Carla Lorenzina Stefanoni ha 73 anni, vive a Cesana Brianza, un paesino in provincia di Lecco. É una mamma e una nonna e, in questi giorni, sta svolgendo l’esame per ottenere il diploma di terza media. Ha frequentato, infatti, il Centro Provinciale di Istruzione Adulti CPIA Fabrizio de André di Lecco, nella sede di Oggiono che, tra le tante attività, propone anche corsi per il conseguimento della licenza di scuola secondaria di primo grado per gli adulti. Carla era in classe con compagni di altre nazionalità e tutti più giovani di lei. Al termine di questo anno di scuola le abbiamo chiesto di raccontare la sua esperienza.
Tornare sui banchi di scuola a 73 anni per conseguire la licenza media. Perché?
Era tanto tempo che desideravo continuare gli studi e terminare il primo ciclo didattico d’istruzione. Mi è sempre piaciuto molto studiare, ma le condizioni dell’epoca non me lo permisero. Ero la maggiore di sei fratelli e mia madre aveva bisogno che la aiutassi a casa. Così ho imparato a cucire, a lavare, a fare i mestieri. Poi, nel corso degli anni, avrei voluto riprendere il mio percorso di studi, ma non ho mai potuto per un motivo o per un altro. Quando è arrivato settembre 2023, mi sono finalmente decisa. Ho contattato il Cpia di Oggiono e sono andata a fare un colloquio conoscitivo. All’inizio ero molto titubante, ma i professori mi hanno incoraggiato, mi hanno detto che potevo farcela e così mi son buttata.
Come ha reagito la tua famiglia a questa novità?
I miei familiari e i miei amici mi hanno guardato con occhi stralunati. “Ma cosa ti viene in mente, metterti a studiare alla tua età?”, mi dicevano tutti. Ma non mi sono lasciata demotivare. A me piace stare sui libri e poi sono una persona molto curiosa. “Io provo – rispondevo – se poi non riesco posso sempre smettere”.
E come è andata?
È stato un bellissimo viaggio. Più partecipavo a scuola, più mi sentivo attratta dalle materie. Son sempre stata un’appassionata di scrittura e anche di matematica. Ma non avevo mai studiato inglese e tecnologia, ad esempio, che però mi affascinavano. Man mano che il tempo passava io mi sentivo proprio bene, mio marito e le mie amiche mi dicevano che ero ringiovanita. In tanti mi hanno chiesto come facessi a tenere a mente tutte le informazioni, ma stando attenta in classe e rivedendo il materiale a casa sono riuscita.
I tuoi compagni di classe, per un intero anno scolastico, sono stati tutti ragazzi stranieri. Cosa significa per te l’integrazione?
Sono entrata in empatia con loro, ho ascoltato le loro storie, visto da dove arrivano e la fatica che hanno fatto per essere qui, oggi. All’inizio erano un po’ spaesati, perché si son trovati davanti non solo ad una lingua diversa, ma anche a schemi culturali molto differenti dai loro paesi d’origine. Hanno fatto tanti sacrifici in questi mesi, io ho cercato di incoraggiarli e di spronarli al meglio, per far sì che siano i prossimi futuri cittadini italiani.
In un certo senso anche tu ti sei dovuta integrare. Come ti sei sentita?
In effetti all’inizio tutti mi guardavano un po’ stupiti e mi chiedevano chi fossi. Alcuni pensavano che fossi la prof, altri la collaboratrice scolastica, altri credevano che fossi la mamma della prof. E quando io rispondevo che ero semplicemente lì per studiare, loro non se ne capacitavano. “Ma tu sei italiana!” mi dicevano.
Per te si è trattato di un viaggio nel viaggio: alla scoperta di culture e mondi lontani.
È stato bellissimo e mi ha incuriosito molto. Ho scoperto le culture dei miei compagni: ho conosciuto l’Africa ed ora che con le mie nipoti dobbiamo pianificare il viaggio estivo beh… io vorrei andare in Marocco. Una mia compagna di classe ha fatto la tesina finale sulla pianta dell’Argan e mi piacerebbe molto vederla dal vivo.
Cosa ti è rimasto dei tuoi compagni di classe?
Tante cose, tanti momenti, tanti aneddoti. C’era Zineb, ad esempio, che mi aspettava sempre quando finiva la scuola, uscivamo insieme e mi chiedeva sempre aiuto. Lei non capiva bene l’italiano, è stato molto faticoso il suo percorso scolastico. Ma io ho apprezzato la sua determinazione: è una donna marocchina con tre figli, non era mai andata a scuola e nonostante tutte le difficoltà è venuta fino alla fine. E poi c’era Khady, la mia compagna di banco, lei ha avuto un po’ di problemi di salute ed io l’ho sempre incoraggiata e le ho dato consigli, anche su come barcamenarsi nel nostro sistema sanitario. E poi c’era Mamadou, il più bravo della classe, quando arrivavo gli chiedevo sempre di controllare se avevo fatto bene i compiti, soprattutto i risultati di matematica!
Consiglieresti ad un tuo coetaneo di fare questo percorso?
Assolutamente sì, perché ti cambia la vita! E poi ora le mie amiche, scherzosamente, mi chiamano “Prof!”. Vuoi mettere la soddisfazione?
© Riproduzione riservata