Secondo dati Assindatcolf-Idos, più della metà di badanti e colf è over 50. Se il progressivo invecchiamento della popolazione italiana fa crescere la domanda di lavoro, quello dei lavoratori domestici fa invece perdere posti di lavoro. Un’emorragia che mette in crisi l’assistenza domiciliare in un momento in cui il PNRR le riconosce un ruolo chiave nella riforma sanitaria.
Il caregiver non è un mestiere per giovani, almeno in Italia. A confermarlo, i dati di Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, e Centro Studi e Ricerche Idos, contenuti nel Dossier Statistico Immigrazione 2021.
Più della metà dei lavoratori domestici è over 50
Negli ultimi dieci anni, badanti, colf e baby-sitter under 30 sono diminuiti del 61,4%, tanto che nel 2020 i lavoratori domestici over 50 rappresentano più della metà degli impiegati regolari. Ovvero, circa 480mila su un totale di 920mila. Di questi, 319mila sono stranieri. Anzi, è proprio la componente straniera – spiega il report – a determinare il progressivo invecchiamento dei lavoratori. I domestici immigrati con un’età superiore ai 50 anni sono infatti il 65,8% del totale, a fronte del 34,2% degli italiani.
“Con il graduale invecchiamento della forza lavoro – ha sottolineato il Presidente di Assindatcolf, Andrea Zini – il mancato ricambio generazionale e la chiusura dei canali di ingresso regolari per i cittadini extracomunitari a cui ormai assistiamo da anni e che la pandemia ha praticamente bloccato, rischiamo nel prossimo futuro di non avere personale a sufficienza che assista i nostri anziani, i bambini e che si prenda cura delle nostre case. A pagarne il conto più grande – ha evidenziato ancora – potrebbero essere le donne, sulle quali ancora ricade la maggior parte del lavoro di cura, in un momento storico in cui, al contrario, anche grazie ai fondi del PNRR si punta sull’empowerment femminile”. Ma non solo, perché il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza punta sull’assistenza domiciliare come pilastro di una nuova, innovativa sanità di prossimità.
Si assottiglia anche il lavoro straniero, storicamente maggioritario
Nell’ultimo anno – spiega il report – i lavoratori stranieri impiegati regolarmente come colf, badanti o baby-sitter sono cresciuti del 5,3%. Effetto dell’ultima sanatoria del lavoro nero introdotta con le norme per l’emergenza Covid-19. Ma, se si guarda ad un periodo più lungo, dal 2012 ad oggi l’Italia ha perso circa 189mila lavoratori stranieri nel comparto domestico. Nell’ultimo anno si è però verificato un incremento degli occupati italiani, pari al 12,8%, ma non sufficiente a bilanciare le perdite occupazionali. E questo espone il settore dell’assistenza domestica a gravi ricadute visto che la forza lavoro immigrata rappresenta il 68,8% del totale.
Sempre più pensionati non saranno sostituiti dai giovani
In dieci anni, Assindatcolf e Idos prevedono che circa 260mila lavoratori andranno in pensione, di cui 175mila stranieri, e 220mila si avvicineranno alla soglia dell’età pensionabile, di cui 144mila stranieri. Dunque, verranno a “mancare” circa 480mila badanti, colf e baby-sitter. Un vuoto che secondo l’indagine non verrà colmato da un fisiologico ricambio generazionale se i trend di invecchiamento del lavoro domestico non si invertiranno. Ad oggi, infatti, non solo assistiamo al brusco calo di oltre il 60% dei lavoratori under 30, ma anche delle altre fasce di età più giovani: i lavoratori domestici fra 30 e 39 anni sono diminuiti del 47% e quelli della fascia 40-49 anni del 18%.
Come rispondere alla domanda di lavoro crescente?
“Nel 2020 – ha affermato Luca Di Sciullo, Presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS – l’Italia ha conosciuto il numero più basso di nascite dall’Unità d’Italia, appena 404.000, e un numero di morti paragonabile a un dopoguerra, 746.000. Al tempo stesso, da 12 anni restano chiusi i canali regolari di ingresso per giovani lavoratori dall’estero, anche in comparti di attività dalla domanda crescente, come appunto quello domestico, e per settori economici in crisi di manodopera. Nel frattempo continuiamo a impiegare poco e male la forza lavoro straniera già presente, peraltro crollata di 160.000 unità nell’anno della pandemia”.
Per Assindatcolf, servono “misure urgenti per il comparto, a cominciare da quelle fiscali – ha sottolineato ancora il Presidente dell’Associazione, Andrea Zini -, come la deduzione del costo del lavoro domestico. Servono investimenti sulla formazione per rendere più appetibile il settore anche per i giovani, ma soprattutto è necessario tornare ad una programmazione dei flussi di ingresso con quote dedicate al lavoro domestico calcolate sul reale fabbisogno delle famiglie”.
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