Una rassegna delle norme più significative – e delle rispettive promotrici – che hanno cambiato il volto del Paese, contribuendo a combattere le discriminazioni e a tutelare i più fragili.
Dietro le grandi leggi, ci sono spesso grandi donne: leggi che hanno trasformato il volto dell’Italia, segnando conquiste civili e sociali di cui ancora oggi raccogliamo i frutti. Per lo più leggi “sociali”, volte a tutelare i fragili, a superare le discriminazioni, a promuovere l’inclusione: leggi delle donne, ma non solo per le donne. Qui abbiamo scelto le più significative, per raccontare la storia dell’impegno politico e legislativo delle donne nel nostro Paese.
Il nostro viaggio inizia nel 1950, quando Teresa Noce e Maria Federici promuovono la legge per la “Tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri” (n. 860/1950), che tra l’altro introduce il divieto di licenziamento fino al compimento del primo anno di vita del figlio. Nel 1958, la senatrice socialista Lina Merlin presenta una legge che prende il suo nome: la n.75/1958, contro lo sfruttamento della prostituzione.
Saltiamo ora al 1967, quando la senatrice Maria Pia Dal Canton, con la Legge 431, rivoluziona la cultura dell’adozione, ponendo al centro il diritto del bambino ad avere una famiglia, piuttosto che il diritto dei genitori ad avere un figlio. Qualche anno dopo, nel 1975, quattro parlamentari uniscono le forze, per portare avanti la Riforma del diritto di famiglia (n. 151/1975): sono Nilde Iotti, Giglia Tedesco, Franca Falcucci e Maria Eletta Martini. Grazie a questa legge, “il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti ed assumono i medesimi doveri”: una conquista epocale, in una società segnata ancora dal patriarcato.
Dobbiamo a una donna anche il superamento delle classi “speciali” e quindi il primo, ufficiale impegno per l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità: è l’allora ministra della Pubblica Istruzione Franca Falcucci, con la Legge n. 517/1977.
In quello stesso anno, troviamo il volto di Tina Anselmi, prima donna ministro della storia italiana, dietro la legge che sancisce la “Parità di trattamento di uomini e donne in materia di lavoro” (n. 903/1977): l’inizio di un’altra conquista epocale, su cui ancora resta tanto da fare. Non è una donna, ma ci sono tante donne, dietro la Legge 194, che nel 1978 definisce la “tutela sociale della maternità e l’interruzione di gravidanza”: essa è frutto delle battaglie portate avanti negli Anni ’70 dai movimenti femminili e femministi.
Arrivando con un balzo agli Anni ’90, ecco altri volti e nomi di donne, accanto a leggi storiche: Rosa Russo Iervolino, ministro degli Affari sociali dal 1987 al 1992, sostiene e fa approvare, tra le altre, la “Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”, nota come Legge 104, seguita con particolare passione anche dalla deputata Leda Colombini.
Dal 1993 al 1994 il ministero della Sanità sarà in mano a Maria Pia Garavaglia, successivamente commissario straordinario e poi presidente della Croce Rossa. Soprattutto a lei si deve la Legge 42/1999, pietra miliare per il riconoscimento e l’indipendenza delle professioni sanitarie.
Dal 1996 al 2001, ci sarà Livia Turco, ministra delle Politiche sociali, dietro una serie di leggi fondamentali: come la Legge 285/97 per la promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che ha messo in moto tanta creatività e progettazione sociale. Ma anche la cosiddetta “legge della dignità”, ovvero la “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” (n. 328/2000).
Ma arriviamo alle elezioni del 2013, quando le donne conquistano il 31% dei seggi. La legislatura si apre con l’approvazione della cosiddetta “Legge sul femminicidio” (n. 75/2013), con cui, su proposta di Federica Mogherini e di altri deputati e deputate, viene ratificata la Convenzione di Istanbul. Molte altre sono le leggi condotte in porto da donne, tra cui la prima legge nazionale sull’autismo (n. 134/2015), voluta dalla senatrice Paola Binetti; il “Codice Rosa”, approvato come emendamento alla Legge di Bilancio del 2016, per iniziativa della deputata Fabrizia Giuliani; e la legge per il “Dopo di noi” (n. 112/2016), portata avanti dalla deputata Elena Carnevali e dalla senatrice Annamaria Parente.
Anche nella lotta contro la povertà, le donne sono in prima linea: “madre naturale” del Reddito di Cittadinanza (Legge n. 26/2019) si considera la senatrice Nunzia Catalfo. Porta un nome di donna anche la prima legge sui minori stranieri non accompagnati (n. 47/2017), conosciuta come “Legge Zampa”, dal nome della sottosegretaria alla Salute, che l’ha portata avanti con tenacia e determinazione.
Arriviamo ai giorni nostri e troviamo la “Legge Lorenzin” (n. 18/2020), dal nome dell’allora ministra della Salute; la “Delega al governo in materia di disabilità”, portata avanti dall’allora ministra per le Disabilità Erika Stefani; e il Family Act (n. 32/2022), voluto dalla Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti.
Alla fine del 2022, per la prima volta nella storia d’Italia, viene eletta una donna presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Citiamo solo alcune delle leggi che portano la sua firma: le “Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane” (Legge 33/2023), ma anche le nuove misure di contrasto alla povertà (Legge n. 85/2023), entrambe portate avanti dalla premier e dalla ministra Calderone. Tra gli ultimi provvedimenti promossi dalla premier Meloni c’è il Piano Mattei (n. 2/2024), per la costruzione di un nuovo piano di sviluppo e cooperazione tra l’Italia e gli Stati del Continente africano.
La storia dell’Italia è stata scritta dalle donne. C’è da immaginare – e da sperare – che lo sarà anche il suo futuro.
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