Tornare “matricole” a 60 anni si può. Lo confermano i dati rilasciati dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) secondo cui, negli ultimi 10 anni, gli over 60 iscritti agli atenei italiani sono aumentati del 50%. Il numero di senior immatricolati alle università italiane, infatti, è passato da 2.431 a 3.639 con un 34% rappresentato dalle donne e una grande varierà di corsi frequentati. Questi studenti propendono maggiormente per l’area sociale (48%), seguita da quella umanistica (34%), fino a optare per la branca scientifica (16%) e quella sanitaria (2%). Un dato, quest’ultimo, che sembrerebbe correlato con la lunghezza dei percorsi formativi, portando a scartare quelli a obbligo di frequenza, con tirocini ed esami di sbarramento che rendono meno flessibile l’organizzazione dello studio.
Secondo una ricerca della Denise Park University di Dallas, però, non importa quale sia la specializzazione, ciò che conta davvero è l’apprendimento: imparare cose nuove e organizzare il materiale, infatti, contrasterebbe l’invecchiamento del cervello e migliorerebbe le prestazioni cognitive. Ne sa qualcosa Giuseppe Paternò, novantaseienne di Palermo, che a luglio diventerà il laureato più longevo d’Italia. A separarlo dalla pergamena mancano solo otto esami che non sembrano affatto spaventarlo. Iscritto alla facoltà di Storia e Filosofia della sua città, il signor Paternò adora leggere e da quando ha sostenuto il primo esame nel 2017 non ne ha mai fallito uno. «Studio dalla mattina alla sera, a volte anche dopo cena. Durante il mio percorso ho ricevuto due borse di studio per la media del 30 il primo anno e del 29 il secondo anno», ha raccontato al Corriere della Sera. «Avrei sempre voluto studiare, ma non ho potuto farlo prima».
Giuseppe, infatti, ha iniziato a lavorare all’età di sette anni per aiutare la sua famiglia e per alleggerire il carico degli altri sei fratelli più piccoli di lui. Fino a quando, quasi dieci più tardi, non è riuscito a convincere il padre a lasciargli frequentare la scuola di avviamento professionale. «Facemmo un patto: se fossi stato promosso alla fine di ogni anno e avessi continuato a lavorare in estate, mi avrebbe permesso di proseguire gli studi», racconta. Molti anni più tardi, a 31 anni, diventa geometra e viene assunto dalle Ferrovie dello Stato per cui ha lavorato fino alla pensione. La sua storia, fatta di volontà e determinazione, ha affascinato molte persone tanto che è stato invitato anche a parlare in un liceo della sua città: «Ai ragazzi ho voluto dire che se si ha la forza di proseguire, si possono superare tutti gli ostacoli!».
Un consiglio valido anche per tutti quei senior che desiderano riprendere gli studi. Alla base di quest’ambizione si trovano le motivazioni più disparate: c’è chi lo fa per tenersi al passo con i tempi e non rimanere schiacciato dai cambiamenti sociali, chi lo sceglie per passione, chi per mantenersi attivo, c’è anche chi desidera specializzarsi nel proprio lavoro. Ma in molti casi può intimorire l’idea di tornare sui banchi di scuola insieme a studenti più giovani, per questo esistono le Università della Terza Età gestite dalle Regioni e con un costo più accessibile per gli iscritti. Ne parla Maria Giovanna Fralonardo, presidente di Federuni che raggruppa più di 3.000 Università della Terza Età in Italia: «Molto spesso viene richiesta solo una tassa d’iscrizione annuale che dà diritto a seguire diversi corsi in vari ambiti. Si tratta di università con un taglio socializzante, che favoriscono relazioni e contatti tra persone che sono uscite dal mondo del lavoro o che vi sono ancora, senza trascurare il valore culturale. I docenti sono tutti laureati, tengono lezioni come volontari e si affiancano ad esperti di diverse materie. Insegnano anche i tirocinanti universitari per favorire il contatto e lo scambio intergenerazionale».
I corsi proposti dalle Università della Terza Età spaziano dalla letteratura, alle lingue straniere, fino alle offerte musicali e dedicate alle arti manuali. A differenza delle università tradizionali, per accedere non è necessario essere in possesso di alcun diploma di scuola superiore né di licenza media. «Le lezioni sono organizzate sia al mattino che al pomeriggio e alla sera negli spazi predisposti dall’ente o dal sindacato organizzatore del corso». E gli esami? Non ci sono: è sufficiente frequentare le lezioni al termine delle quali viene rilasciato un attestato e, nei casi di corsi manuali o artistici, viene data la possibilità di esporre le proprie creazioni o esibirsi all’interno di qualche spettacolo. Un’opportunità aperta davvero a tutti, dai 19 ai 100 anni.
© Riproduzione riservata