«La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società». Recita così l’articolo 4 della Costituzione italiana. È in queste parole che è racchiuso il più alto significato del termine ‘lavoro’ che non può prescindere dai diritti e dai doveri, e l’età non può essere una discriminante. Il tema lavoro e senior è già ricordato nel volume La popolazione anziana: un futuro da costruire, realizzato da Associazione 50&Più e Fondazione Leonardo (Ed. il Mulino, 2020). L’opera affronta la dimensione psico-sociale del lavoro in età anziana, gli aspetti tecnico-organizzativi e il ruolo delle organizzazioni.
Una pagina della storia recente, quella della pandemia, ne ha modificato contenuti e confini. Ha ridisegnato, con qualche scossone, il mondo dell’impegno quotidiano costringendo tanti a reinventarsi, stringere i denti e trovare vie d’uscita. Dati Istat raccontano di un aumento occupazionale e le cronache giornaliere di incidenti mortali sul lavoro: il bilancio dei primi due mesi dell’anno è di cento morti (ad aprile se ne contano cinque in soli tre giorni). Il 1° maggio viene celebrata la Festa dei lavoratori in molti Paesi del mondo, per ricordare le loro lotte e il riconoscimento dei diritti. Corsi e ricorsi storici che trovano nelle nuove forme del lavoro la più alta definizione di un futuro ormai prossimo: da un lato lavoratori, sindacati e associazioni, dall’altro il Governo chiamato a intervenire per riconoscere il diritto al lavoro e promuoverne le condizioni opportune.
Intanto, si fanno strada nuovi modelli lavorativi e nuove professionalità.
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