L’Istat avverte: è “ormai certo che i cambiamenti climatici influiscano sulla mortalità”.
Se la speranza di vita postpandemica è in crescita per gli uomini (80,5 anni) e stabile per le donne (84,8), nell’ultimo rapporto sugli indicatori demografici 2022, l’Istat lancia un allarme. Dal freddo conteggio dei dati, infatti, risulterebbe senza sconti una decisa influenza degli eccessi climatici sulla mortalità, in particolare delle persone fragili e degli anziani. Dopo aver già messo in guardia sugli effetti dell’aumento della temperatura media e gli estremi di caldo nelle grandi città, l’Istat oggi alza il tiro e sottolinea il ruolo dei cambiamenti climatici “sul piano della sopravvivenza”. Si parte dalla constatazione che il numero dei decessi nel 2022 risulta più elevato tra gennaio e dicembre (mesi più freddi) e luglio e agosto (mesi più caldi). In questo range di tempo si sono registrati 265mila morti, il 40% del totale.
Chi rischia di più
L’eccesso di mortalità si presenta particolarmente concentrato nelle età più avanzate della popolazione, dove i rischi in questo senso sono notoriamente più alti. In quei mesi, “proprio a sottolineare come questa mortalità più elevata abbia coinvolto soprattutto la popolazione più anziana” come afferma il rapporto, le percentuali di over 70 deceduti raggiungono l’80,7% per gli uomini e quasi il 90% per le donne. Tra queste ultimo, poi, circa il 60% dell’eccesso si concentra tra gli 86 e i 96 anni (oltre 18mila decessi in più rispetto ai valori attesi secondo l’Istat). Un discorso analogo vale per gli uomini, che però presentando un picco di mortalità anticipato di circa 5 anni rispetto alle donne, concentrano circa il 50% dell’eccesso di mortalità tra la popolazione di 81-91 anni (oltre 10mila decessi in più).
Una novità o un trend in aumento?
È interessante notare che situazioni analoghe siano già avvenute in periodi trascorsi. Come risulta dal confronto con il 2003, 2015 e 2017, quando l’eccesso di mortalità rispetto all’anno precedente era già stato attribuito all’alto numero di decessi nei mesi estivi e invernali. Un discorso a parte merita naturalmente il 2020, contraddistinto dall’impatto pandemico, ma è inequivocabile che le tre annualità con i più alti livelli di mortalità siano concentrate in soli otto anni. “Un segnale, apparentemente inequivocabile – avverte l’Istat – di quanto i cambiamenti climatici stiano assumendo rilevanza crescente anche sul piano della sopravvivenza, nel contesto di un Paese a forte invecchiamento”.
Morire di meteo
La questione climatica non riguarda solo l’Italia, naturalmente. La persistente ondata di calore della scorsa estate ha interessato molti altri paesi europei, come Spagna, Portogallo e Germania, dove si sono osservati analoghi fenomeni di “super-mortalità”. Come risulta anche dai dati Oms secondo cui in Europa le ondate di caldo del 2022 (anno più caldo della storia) hanno causato almeno 15.000 morti. Per l’esattezza quasi 4mila in Spagna, oltre mille in Portogallo, più di 3.200 nel Regno Unito e circa 4.500 in Germania. Ma in Italia, solo nella prima metà di luglio, il Ministero della Salute ha registrato un totale di oltre 2.000 morti nelle 33 città italiane monitorate. Con un eccesso di mortalità che ha colpito in particolare gli over 85: +38%.
Non di solo clima…
Certo, il freddo eccessivo e il caldo torrido hanno da sempre un effetto drammatico sulle persone più fragili, sui bambini e sugli anziani. Se nel primo caso si nota che tra questi ultimi prevalgono le patologie respiratorie acute (con possibili ricadute sull’intero organismo), d’estate è normale un aumento dei ricoveri dovuti alla disidratazione. In un articolo pubblicato su Avvenire del 2015 (uno dei tre anni “incriminati”) Gian Carlo Blangiardo, già presidente dell’Istat, aveva messo sotto accusa i tagli alla Sanità, invitando la politica ad una riflessione. E ancora oggi l’Italia sconta gli effetti dell’evoluzione pandemica.
Una chiamata all’azione
Ma al di là di queste e altre riflessioni per una corretta lettura dei dati (tra il 2019 e il 2021 la percentuale di donne che ha dichiarato di aver rinunciato a prestazioni sanitarie è aumentata di 5 punti, per gli uomini l’aumento è stato invece di 4 punti), restano le evidenze. E le domande: cosa fare allora per proteggere i fragili e gli anziani dagli eventi meteo estremi? In particolare se esposti alle città bollenti d’estate e soffocanti di smog in inverno? Ricordando che le risposte non sono lasciate solo al welfare e alle Istituzioni, ma anche a ciascun cittadino che possa fare la differenza.
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