Dopo aver lavorato come ingegnere nell’industria automobilistica per trent’anni, Anne Youngson ha provato a realizzare un sogno nel cassetto. Quello di diventare una scrittrice professionista.
Una volta in pensione, dopo aver frequentato un master in Scrittura creativa all’Università di Oxford, ha cominciato a dedicarsi al suo romanzo Meet me at the museum (“Incontrami al museo”) e poi ha inviato il manoscritto ad un concorso letterario. La sua storia è piaciuta e un editore l’ha contattata per proporle la pubblicazione.
La paura di dire la propria età
«Quando mi hanno chiamata mi sono subito preoccupata della mia età – ha poi raccontato Youngson – e ho pensato che appena avessero scoperto quanti anni avevo, il loro atteggiamento nei confronti del mio romanzo sarebbe cambiato».
Invece la storia è andata diversamente, e a settant’anni l’ingegnere Youngson è entrata a pieno titolo nel mondo della letteratura. Meet me at the museum è la storia di una corrispondenza fra il curatore di un museo e una signora che decide di chiedere informazioni su un’opera antica in esposizione, che diventerà un viaggio alla scoperta reciproca, e delle individualità dei due protagonisti.
A 73 anni sta scrivendo il suo terzo romanzo
Da questo libro di debutto uscito nel 2018, selezionato per il Costa First Novel Award, Anne Youngson non si è più fermata: il suo secondo romanzo, Tre donne e una barca, è stato pubblicato l’anno scorso, e ora, a 73 anni, si sta dedicando alla sua terza opera. «Spesso la gente mi chiede se avrei voluto cominciare prima – ha dichiarato -, ma onestamente non lo so, e probabilmente non avrei scritto da giovane dei romanzi così riflessivi, e soprattutto non avrei mai avuto il coraggio di pensare che qualcuno potesse essere interessato a leggermi».
La vecchiaia e il suo senso di libertà
In effetti, la passione per la scrittura per lei non è nata con la pensione. Il coraggio di mettersi in gioco però, quello sì, è arrivato con la maturità. Da trentenne la Youngson aveva già scritto un romanzo nelle pause pranzo in azienda. Ma senza parlarne con nessuno.
«Non ho mai avuto intenzione di divulgarlo – ha ammesso -, la scrittura era il mio passatempo privato e mi dava soddisfazione senza il bisogno che gli altri ne sapessero qualcosa». Per fortuna poi ha cambiato idea: «Quando invecchi cominci a capire che non è così importante quello che gli altri potrebbero pensare di te, e allora decidi di metterti in gioco. Sono una grande fan della vecchiaia, e tutti dovrebbero sperimentarne il senso di libertà».
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