La proposta di inserire nella prossima Legge di Bilancio una tassa sul contante per favorire l’utilizzo della moneta elettronica richiede più approfondite riflessioni sui presupposti di un’eventuale decisione. Proprio su questo tema l’Italia è accusata di essere la pecora nera della Ue, di rappresentare i “cavernicoli” del digitale, di rifiutare il futuro, di favorire furbetti e criminali.
Questi pregiudizi sono smentiti innanzitutto dai dati dell’Osservatorio Carte di credito e Digital payments (Crif), che rivelano invece un aumento del 6,8% dei pagamenti elettronici effettuati fra il 2017 e il 2018. Inoltre, non è affatto vero che siamo gli unici nella Ue ad utilizzare ancora il contante. La media europea è di 117 transazioni pro capite annue. Noi siamo a meno della metà (55,9) e ci batte persino la Germania (54,9).
Ma altrettanto falsa è l’idea che l’Italia sia un Paese di trogloditi che preferisce il baratto ai moderni sistemi di pagamento. Nel nostro Paese, nel 2018, c’erano in circolazione 28,3 milioni di carte di credito contro i 23,4 milioni del 2017. I bancomat, invece, erano 56,3 milioni (erano 54,1 nel 2017). Quanto agli importi medi, i dati ufficiali dicono che i pagamenti in contanti sono in media di 13,57 euro, mentre quelli con carta di credito hanno un valore medio di 37,7 euro; assegni e bonifici si usano quando l’importo supera i 200 euro. Più la cifra dei pagamenti è alta e meno le persone scelgono il contante con la conseguenza che questa pratica non genera, in realtà, consistenti volumi di “presunta” evasione fiscale.
Quanto al limite nell’utilizzo del contante, è bene precisare che in 11 Paesi europei non esiste. E fra questi troviamo Germania e Regno Unito. In Italia il limite ammonta a 3.000 euro e il tasso di evasione stimato è del 20%; in Svizzera, dove il tetto sale a 95.000 euro, è di appena il 7%.
Per quanto concerne gli anziani, nel 2012, per il pagamento della pensione sopra i 1.000 euro, è stato introdotto l’obbligo di dotarsi di un conto corrente. Gli istituti bancari, di contro, non hanno offerto prodotti a costo zero e continuano a far pagare canoni e commissioni. Chi ha superato una certa età, fa comunque fatica ad adattarsi ai nuovi prodotti digitali, alle banche on line e ai pagamenti elettronici. In alcuni casi avviene per abitudine, ma molto più spesso c’è un’evidente difficoltà a gestire i nuovi strumenti. Gli ultimi dati Bankitalia segnalano che la fascia di età over 65 effettua in media il più alto numero di transazioni pro-capite, utilizzando il contante nell’85,4% dei casi e le carte nel 13,5%. Tra gli strumenti alternativi si usano ancora molto gli assegni.
Queste nuove modalità di pagamento non riguardano solo l’utilizzo di carte di credito e debito/bancomat ma anche la gestione di conti correnti on-line (attraverso cellulari o computer). In tale ambito la polizia di Stato ha segnalato nell’ultimo anno la crescita di truffe on line a danno di anziani. Queste situazioni spesso, anche in sede giurisprudenziale, inducono la magistratura a prevedere reati di tipo “circonvenzionale” e condanne a carico di banche e compagnie telefoniche per non aver tutelato persone vulnerabili per età, assenza di rapporti sociali o particolarmente “inesperte” in tecniche digitali.
A livello istituzionale sono stati realizzati interventi a macchia di leopardo. La Polizia postale ha diffuso specifiche indicazioni di salvaguardia dai meccanismi di truffa digitale. A maggio di quest’anno è stato istituito, presso il Ministero dell’Interno, un fondo da due milioni di euro per il contrasto e la prevenzione delle truffe agli anziani. A questo fine, ad esempio, punta il rinnovo dell’accordo fra la Polizia di Stato e Vodafone Italia ( 27 settembre u.s.) per la prevenzione e il contrasto dei crimini informatici. E’ assente, tuttavia, un’ azione coordinata a livello nazionale che, coinvolgendo tutti gli attori (Banche, Forze di sicurezza, Compagnie Telefoniche, Gestori delle carte di credito etc) realizzi una azione sistemica di contrasto alle truffe.
Alla luce di ciò si comprendono anche le critiche sollevate sulla tassa del contante da parte di Confederazioni imprenditoriali e Associazioni dei consumatori. Tutti hanno sottolineato che sono soprattutto gli anziani ad essere colpiti dalle nuove norme. Molti attori hanno proposto di offrire una contropartita a tale disagio prevedendo, ad esempio, il riconoscimento di un credito d’imposta al consumatore sugli acquisti di beni e servizi. Un ulteriore incentivo potrebbe essere la diffusione di carte Bancomat o prepagate senza costi di emissione per gli over 65.
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