I valori, le preoccupazioni e i sogni di Leila, Arianna e Davide. La più grande paura? Una vita senza passioni. L’appello all’umanità: «Amate ciò che avete e siate gentili. E quando dovete fare una scelta pensate solo a cosa è bene».
Isolati, demotivati, apatici, violenti: in una parola, problematici. Così vengono spesso definiti, con una o l’altra sfumatura, gli adolescenti di oggi. Ma è davvero così? Chi siano e cosa facciano, oggi, i ragazzi e le ragazze, non è facile dirlo. Quali siano le loro passioni, come vivano il presente e come immaginino il futuro: tutto questo, è difficile indovinarlo. Perché allora non chiederlo a loro? Davide ha 18 anni e conta i giorni che mancano all’esame di maturità. Leila ha 13 anni e ha appena scelto la scuola superiore. Arianna ha 17 anni e sta trascorrendo un semestre scolastico a Città del Capo. Con parole e sguardi diversi, ci offriranno uno spaccato dell’adolescenza “vista da dentro”.
Iniziamo dai valori, da ciò che conta più di tutto il resto: per Davide, «la salute psicologica e fisica, il rispetto per gli altri e l’amore». Per Leila, «la scuola, gli amici e lo sport». Per Arianna, «famiglia, identità personale e relazioni positive con gli altri».
Ma dove vengono coltivate queste relazioni? E cosa fanno, insieme, gli adolescenti? Per Davide, «ballare e uscire la sera sono i passatempi preferiti di noi ragazzi. Ci piace incontraci nelle discoteche e nei locali, ma anche nelle grandi piazze e nei quartieri movimentati della città». Arianna ha notato che le abitudini cambiano da un paese all’altro: «In Italia il tempo libero è fuori da scuola: solo i ragazzi che possono permetterselo riempiono i loro pomeriggi con lo sport, la musica o altre attività culturali. E questo determina i loro interessi e passioni durante l’adolescenza. Qui invece, come in molti paesi, le giornate dei ragazzi iniziano e finiscono a scuola, dove possono svolgere diverse attività gratuitamente. Così tutti, fin da bambini, possono organizzare il loro tempo in base a ciò che preferiscono fare».
E poi ci sono i problemi, ciò che ai ragazzi manca, ciò che non trovano e di cui, invece, sentono il bisogno. Per Leila, «un problema è sicuramente il poco rispetto che i ragazzi della mia età portano verso gli altri, soprattutto verso gli adulti. E anche il fatto che tanti fumino già alla mia età, come se farlo ti rendesse ‘figo’: ma fa solo tanto male». Per Davide, «tra i giovani c’è un grande bisogno di sostegno psicologico. Se ne parla tanto, ma manca un supporto economico, per poterlo garantire a chiunque ne abbia necessità. E poi la scuola dovrebbe offrire agli studenti più occasioni di dibattito: nessuno ci ha mai chiesto cosa pensiamo dei femminicidi, o della guerra. Viene sempre prima la didattica». Anche per Arianna, la nostra scuola non risponde ai bisogni dei ragazzi: «In generale, in Italia, manca la cura dei luoghi collettivi. La scuola, soprattutto, qui come in tanti paesi del mondo, offre molte opportunità. Tutti noi dovremmo poter vederla vivere come un luogo in cui far fiorire e valere tante abilità e passioni, che invece spesso la nostra scuola nasconde o addirittura spegne».
La preoccupazione più grande è proprio questa: vedere le passioni spegnersi, guardare la vita passare, piuttosto che viverla fino in fondo. È la paura di non vivere al meglio il presente, prima che diventi passato. Come dice Leila, «di non godermi questi mesi, che non riavrò indietro». Oppure, la paura di un domani che non somigli ai sogni di oggi: la preoccupazione di Davide è di «condurre una vita piatta, priva di stimoli: una vita in cui mi trovo a fare ciò che non mi appassiona». O quella di Arianna, di «trovarmi a un certo punto in un vicolo cieco nella mia vita, senza avere più la possibilità di sfruttare come desideravo la mia esistenza».
Il futuro ideale, allora, non ha niente a che fare con la ricchezza, con il potere o con la possibilità di soddisfare ogni desiderio e piacere. Il sogno è invece quello di poter coltivare le proprie passioni, non dovendo rinunciare a ciò che si ama. Per Davide, «una vita felice e serena, fare un lavoro che riesca a coniugare passione e impegno lavorativo». Per Leila, «un futuro in cui non sarò costretta a fare ciò che non mi piace per guadagnare dei soldi, ripetendo la stessa noiosa routine tutti i giorni: un lavoro che mi appassioni e che mi renda felice». Non sogni impossibili, quindi, ma il desiderio di «costruire una vita semplice ma felice – dice Arianna – e nello stesso tempo di contribuire, nel mio piccolo, alla serenità delle persone accanto a me».
Per finire, uno sforzo d’immaginazione: il mondo improvvisamente tace e ascolta solo loro: Davide, Leila, Arianna. Cosa direbbero, o griderebbero, all’umanità? «Amate e siate gentili verso chi ci circonda, perché è sempre più difficile trovare persone pure, che sappiano davvero voler bene»: raccomanderebbe Davide. «Tutto ciò che succede di brutto nel mondo è orrendo e inutile, perché ognuno ha solamente una vita e tutti hanno il diritto di viverla. Nessuno deve sprecarla distruggendo le vite e i sogni altrui», griderebbe Leila. «Apprezzate o, come dicono spesso qui, ‘Appreciate’. Amate ciò che avete. E quando dovete fare una scelta, pensate solo a fare del bene. Quella sarà la scelta giusta», suggerirebbe Arianna.
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