Il festival chiude le porte con ascolti mai riscontrati nel periodo Auditel e con percentuali vertiginose da parte del pubblico giovane. Le 30 canzoni ritornano a farsi ascoltare dal palcoscenico del Teatro Ariston per l’ultima volta. Luci, coreografie, ospiti le sorreggono e le accompagnano per un grande spettacolo. Che andiamo ad analizzare.
Le pagelle di Spazio50
Amadeus: dopo aver salutato la Banda dell’Esercito che ha eseguito l’inno nazionale, l’ex “marconista” Amedeo Umberto Rita Sebastiani apre la kermesse, saluta e ringrazia l’orchestra e annuncia la classifica completa a quel momento, sollevando i soliti mormorii di disapprovazione. Chiede rispetto per tutti i cantanti con elegante savoir faire. Si muove da impeccabile padrone di casa, finché il duetto degli Amarello e la gag dei genitori apprensivi non ne mostra tutta la simpatia, in coppia ovviamente con Fiorello.
Voto: 8
Renga e Nek: i due cantautori over 50 sono simpatici e piacioni, in giacca e cravatta matrimoniali. La loro ballatona vecchia maniera non migliora ai ripetuti ascolti, i suoi slanci e ritorni sono fin troppo “telefonati” e prevedibili. E «nessuna verità è così facile» – lo dice il testo – come questa.
Voto: 5
BigMama: tutta in rosso, con crinolina e stivaletti neri dal plateau vertiginoso, propone La rabbia non ti basta e le sue parole dure, tra rap, dance, tempo scandito e ritorni melodici. Il solito discorsino buonista finale è troppo stereotipato e inutile.
Voto: 7
Gazzelle: Flavio Bruno Pardini ha una canzone romantica – «vorrei guardare il passato con te/ viverlo insieme un minuto e anche tre» – che cresce e ritorna soft e sottile. Proprio quello che dieci anni fa si pensava necessario per vincere il festival.
Voto: 5
Dargen D’Amico: look rossonero tempestato di grandi lustrini per il brano-clone di Dove si balla. Rap scanzonato e poi ritmato, che non riesce a far assimilare il testo che affronta il tema dell’immigrazione in maniera abbastanza superficiale.
Voto: 4/5
Fiorello: formidabile attacco con una versione alla Michael Jackson di Vecchio frack di Modugno, accompagnato dalla Compagnia ucraina di danza hi-tech di Kiev e illuminata solo dai neon cuciti nei vestiti e da un occhio di bue sul suo viso. Inizia subito con le battute e le prese in giro di Amadeus, pregandolo di stare attento a quello che dice, perché lui è co-coinvolto.
Come presentatore – «sono il tuo Lady Gaga», dice del suo look – è coinvolgente e brillante, le sue battute sugli artisti colpiscono nel segno dei loro difetti e delle loro tipicità. Vola in platea e in galleria, senza fiatone, perché lo sport fa stare bene: la sua descrizione della preventiva prova da sforzo per il cuore fa sbottare in una risata incontrollabile. Divertentissima anche la versione qua qua della Farfallina di Luca Carboni. Stasera si conferma un’autentica cintura nera del nostro villaggio turistico televisivo, dall’inizio fino all’uscita di scena in carrozza bianca trainata da due cavalli bianchi, insieme con Amadeus.
Voto: 9
Il Volo: Capolavoro sollecita il dubbio che ormai lo stile tipico dei tre de Il Volo, ma anche di Bocelli e dei loro epigoni, abbia fatto il suo tempo, anche se rimane nel mondo un riferimento della “melodia all’italiana”. Per noi, anche se condito in salsa pop che più pop non si può come qui, avrebbe proprio bisogno di ben altra rinfrescata.
