Paola Merelli, 67 anni, ex insegnante in pensione, ha affrontato una sfida straordinaria: la traversata a nuoto nello Stretto di Messina per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla malattia di Parkinson
Quella di Paola Merelli è una storia di resilienza e determinazione, iniziata con una diagnosi che ha cambiato la sua vita nel 2020. Proprio quando il mondo conosceva il suo primo lockdown per il Covid-19, Paola ha vissuto un isolamento nell’isolamento. In quel momento, la paura l’ha avvolta come una nebbia fitta, portando con sé un senso di impotenza e di solitudine. La vita sembrava averle tolto non solo la salute, ma anche la gioia di vivere. Ma Paola non si è lasciata sopraffare. Ha deciso di combattere e ha trovato nel nuoto e nell’attività fisica un modo per combattere gli effetti debilitanti della malattia.
Con il supporto incondizionato del marito Mimmo e del fratello Fabio, ha iniziato a nuotare nel mare di Marina di Pisciotta, ogni giorno per due ore. Mentre le onde accarezzavano il suo corpo, recitava mentalmente i versi delle poesie che amava, in particolare “Lassammo fa’ a Dio” di Salvatore Di Giacomo. Per Paola, la poesia era più di un semplice passatempo; era un modo per scandire il ritmo del suo respiro e per tenere viva la sua anima.
La sfida dello Stretto
La sua vita ha preso una nuova direzione quando ha deciso di partecipare alla “Swim for Parkinson”, una traversata a nuoto dello Stretto di Messina, un evento che ha riunito circa trenta nuotatori, tra cui altre persone con il Parkinson e i loro familiari. Tutti con lo stesso obiettivo: attraversare i quasi quattro chilometri che separano la Sicilia dalla Calabria.
Ha nuotato così da Capo Peloro, in Sicilia, a Cannitello. Ma non era solo una gara: mentre lottava contro le correnti, si è resa conto che in ballo non c’era solo la sua sfida. C’era anche quella di tutti coloro che si sentono soli nella battaglia. Mentre nuotava la sua mente era libera, trovando uno spazio immenso di sentimenti, ricordi e sogni.
Oltre la gara
Paola Merelli ha condiviso con il mondo la sua storia, ma ha anche ascoltato quelle degli altri partecipanti. Ha scoperto persone con una sensibilità straordinaria, ognuna con la propria lotta, ognuna con una luce che brillava nonostante le tenebre del Parkinson. Ha anche sottolineato l’importanza di creare maggiore consapevolezza sulla malattia e sulla mancanza di centri specializzati, in particolare nel Mezzogiorno dove molti pazienti si sentono abbandonati.
La traversata si è rivelata più di un’impresa sportiva; è stata una celebrazione della vita, un messaggio di speranza per chi si sente intrappolato nella malattia. Paola ha nuotato per tutti coloro che, davanti a una diagnosi, si chiudono in sé stessi smettendo di uscire di casa. Ha voluto dimostrare che, anche in mezzo alla tempesta, è possibile trovare la forza di rialzarsi e di lottare.
Oggi, questa ex maestra continua a nuotare, a recitare poesie e a condividere la sua esperienza. Ogni giorno è un nuovo inizio, un’opportunità per ispirare altri a non arrendersi. La sua storia è un invito a guardare oltre le difficoltà, a trovare la bellezza anche nei momenti più bui. Perché, alla fine, la vita è un viaggio e ogni bracciata può avvicinarci un po’ di più alla riva della speranza.
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