Secondo i dati del Bureau of Labor Statistic, negli Stati Uniti quasi 420 mila lavoratori del settore sanitario hanno lasciato il posto di lavoro nel periodo della pandemia. A dare le dimissioni sono stati in particolare gli operatori delle case di cura, che percepiscono i salari più bassi, fra i 17,45$ e i 21,19$ l’ora. La riduzione del personale si ripercuote sempre di più sui posti letto e sulla possibilità delle persone di essere assistite nelle strutture residenziali.
Lavoratori in Rsa: le conseguenze sui posti letto
Il Washington Post racconta il caso di una residenza da 390 posti di Buffalo, dove ne sono stati già tagliati venti alla fine di dicembre, perché non c’era abbastanza personale per poter lavorare su turni h24 in modo sicuro. La conseguenza più grave è stata per i pazienti dell’ospedale vicino, l’Erie Country Medical Center. Sono loro, infatti, ad essere in attesa di un posto in Rsa e che si sono visti prolungare i ricoveri con costi aggiuntivi. Altri pazienti, invece, hanno dovuto attendere al pronto soccorso.
Una situazione difficile già da due anni
La carenza di posti nelle residenze assistite era un problema già diffuso negli Stati Uniti da prima della pandemia, ma negli ultimi due anni la situazione è peggiorata. E soprattutto si ripercuote sempre più frequentemente sugli ospedali. Secondo l’American Health Care Association, delle 14 mila case di cura presenti in America, il 58% sta limitando i ricoveri per paura del contagio.
I tagli in vari Stati americani
In Pennsylvania, l’associazione Spiritrust Lutheran, che gestisce una rete di strutture di assistenza, ha fatto sapere di aver tagliato 61 posti letto dei 344. Un taglio diffuso in tutte le sue sei residenze, proprio per mancanza di personale. Per questo ora sta organizzando una campagna di reclutamento e nel frattempo ha previsto aumenti salariali e bonus per i dipendenti.
Il Gruppo Diakonos, che gestisce 26 fra case di cura e strutture di assistenza in Oklahoma, è stato costretto a chiudere una residenza da 84 posti letto per anziani con problemi di salute mentale. “Semplicemente non potevamo più occuparcene – ha spiegato l’amministratore delegato Scott Pilgrim – i pazienti sono stati trasferiti altrove, tra Tulsa e Oklahoma City. Purtroppo con la pandemia pian piano il nostro personale è diminuito sempre di più. Abbiamo provato ad aumentare la paga oraria degli infermieri, anche utilizzando i bonus federali, ma non è bastato a trattenerli. Hanno continuato a preferire posizioni sanitarie in altri settori.”
Una crisi senza precedenti per i lavoratori in Rsa
A differenza di altri settori, le residenze assistite non possono tagliare sui turni e sulle ore di servizio. Il lavoro richiesto con gli ospiti è costante, tutti i giorni dell’anno e per 24 ore al giorno. Come ha spiegato l’economista sanitario dell’Università dell’Indiana Kosali Simon, l’unico settore che non aveva mai conosciuto una crisi così grave era proprio quello delle professioni sanitarie legate alle Rsa, perché anche durante i periodi di recessione, quando tanti lavoratori perdevano il posto, loro avevano comune bisogno di personale e lo reclutavano anche fra i nuovi disoccupati. Ora invece sta accadendo il contrario.
© Riproduzione riservata