Voto: 5
Loredana Bertè: reduce dall’aver ottenuto il Premio della critica “Mia Martini”, Pazza è autobiografica e rock, come lo era antan la gloriosa Non sono una signora. Lei la canta allo stesso modo di allora, che è il suo marchio di fabbrica personale. Gridalo ancora Loredana, anche noi “siamo pazzi di te”.
Voto: 8
Negramaro: è bravo Sangiorgi e lo sa, tanto che lo sfottò sui suoi acuti di Fiorello lo porta a un sovracuto iniziale e a un’interpretazione tirata e tosta della ballata d’amore sua tipica. A vent’anni dal debutto sanremese, un ritorno di fiamma con il festival, da Ricominciamo tutto.
Voto: 6/7
Mahmood: non gli riesce il record delle tre partecipazioni con tre vittorie, però Mahmood sarebbe uno dei pochi che il gradino più alto lo meriterebbero. Look esagerato con pantaloni color oro e giaccone in pelle nera, tutto di qualche taglia over, ma la sua voce personalissima ci prende più degli abiti. E la sua dance rappata è efficacissima, come ci mostra anche il disarticolato gruppo di ballerini che lo accompagna.
Voto: 8/9
Tananai: dopo l’ultima posizione toccata con la prima partecipazione al festival e il successo di quella dello scorso anno, diventa ospite e si gode la passeggiata dal palco interno a quello di piazza Colombo. La proposta della Tango di 12 mesi fa è standard, ma prende il pubblico, che canta in coro l’accattivante ritornello.
Voto: 6
Santi Francesi: parte come una ballad sospesa, poi diventa una canzone elettronica tesa. È la meno immediata delle trenta, ma proprio per questo appena assimilata ti entra nello stomaco più che nelle orecchie, e non lo lascia più.
Voto: 7/8
Orchestra e coro di Sanremo: sono impeccabili, eleganti, precisi, i professori condotti dal direttore “stabile” Edoardo De Amicis oppure dai direttori ospiti. Diventano protagonisti per la Io che amo solo te di Sergio Endrigo, che, essendo lui triestino, aiuta Amadeus a presentare l’odierno Giorno del Ricordo, istituito per non dimenticare il dramma delle foibe carsiche.
Voto: 9
Roberto Bolle: la musica di Maurice Ravel e la coreografia iconica di Maurice Béjart del celeberrimo Bolero per il superballerino, che sta per compiere 49 anni. Lui si muove elegante, sinuoso, muscoloso, energico, narrativo, bellissimo, al centro di una pedana circolare sollevata, attorno alla cui circonferenza danzano 18 ballerini del Béjart Ballet di Losanna. Un grande numero per la prima volta in tv.
Voto: 10
Diodato: sa come emozionare il cantautore che vinse a Sanremo quattro anni fa. La sua Ti muovi, come la Fai rumore di allora, entrerà di diritto nel songbook della canzone d’autore italiana, moderna ed elegante, profonda e vera com’è. Piace subito, come il suo outfit tutto in nero, dolcevita compreso.
Voto: 9
Fiorella Mannoia: «sono la strega in cima al rogo, una farfalla che imbraccia il fucile, un grido nel silenzio che si perde nell’universo, nel profondo sono libera, orgogliosa e canto», questi alcuni versi della canzone popolaresca e latina, tipica dell’ultima Mannoia. Premiata dalla commissione musicale come miglior testo, è un inno alle donne, con la voce che ha qualche incertezza inattesa che abbassa il voto.
Voto: 6
Alessandra Amoroso: la cantante pugliese lascia il segno in questo suo debutto in gara. Stilosissima nel vestire lo è altrettanto nel proporre una perfetta ballata attualissima, che parla di crescita e delle relative difficoltà. Piena di vitalità secondo le coordinate della “maniera” sanremese.
Voto: 7/8
Alfa: Vai è carino, scorrevole, pop generazionale destinato alle playlist radiofoniche, con i suoi spunti quasi country e l’elettronica easy. La sua immediatezza quasi ingenua che non riesce a reagire agli scherzi di Fiorello è disarmante.
