla realtà e ben compresa e dovrebbe tener conto dei vari contesti sociali e culturali di appartenenza. La comunicazione, che deve essere considerata un momento fondamentale della cura, valorizza il ruolo centrale della persona che si assiste ed enfatizza l’importanza della sua consapevolezza e di quella dei suoi familiari”.
Il Manuale, un percorso fase per fase
Il documento è suddiviso in 28 check-list relative a tematiche fondamentali della comunicazione e all’ambiente organizzativo in cui si realizza la comunicazione. Si affrontano tutte le fasi del processo, dall’arrivo nella struttura sanitaria fino alla reintegrazione nel tessuto sociale e, quando possibile, lavorativo.
Ogni check-list è introdotta da uno scopo (i risultati della comunicazione) e presenta una serie di criteri specifici. Per ciascuno di questi, il professionista dovrà esprimere la propria valutazione (Sì/No). Nelle check-list si prendono in esame le aree comunicative che affrontano le persone con ictus nelle diverse fasi della malattia.
L’ictus, tra le più frequenti cause di mortalità e disabilità nei Paesi industrializzati
L’ictus rappresenta uno dei più importanti problemi sanitari non solo nel nostro Paese, ma in tutti i Paesi industrializzati, sia per dimensioni epidemiologiche che per impatto sociale, economico ed emotivo, perché costituisce una tra le più frequenti cause di mortalità e disabilità. L’assistenza in aree di degenza dedicate, la precoce e completa presa in carico da parte di un team multidisciplinare di operatori esperti, il rapido accesso alla diagnostica per immagini e la precocità di un immediato intervento riabilitativo migliorano la sopravvivenza e, nello stesso tempo, diminuiscono il rischio di disabilità residua.
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