Oggi si celebra la Giornata Internazionale dei Desaparecidos, un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno delle sparizioni forzate. Uno strumento di terrore e violazione dei diritti umani ancora presente in alcuni paesi del mondo.
Estela Barnes de Carlotto è argentina e ha quasi 92 anni. Mentre la telecamera la inquadra, racconta la sua storia e quella di sua figlia con voce ferma. “Laura, all’università, divenne membro della Gioventù Universitaria Peronista”, racconta nella prima puntata della serie Netflix Stories of a Generation con Papa Francesco (Storie di una generazione, ndr). “Organizzavano marce e manifestazioni di piazza. I giovani degli anni Settanta volevano un cambiamento. Eravamo testimoni, di notte e di giorno, dei rapimenti degli studenti, soprattutto, e di chiunque protestasse”.
I desaparecidos in Argentina
È qui che scompare Laura Estela Carlotto, fatta sparire a Buenos Aires nel 1977 mentre era in attesa di un figlio. La dittatura militare instaurata in Argentina l’anno precedente, infatti, prevedeva un metodo di eliminazione di massa degli oppositori. Prigionia, tortura e sparizioni di migliaia di persone erano all’ordine del giorno. Per i figli delle donne detenute e desaparecide, poi, era stato pensato un programma apposito. Furono così organizzati parti clandestini, falsificazioni d’identità e simulazione di adozioni con lo scopo di appropriarsi di circa 500 bambini. Un’operazione che i militari consideravano necessaria per “salvare” l’Argentina e fare in modo che la nuova generazione crescesse in quelle che erano considerate “buone famiglie”. I figli di desaparecidos, quindi, furono portati a vivere con persone che, in alcuni casi, erano autori partecipi o occultatori dell’assassinio dei loro veri genitori.
L’impegno delle Nonne di Plaza de Mayo
In un clima di terrore e di paura, davanti alle sparizioni dei propri cari divenne rischioso indagare sulla loro scomparsa o fare domande alle autorità. E fu in quel momento che un gruppo di madri, padri e familiari di desaparecidos iniziarono un movimento di resistenza non violenta. Il 30 aprile 1977 cominciarono a marciare ogni giovedì a Plaza de Mayo, intorno alla Piramide situata di fronte al palazzo del Governatore. La loro sola presenza cominciò a esercitare una pressione nazionale e internazionale sul destino delle persone scomparse in Argentina. All’interno di questo gruppo, sempre più numeroso, le storie di dodici donne tra i 50 e i 60 anni alla ricerca di figlie incinte e piccoli nipoti scomparsi si intrecciarono sempre più dando vita alle Nonne di Plaza de Mayo. Un’organizzazione oggi ancora attiva e impegnata nella lotta per i diritti umani con la finalità di localizzare e restituire alle famiglie legittime tutti i bambini sequestrati e desaparecidos nella dittatura militare.
I nipoti ritrovati dalle Nonne di Plaza de Mayo
Nel 1979, dopo due anni di estenuanti ricerche, le Nonne di Plaza de Mayo riuscirono a ritrovare i primi due nipoti in Cile, fino a rintracciarne 129 nel 2019. Sulla scia del loro impegno, nel 1987 è nato il Banco nacional de datos genéticos (Banca nazionale dei dati genetici), una rivoluzione scientifica che permette di confrontare il Dna dei bambini ritrovati con quello dei nonni. Molte delle Abuelas (nonne, ndr), infatti, stanno morendo e con loro si perdono le ultime tracce genetiche che porterebbero restituire una storia a intere famiglie di desaparecidos.
La storia di Estela Barnes de Carlotto
Estela, dal canto suo, ha saputo quasi subito della morte di sua figlia ma non ha mai perso le speranze di ritrovare il bambino che portava in grembo. Il corpo di Laura, infatti, le venne restituito nel 1978 senza nessuna informazione sul nipote. Nelle lotte delle Nonne di Plaza de Mayo, nelle sei candidature al Nobel per la Pace, nel suo ruolo di attivista, ha cercato giustizia e verità per sé stessa e per le altre. È il 5 agosto del 2014 quando riceve una telefonata dalla giudice: dopo 36 anni hanno ritrovato Ignacio, il figlio di Laura. Il nome è quello della famiglia affidataria perché, in realtà, si chiamerebbe Guido, come il nonno. Oggi i due vivono a 400 chilometri di distanza e si vedono il più possibile.
Giornata Internazionale dei Desaparecidos
Quella di Estela è una delle poche storie, purtroppo, a lieto fine. Il destino dei desaparecidos, infatti, spesso non si ricongiunge con quello delle famiglie che li attendono. Il 21 dicembre 2010 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha espresso profonda preoccupazione per l’aumento delle sparizioni forzate o involontarie in varie regioni del mondo. Negli atti di oppressione riportati sui documenti di quell’Assemblea erano compresi anche l’arresto, la detenzione e il rapimento. Inoltre, veniva riportano un numero crescente di denunce di molestie, maltrattamenti e intimidazioni di testimoni di scomparse o parenti di persone scomparse. In quell’occasione l’Assemblea ha deciso di dichiarare il 30 agosto la Giornata internazionale delle vittime delle sparizioni forzate come monito per una continua lotta a favore dei diritti umani e civili.
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