Voto: 6
Irama: un crescendo verso il solenne finale per questa ballatona su un amore già oltre la dirittura d’arrivo, che ha la forza del rock e l’intensità del pop più evoluto. Cui la voce adamantina di Irama offre sfumature e scintillii che sono un valore aggiunto.
Voto: 8
Gigliola Cinquetti: ormai l’età ce l’ha (ha appena compiuto i 76 anni), ma Gigliola è sempre fascinosa, così come la sua canzoncina lieve e famosissima, che vinse festival ed Eurofestival sessant’anni fa. La voce ha vacillato un attimo, ma Gigliola possiede uno charme immutato, anche quando ricorda che «Sanremo è la casa di noi italiani e porta un’ondata di amore che non è casuale, perché cresce nei momenti difficili e ci fa sperare che tutto andrà bene».
Voto: 6/7
Tedua: ritorna dalla prima serata il rapper ligure con la sua Red Light,che avrebbe bisogno di una grinta diversa e di una platea meno distratta, nonostante il graffio finale.
Voto: 4/5
Ghali: piace moltissimo alle radio questo dialogo tra un umano e un alieno (si chiama Ricciolino e finalmente sale sul palco a ballicchiare), il che depone a favore della cantabilità dance un po’ eighties e dell’orecchiabilità immediata del brano.
Voto: 6
Luca Argentero: il Doc più amato d’Italia ringrazia chi lavora nell’ombra, dai tecnici agli sceneggiatori, dalla moglie agli operatori sanitari. «Ognuno di noi ha incontrato un medico così», dice alludendo al suo personaggio e si mette anche a presentare un brano.
Voto: 6
Annalisa: Sinceramente prenota la cima delle classifiche con l’appeal ballabile e spensierato delle ultime uscite targate Annalisa. Che sono di quelle che una volta ascoltate sai che le riascolterai e le riascolterai senza annoiarti, perché scivolano via come una lieve brezza di primavera.
Voto: 6/7
Angelina Mango: ha avuto il premio della sala stampa “Lucio Dalla” e il premio per la migliore composizione musicale da parte dell’orchestra, e meriterebbe anche quello per il miglior look. Soprattutto la sua canzone, composta insieme a Madame, è un brano immediato e insieme di classe, che ha il ritmo latino della cumbia e la ricchezza di un’interpretazione convincente, di idee chiare, di profumi mediterranei. Lei si ferma un secondo cadendo nella foga, il brano mai.
Voto: 9
Geolier: i partenopei dicono che la sua vittoria a Sanremo varrebbe come l’ultimo scudetto del Napoli. Sarà, ma la squadra di Spalletti e Osimeh metteva in campo un gioco spettacolare, divertente, pieno di idee. Invece I p’ me, tu p’ te è un rap in dialetto come ne abbiamo ascoltati tanti, solo un poco più immediato degli altri. E Georlier lo propone, girando anche per la platea, tutto imbronciato per i fischi del pubblico della sera precedente.
Voto: 5
Emma: la canzone sull’innamoramento di una tiratissima (e in all black leather) Emma ha un andamento che ricorda dapprima qualcosa di già ascoltato, poi si sviluppa come una ballata liquida, con qualche graffio qua e là.
Voto: 6
Il Tre: la sua canzone è di quelle che si apprezzano di più a un successivo ascolto. Ha un testo con qualche pregio e un andamento tra rap e melodia e dance che rimane nelle orecchie, grazie anche al ritornello assai piacione. Chiude l’esibizione con una rima freestyle (improvvisata su richiesta di Fiorello) divertente, anche se «non lo faccio da diec’anni».
Voto: 6
Ricchi e Poveri: la Brunetta e Angelo sanno tenere il palco come pochi visti in queste serate e la loro canzoncina dance divertente fa ballare tutti. Ma non tutta la vita ha l’energia di un integratore multivitaminico e un ritornello furbo, da ripetere a tutte/i le/gli indecise/i.
