Immaginate genitori, nonni, zii e prozii, di età compresa tra i 50 e gli 80 anni e oltre, insieme a protestare per tutta la notte contro il cambiamento climatico, sfidando le temperature gelide.
Con sacchi a pelo, cappelli di lana e sedie a dondolo, centinaia di manifestanti dai capelli bianchi si sono accampati davanti alle sedi di quattro grandi banche – JP Morgan Chase, Wells Fargo, Citibank e Bank of America – che, secondo il rapporto Rainforest Action Network, hanno investito più di mille miliardi di dollari in petrolio e gas tra il 2016 e il 2021.
Dietro a quella che è stata annunciata come la più grande azione per il clima mai organizzata da persone anziane, c’è il sessantunenne Bill McKibben, ambientalista storico e fondatore di 350.org. McKibben nel 2021 ha creato Third Act, “terzo atto”, una campagna per mobilitare gli anziani d’America, un movimento che oggi conta qualcosa come 50mila attivisti, inclusi alcuni centenari. Chiamare a raccolta gli anziani potrebbe essere il vero punto di svolta nella battaglia per il clima. Solo negli Stati Uniti gli over 60 sono 75 milioni e con il loro coinvolgimento la crisi climatica potrebbe pesare anche nelle urne. Alle elezioni del 2020 gli anziani rappresentavano il 44% dei votanti.
E così, pochi giorni dopo la presentazione dell’ultimo rapporto ONU sul clima, quello in cui veniva messo nero su bianco dagli scienziati di tutto il mondo che stiamo andando incontro ad una catastrofe senza precedenti, gli anziani di Third Act sono scesi in piazza a manifestare, ed erano in migliaia.
«Nonostante il loro idealismo, la loro intelligenza e la loro energia, alle persone giovani manca il potere strutturale per il cambiamento sulla scala che è necessaria nel tempo che abbiamo», ha dichiarato McKibben al The New York Times. La rivolta delle sedie a dondolo è stata la manifestazione più partecipata di Third Act finora, con i partecipanti spinti dalla convinzione che non sia giusto e moralmente accettabile lasciare il peso della crisi climatica sulle spalle delle giovani generazioni: «Tutti votiamo e siamo noi ad aver quasi esaurito le risorse della nostra società. Per cambiare Washington e Wall Street serviranno anche un po’ di capelli bianchi come i miei».
L’idea di scendere in piazza e fare fronte comune insieme ai nipoti, per creare la massa critica sociale necessaria alla lotta contro i cambiamenti climatici, è arrivata anche in Europa.
Un collettivo chiamato “Anziane per il clima” ha intentato un’azione giudiziaria davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo nei confronti del proprio paese, la Svizzera. L’accusa? Violazione dei diritti umani, per lo scarso impegno del Paese nella lotta al cambiamento climatico. Si tratta di un’associazione fondata nell’agosto 2016 da circa 150 donne e che oggi conta oltre 2.000 soci in tutta la Svizzera. L’età media è di 73 anni.
Per far parte dell’associazione sono richiesti requisiti fondamentali, spiega il collettivo: «Dato che le anziane appartengono alla fascia di popolazione che risente maggiormente dei crescenti fenomeni di caldo estremo e che l’associazione rappresenta i loro interessi, possono diventare socie soltanto le donne in età pensionabile dai 64 anni in su».
La Corte è stata chiamata da “Anziane per il clima” ad accertare «in che misura uno Stato come la Svizzera debba ridurre in modo più significativo le proprie emissioni di gas serra per tutelare i diritti umani della popolazione».
Il coinvolgimento degli anziani nell’attivismo climatico è un cambio di paradigma radicale: il riscaldamento globale smette di essere una questione solo dei più giovani, perché il futuro riguarda tutti e forse sarà proprio la solidarietà fra generazioni a salvare il mondo.
Diceva George Bernard Shaw che «la giovinezza è sprecata per i giovani: è la persona matura che meglio sa come utilizzare una ricca vitalità». E allora, parafrasando, possiamo dire che la lotta al cambiamento climatico è davvero troppo importante per essere lasciata solo ai giovani.
Francesca Santolini, giornalista scientifica, saggista, divulgatrice ambientale. Collabora con il quotidiano La Stampa, dove scrive di ambiente, clima e sostenibilità e con la trasmissione Unomattina in onda su Rai Uno, dove si occupa di ambiente. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche intervenendo sui temi d’attualità legati all’inquinamento e al clima. Per Marsilio ha scritto “Passio Verde. La sfida ecologista alla politica” (2010), mentre per la casa editrice Rubbettino “Un nuovo clima. Come l’Italia affronta la sfida climatica” (2015) e “Profughi del clima. Chi sono, da dove vengono, dove andranno” (2019).
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