Tolleranza zero per gli immigrati che non rispettano le regole minacciando lo stato. Per gli svedesi la sicurezza viene prima di tutto
La Svezia cambia le regole sulla cittadinanza. Una maggioranza politica trasversale ha proposto al governo la modifica della Costituzione per rimuovere lo status di cittadino in caso di reati contro lo stato. La norma verrebbe applicata agli immigrati condannati per spionaggio o tradimento. O per aver ottenuto la doppia cittadinanza fornendo false informazioni o corrompendo i funzionari. Oppure per i reati di cui si occupa la Corte penale internazionale: genocidio, crimini di guerra, crimini contro l’umanità e aggressione. Ad oggi in Svezia la Costituzione non consente a revoca della cittadinanza in nessun caso.
Guerra alle bande organizzate
La proposta fa parte di un pacchetto di riforme che saranno votate in parlamento nel 2026, ma mostrano il cambio di clima che il paese sta attraversando. Il ministro della Giustizia Gunnar Strömmer , in una conferenza stampa, ha pubblicamente ammesso che la Svezia sta affrontando “minacce molto gravi alla sicurezza”. Tra queste, l’estremismo violento in crescita e la criminalità organizzata, che molto spesso porta a termine i suoi piani criminali nella vicina Danimarca. Dove invece la revoca è possibile per un atto «gravemente pregiudizievole per gli interessi vitali dello Stato».
Un paese accogliente
La Svezia, un tempo molto accogliente verso gli immigrati, sta modificando la sua politica migratoria, restringendo l’accesso alla cittadinanza e aumentando i requisiti per i richiedenti asilo. Terzo Paese in Europa per numero di richieste di asilo politico e primo per numero di rifugiati pro-capite nel continente, la Svezia ha fatto della politica dell’accoglienza il proprio tratto caratteristico nella gestione della crisi migratoria. La Svezia accoglie profughi e rifugiati politici da diversi continenti. Quasi il 24% della popolazione ha origini straniere (nati all’estero oppure con uno o entrambi i genitori nati all’estero). Il 15% della popolazione è nato all’estero: in testa Finlandia (170.000) ed Iraq (121.000).
Addio al modello svedese
Sono 200 le nazionalità rappresentate. Ma ad oggi, si legge sul portale dell’Ambasciata, La politica migratoria della Svezia sta subendo un cambio di paradigma. Il Governo sta intensificando gli sforzi per ridurre, nel pieno rispetto degli impegni internazionali assunti dalla Svezia, il numero di migranti che giungono irregolarmente in Svezia. Stoccolma, seguendo un approccio più pragmatico, sta adottando misure di carattere più stringenti per il rimpatrio dei richiedenti asilo le cui domande non sono state accolte. All’inizio dell’anno il governo ha annunciato che gli immigrati in cerca di cittadinanza dovranno vivere nel Paese per otto anni, anziché cinque, prima di poter presentare domanda.
I precedenti in Europa
Il paese scandinavo non è il solo a fare “marcia indietro” nelle politiche migratorie. In Italia la legge n. 132/2018 ha introdotto la revoca della cittadinanza italiana acquisita per matrimonio, naturalizzazione o compimento della maggiore età. Una norma diretta a coloro che abbiano riportato una condanna definitiva per alcuni reati in materia di terrorismo ed eversione dell’ordinamento costituzionale. Anche la Spagna prevede la revoca per lo straniero che l’abbia acquisita in maniera fraudolenta o abbia commesso reati gravi a danno dello stato, come terrorismo e traffico di armi.
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