Lotta alla violenza sulle donne, dati e testimonianze, tra legislazione italiana ed europea. È questo il ‘primo piano’ del mensile 50&Più, in uscita oggi per gli abbonati e i soci. Un viaggio che racconta storie di riscatto, di impegno sociale attraverso volti noti e meno noti.
Tra le pagine del numero di novembre di 50&Più – che la redazione ha voluto dedicare alla lotta alla violenza sulle donne – , le parole di Maria Grazia Cucinotta con ‘Vite senza paura’. Si tratta della fondazione da lei voluta attiva nella tutela dei diritti delle donne e dei bambini. L’intervista a Pina Picierno, europarlamentare e vice presidente del Parlamento europeo per spiegare cosa l’Europa è chiamata a fare per garantire la tutela dei diritti. Ma anche la storia di Cecilia, che dopo le violenze è tornata alla vita, la storia di Daniela e Paola che a Roma hanno fondato un centro antiviolenza.
Violenza sulle donne: i dati del fenomeno
I dati del Servizio Analisi Criminale – SAC – del Dipartimento Centrale di Polizia raccontano che tra gennaio e ottobre 2023 su 93 donne vittime di omicidio, 77 sono state uccise in ambito familiare, e 49 di loro dal partner o ex partner – rispetto alle 86 vittime dell’anno precedente, di cui 75 uccise in ambito familiare e 45 per mano del partner. Un trend in crescita. Aumentano anche gli atti persecutori, i maltrattamenti e le violenze sessuali. Ciò può essere dovuto anche ad una maggiore propensione delle donne a denunciare le violenze subite e, quindi, ad un miglioramento della sensibilità verso il fenomeno.
Un fenomeno che riguarda tutte, non solo donne giovani ma anche over65, quelle che, forse, più di tutte vivono situazioni di violenza a causa di alcuni stereotipi profondamente radicati nella cultura: mantenere unita la famiglia ed evitare scandali sono infatti tra i motivi più forti per cui queste donne non denunciano le molestie alle forze dell’ordine.
Il ruolo dell’Italia nel contrasto alla violenza
La violenza sulle donne è un fenomeno di portata pubblica. Ha a che fare con dinamiche di potere sproporzionate a vantaggio degli uomini, come è stato riconosciuto ufficialmente nel 1993 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Da allora, a livello statale, sono stati fatti molti passi avanti per contrastare il fenomeno. Basti pensare all’introduzione dei reati di violenza sessuale nel 1996 o di stalking nel 2009, o alla misura dell’allontanamento della persona maltrattante dall’abitazione. Un’altra tappa fondamentale nella lotta alla violenza alle donne è stata l’istituzione del 1522, il numero verde dedicato alle richieste di aiuto e di sostegno alle vittime e lo sviluppo di una rete di centri antiviolenza e di case rifugio. Oggi è operativo il “Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023”, una misura strutturale del nostro ordinamento volta a promuovere un’educazione culturale con cui combattere gli stereotipi di genere. Affinché ciò accada, tuttavia, sono necessari finanziamenti pubblici che sostengano tali misure ed iniziative. Finanziamenti che, ad oggi, non riescono ancora a coprire il fabbisogno complessivo delle reti e degli strumenti a sostegno alle donne.
Cecilia, una donna che ha ricominciato a sorridere alla vita
Nel primo piano abbiamo raccolto la testimonianza di Cecilia, una donna che, insieme al figlio piccolo Giorgio, è scappata da un compagno violento che abusava di entrambe. Ha trovato rifugio nella residenza DaMe sul lungomare di Crotone: si tratta di un housing sociale, un progetto promosso dalla cooperativa Kairos e sostenuto da Fondazione con il Sud, realizzato da Francesca e Luca, anche lei vittima di violenza che ha trovato la forza di reagire e di aiutare le altre donne. DaMe è un luogo in cui le donne e i loro figli possono riappropriarsi della propria autonomia e costruire relazioni sane. Cecilia racconta la sua esperienza, i momenti più duri per lei e suo figlio e la forza di riprendere in mano la propria vita. Dopo aver trovato rifugio per un breve periodo nella residenza, oggi vive da sola con il figlio ed entrambi continuano a frequentare DaMe, un luogo in cui hanno riscoperto l’amore.
I Cav, luoghi di ascolto per donne abusate
I centri antiviolenza sono luoghi nati dalle donne per le donne. Secondo l’Istat ce ne sono 373 in Italia. Abbiamo raggiunto Daniela Amato e Paola Lembo, presidente e operatrice del Cav Donna L.I.S.A., nato in seno all’associazione Donne in Genere e attivo nel III Municipio di Roma. Il centro fa parte della rete nazionale Di.Re, Donne in rete, che in tutta Italia conta più di 80 associazioni, più di 100 Cav e di 60 case rifugio. Il Cav fa formazione su tutto il territorio nazionale con l’obiettivo di estirpare la cultura patriarcale che c’è nel nostro paese. E accoglie le donne abusate. Qui le operatrici ascoltano le loro storie anche avvalendosi, se dovesse servire, della consulenza gratuita di due avvocatesse. Non c’è giudizio in chi ascolta, ma solo voglia di trovare insieme una via d’uscita e di sostenere la donna nelle sue scelte. Il percorso può essere lungo, perché la violenza ha tanti aspetti: fisica, psicologica, emotiva, economica, domestica. E termina quando una donna si sente sicura di sé e non è più intrappolata in una relazione che non la rende felice.
Intervista a Pina Picierno
Pina Picierno è la vicepresidente del Parlamento europeo. L’abbiamo raggiunta per avere un suo punto di vista sugli indirizzi europei e sulle azioni italiane sulla lotta alla violenza sulle donne. Il Parlamento europeo ha dato un segnale molto forte quest’estate, proponendo di definire come “stupro” i rapporti sessuali non consensuali. Oltre all’impegno europeo, è fondamentale che l’Italia si attivi per combattere la violenza, espressione di una cultura patriarcale che considera la donna un oggetto dell’uomo, di cui può disporre. Secondo la Picierno, la violenza si combatte con l’educazione e su questo l’Italia deve fare ancora molti passi avanti. Basti pensare alla povertà educativa generale, al Sud e nelle periferie, alla mancanza nelle scuole dell’insegnamento dell’educazione sessuale e alla parità di genere. Tra gli altri aspetti sui quali è stata intervistata, si è soffermata anche sul divario occupazionale tra uomo e donna, che si è acuito in seguito alla pandemia da Covid 19, e che contribuisce a rallentare il processo di emancipazione femminile.
Maria Grazia Cucinotta, attrice e attivista per i diritti delle donne
Oltre al primo piano, alla lotta alla violenza sulle donne è dedicata anche parte dell’intervista al personaggio del mese, Maria Grazia Cucinotta, attrice ma anche attivista. Fondatrice dell’associazione onlus “Vite senza paura”, collabora attivamente con altre professioniste per tentare di colmare quei vuoti legislativi che impediscono alla donna di essere tutelata al 100%. La sua associazione collabora anche con la Fondazione Artemisia – che tutela le fasce deboli della popolazione – che ha messo a disposizione i centri diagnostici per l’ascolto e il supporto a donne vittime di violenza. Insieme promuovono progetti nelle scuole per educare i ragazzi alla sessualità e al rispetto reciproco. Si battono affinché ci siano educazione sessuale e civica nelle classi, perché i ragazzi possano avere punti di riferimento e capire che la violenza non può mai essere accettata.
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