Un’indagine europea sulla qualità di vita nelle città svela quelle a misura di anziano. Maglia nera per Roma, ma non va bene neanche a Napoli e Palermo
Non tutte le città sono un buon posto per invecchiare, soprattutto non lo sono se troppo grandi. Questo il risultato del Report sulla qualità della vita nelle città europee 2024, promosso dalla Commissione europea, che aggiorna i risultati già pubblicati nel 2020. La popolazione europea sta invecchiando rapidamente: gli over 65 sono passati dal 18% nel 2012 al 21% nel 2022. Si stima che raggiungeranno il 24% entro il 2030 e addirittura 29% nel 2050. Per questo lo sviluppo di città a misura di anziano è recentemente diventato un obiettivo importante dell’ambito di lavoro e di ricerca nel campo della pianificazione urbana.
Il giudizio degli over
Per fronteggiare lo scenario di città sempre più affollate di cittadini ultrasessantenni, la Commissione europea ha chiesto a un campione di 71.153 persone in 83 città molto diverse tra loro un giudizio sulla qualità di vita urbana dei senior. In media, otto residenti su dieci (78%) degli intervistati over 65 concordano sul fatto che la loro la città sia un buon posto per passare la vecchiaia. In generale però si può dire che questa visione appartenga più ai cittadini delle aree del Nord (82%) e dell’Ovest (81%) Europa, che dell’Est (76%) e del Sud (75%). Al di fuori dell’UE, il divario si allarga: c’è una grande differenza tra il giudizio sulle città del Regno Unito nella loro globalità (84 %) rispetto, ad esempio, a quelle della Turchia (71%).
Le dimensioni contano
Molte poi le differenze all’interno dei singoli Stati. Ad esempio, solo il 73 % dei londinesi pensa di vivere in una metropoli inclusiva e age friendly. Allo stesso modo la pensano gli abitanti di Parigi (64%), Amsterdam (71%) e Marsiglia (72%), dando una valutazione inferiore rispetto alla totalità del blocco degli Stati occidentali (81%). Anche la dimensione della popolazione residente gioca un ruolo importante. In media, l’83% dei residenti senior in aree urbane sotto i 250.000 abitanti si dichiarano soddisfatti del loro tessuto urbano, contro il 75% di chi vive in città con una popolazione compresa tra 1 e 5 milioni abitanti.
Italia fanalino di coda
La classifica delle città giudicate age friendly dai loro abitanti vede in testa Zurigo (Svizzera), Rostock (Danimarca), Lussemburgo e Piatra Neamţ (Romania), tutte con il 95% dei pareri favorevoli. Buon punteggio anche per la Spagna che vede tra le prime dieci Malaga e Oviedo. Diversa la situazione per l’Italia. Se la maglia nera tra tutte le città coinvolte appartiene a Istanbul (Turchia), non va molto meglio con Roma, che guadagna il poco onorevole secondo posto delle città meno a misura di anziano (soltanto il 47% degli abitanti over 65 risponde positivamente). Nella classifica dei cittadini senior scontenti seguono quelli di Napoli (6°posto) e Palermo (8°).
Favorire l’invecchiamento attivo nelle grandi città
Osservando i dati balza all’occhio un’osservazione: andando avanti con gli anni le grandi città in generale diventano sempre meno accoglienti. In cima ai problemi il traffico e la viabilità, l’inquinamento, la mancanza di aree comuni con panchine e un basso livello dei mezzi di trasporto pubblici. L’ultima indagine de Il Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle città italiane conferma il quadro. Nel 2023 al 1° posto per la speranza di vita a 65 anni c’è Trento, mentre Roma figura solo al 27°. Dal confronto tra le due realtà urbane emerge che influiscono oltretutto fattori come la solitudine (più diffusa nelle metropoli), la scarsità di assistenza infermieristica, di medici geriatri e di posti nelle Rsa. Problemi cui si aggiungono l’inquinamento acustico delle grandi città e la quasi mancanza di biblioteche e orti urbani nella capitale, tra i luoghi di socializzazione.
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