Voto: 6/7
The Kolors: votando la prima serata abbiamo scritto «Stash è un sex symbol. I coristi di Sanremo copiano le sue mosse, indovinate perché. Italodisco aveva un ritornello che non si scolla dalla mente. Un ragazzo una ragazza copia le sue mosse, indovinate perché.» Non abbiamo cambiato idea.
Voto: 5/6
Maninni: «non è il destino a tirarti fuori da milioni di guai» canta, sollecitandoci a essere ancora noi stessi, anche quando non ce la facciamo più, e ricordandoci quanto un abbraccio è Spettacolare. La canzone è un pop melodico sanremese, che si perde nel mare magnum delle 30 proposte, ma che ha per protagonista un “bravo ragazzo” che corre in platea a stringere i genitori e, soprattutto, ha una bella voce.
Voto: 5/6
La Sad: si presentano con un outfit che è un incrocio tra il punk e le paillettes e vogliono «cambiare l’Italia al meglio». Auguri. Intanto noi, che il punk lo abbiamo vissuto ai tempi dei Sex Pistols e dei Clash, li troviamo abbastanza ingenui anche nel loro pop-rock tirato e poco Autodistruttivo.
Voto: 5/6
Mr. Rain: zuccheroso come un dolce venuto male – «non esistono parole per dirti cosa sei per me» (sic!) -, romantico come un romanzo della serie Harmony, rappato come una filastrocca, musicato proprio come Supereroi.
Voto: 4/5
Fred De Palma: finisce con un freestyle a cui Fiorello offre un beatbox vocale divertente. Rimane più questo intermezzo della canzone, quasi disco e un po’ “tamarra”, anonima anziché no.
Voto: 5
Sangiovanni: lento che più lento si fermerebbe, Finiscimi scivola via con il suo testo triste triste e il suo giro armonico lieve lieve. La batteria elettronica tiene il tempo e aiuta la voce che ogni tanto sembra smarrirsi. La maturità per Giovanni Pietro Damian deve ancora attendere.
Voto: 4/5
Clara: è bellissima nel suo abito argentato e con la coda di cavallo, nulla a che vedere con il suo personaggio trasgressivo di Mare fuori. Diamanti grezzi è una canzone pulsante, dall’andamento dance un po’ retro, il piglio è vivace e disteso, ma l’effetto è progressivamente meno attraente, nonostante la voce convinca sempre.
Voto: 5/6
Bnkr44: organizzati come una “boyband de’ noantri”, i sei del bunker si muovono e rappano e cantano il loro mix di pop e rock, con un testo pieno di accostamenti ironici ma non troppo, tipo «ti pettini i capelli con una calibro 9». E stasera non sfoggiano neppure i loro abituali abiti coloratissimi.
Voto: 4/5
Rose Villain: «ti ho fatto entrare nel mio disordine» è la frase più convincente della canzone di Rose, che è bellissima e veleggia come la Amerigo Vespucci tra gli scogli di un brano diviso a metà tra una melodia intensa a voce piena e una dance electro hip-hop.
Voto: 7
Lazza: la canzone che è arrivata ad Amadeus quando ormai il cast era chiuso arriva a noi subito prima della votazione conclusiva alla cinquina top e dimostra di avere tutti i numeri per non sfigurare affatto in mezzo all’ultimo lotto di brani rimasti in gara. Non sempre la voce è calibrata ad hoc, ma Jacopo Lazzarini con questa Cento messaggi si appresta a fare il bis del boom Cenere.
Voto: 8
La classifica finale, votata da televoto, giornalisti e radio: 1. Angelina Mango; 2. Georlier; 3. Annalisa; 4. Ghali; 5. Irama. Beh, ha vinto la cantante cui avevamo dato il nostro voto più alto già alla prima serata. Complimenti.
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