Quando si parla di longevità, ognuno ha i propri segreti. L’australiano Dexter Kruger, ad esempio, ha raccontato al Courier Mail che per raggiungere i suoi 110 anni non ha fatto altro che mangiare quando sentiva fame, bere quando aveva sete e dormire quando aveva sonno. Niente di più facile, insomma.
Il signor Kruger non nasconde, però, che possa essere anche una questione meramente genetica: «Due dei miei cugini hanno raggiunto i 100 anni e anche mia zia è riuscita a festeggiare i 103 anni. Io sono il più longevo della famiglia, ma dev’esserci senz’altro qualcosa di genetico». Eppure, secondo lui, i veri elisir di lunga vita vanno oltre il nostro DNA e possono nascondersi dietro al sorriso e all’ottimismo.
E lo sostengono persino alcuni studi dell’Università di Boston. Grazie ai dati raccolti dai team del Massachussets, infatti, è risultato che le persone più ottimiste hanno una vita mediamente più lunga e probabilità maggiori di raggiungere almeno gli 85 anni d’età. Sarà forse per questo che negli ultimi vent’anni è diventata sempre più famosa la “terapia del sorriso”, un approccio innovativo consolidato specialmente negli ospedali infantili e raccontato magistralmente nel film Patch Adams.
In Italia sono circa seimila i dottori che indossano i panni dei clown e si prendono cura dell’umore dei bambini nei reparti pediatrici, ma anche dei residenti delle case di riposo, dei degenti dei centri di riabilitazione e degli ospiti nei centri di accoglienza. La terapia non prevede un metodo standard, ma generalmente viene svolta in gruppi, soprattutto al mattino, in modo tale da favorire un umore allegro per tutta la giornata. Anche se la magia e le risate durano poco, infatti, quello che ne rimane è il buonumore che perdura negli ospiti della struttura e nel personale sanitario.
La forza motrice della clownterapia è proprio la risata, che, rilasciando endorfine nel nostro organismo, produce innumerevoli azioni benefiche per tutto il corpo. Ad esempio, sembra che la terapia del sorriso allontani la tensione e i pensieri negativi, aiutando a regolare la pressione sanguigna e il battito cardiaco fino ai ritmi sonno-veglia. Inoltre, la risata sembra sortire effetti positivi anche sul trattamento del dolore, allontanando per qualche tempo la sofferenza.
Tra le organizzazioni che svolgono questa attività con i senior c’è anche Geroclowns, una realtà che dal 2011 viaggia per tutta la Svizzera portando allegria e umorismo a tutti i residenti delle case di riposo. A sperimentare questo approccio, già dall’inizio degli Anni 2000, ci sono anche gli ospiti della struttura Aranda di Giubiasco, nel Canton Ticino.
Lo ha raccontato il direttore Bruno Cariboni al quotidiano svizzero laRegione: «Questa terapia, così come la musicoterapia oppure la pet therapy, è stata implementata nella nostra offerta per cercare di far sentire a casa chi viene a vivere nella nostra struttura. Ovviamente nessuno è obbligato a prender parte a queste attività, ma generalmente notiamo che soprattutto le persone con patologie neurodegenerative trovano un momento di conforto quando i clown entrano in azione».
Ma c’è anche chi non si accontenta di allietare i senior con i propri spettacoli e li coinvolge direttamente insegnando loro le arti circensi. È il caso di Circus Move, l’associazione americana che dal 2004 si occupa di insegnare la giocoleria anche ai residenti di alcune case di riposo.
(Foto: Claudio Stocco/Shutterstock.com)
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