L’avanzamento di carriera non rappresenta più una priorità, cedendo il passo alla tutela degli spazi personali e alla cura delle relazioni. L’indagine WorkMonitor 2024 analizza aspettative e bisogni dei lavoratori italiani
Ambizione e carriera o relazioni e sfera privata? I lavoratori sembrano non avere dubbi: il benessere personale e la qualità della vita rappresentano la priorità.
È quanto emerge dal WorkMonitor 2024 di Randstad, multinazionale che opera nell’ambito della ricerca, selezione e formazione nel mondo del lavoro.
L’indagine, che monitora periodicamente le trasformazioni del mercato dell’occupazione e analizza il sentiment dei lavoratori, ha visto il coinvolgimento a livello globale (34 paesi) di 27mila individui con un’età compresa tra i 18 e i 67 anni, interessando così diverse fasce generazionali: Gen Z (18-26 anni), Millennial (27-42 anni), Gen X (43-58 anni) e Boomers (59 anni e oltre).
Il punto sulla situazione italiana è stato realizzato attraverso una serie di interviste somministrate a circa 800 lavoratori, mettendo in evidenza opinioni che, per certi aspetti, si allineano alla tendenza registrata a livello globale.
Il 51% del campione si dichiara ambizioso – dato che si rileva in particolar modo tra gli appartenenti alla Gen Z (67%) e ai Millennial (57%) -, ma tra i fattori ritenuti rilevanti l’avanzamento di carriera si attesta solo al nono posto (74%). Un dato che trova conferma nelle diverse dichiarazioni rilasciate dagli intervistati: il 50% non avrebbe problemi a rinunciare ad eventuali promozioni a fronte di un impiego soddisfacente; il 42% attualmente non aspira ad avanzamenti di carriera che, per il 35% del campione, non sono una priorità. Solo un isolato 5% desidererebbe raggiungere il vertice dell’azienda in cui opera.
Rispetto alla precedente rilevazione si registra un -5% tra coloro che ritengono il lavoro una parte importante della propria vita (72%), così come decresce di ben 9 punti percentuali la motivazione sul lavoro, che si attesta al 60%.
Dunque, non si vive di solo lavoro? Stando alle ulteriori risposte del campione, la tendenza sembrerebbe essere proprio questa. Se la retribuzione mantiene una posizione rilevante per il 93% degli intervistati, così come la sicurezza del posto di lavoro (90%), ciò che emerge in maniera netta è il desiderio di un maggiore equilibrio tra impiego e vita privata, che viene messo al primo posto nel 97% dei casi. L’80% ritiene fondamentale la flessibilità dell’orario lavorativo così come la possibilità di usufruire dei giorni di ferie (79%); il 70% dà molta importanza alle politiche di congedo parentale e il 67% alla flessibilità in termini di ubicazione (lavoro da casa, da remoto ecc.).
Tra le motivazioni che potrebbero spingere a lasciare il proprio impiego, un ambiente poco piacevole (29%) o inadeguato alle esigenze personali (28%); la scelta di rinunciare ad un nuovo lavoro potrebbe invece scaturire dalla scarsa sicurezza dello stesso (62%), ma anche dal timore che possa influire negativamente sul personale equilibrio vita-lavoro (51%).
Dati che fanno riflettere e che inducono a una presa di coscienza: oggi più che mai, il valore del tempo, della sfera privata e delle relazioni rappresentano aspetti irrinunciabili nella vita di ogni giorno, complice probabilmente il vissuto derivante dalla fase pandemica, come afferma Marco Ceresa, Group Ceo Randstad Italia: «Il WorkMonitor 2024 evidenzia un forte calo della motivazione al lavoro tra gli italiani, un evidente segnale di malessere che va ascoltato e compreso. Il lavoro si conferma fondamentale nel fornire senso e scopo alle persone, ma oltre alla carriera, sempre più lavoratori includono anche altro nella definizione della propria “ambizione” professionale, che oggi non può prescindere da aspetti valoriali, di flessibilità, di equilibrio con la vita personale. Non sono pochi gli intervistati che affermano di poter essere appagati da un lavoro senza prospettive di carriera ma nelle loro corde, certamente un’eredità della riflessione profonda delle persone nel periodo di pandemia. Esigenze che le aziende devono impegnarsi a soddisfare con politiche HR a tutto tondo, tenendo conto dei bisogni dei lavoratori sempre più complessi e articolati».
Il sogno di una brillante carriera cede dunque il passo a una maggiore attenzione nei confronti della vita privata, ma questo non significa necessariamente rinunciare alle proprie ambizioni. La verità, come spesso accade, sta nel mezzo e, anche in questo caso, l’equilibrio è il giusto compromesso.
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