La riforma della legge sulla non autosufficienza migliora l’assistenza domiciliare, amplia il catalogo dei servizi e vieta alle persone condannate per reati sessuali di lavorare nelle Rsa. Per le associazioni è un grande passo avanti, ma i fondi restano un’incognita
Una legge sulla non autosufficienza che copra le necessità delle persone anziane non autosufficienti nella vita quotidiana. Questo l‘obiettivo della riforma approvata l’11 febbraio e voluta dal governo spagnolo 18 anni dopo l’approvazione delle prime norme sulla dipendenza. E che arriva dopo 10 anni di tagli che – secondo la maggioranza – hanno smantellato il sistema. Il ministro dei Diritti sociali, Pablo Bustinduy, l’ha fortemente voluta per “costruire un sistema pubblico di assistenza che meriti questo nome”. In Spagna, oltre il 10% della popolazione (tra 4,4 e 6,5 milioni di persone) necessita di cure e sostegno , e il 70% di questo è fornito dalle famiglie stesse, principalmente dalle donne, ha ricordato.
Stop ai lavoratori con precedenti penali nelle Rsa
Tra le novità introdotte, l’abolizione dell’articolo che vieta l’incompatibilità delle prestazioni, permettendo ai beneficiari di non dover più scegliere – ad esempio – se andare in un Centro diurno o essere assistiti nella propria abitazione. Inoltre, a tutte le persone con un qualsiasi grado di disabilità, verrà automaticamente riconosciuta una disabilità del 33%. Per frenare violenze ed abusi, non saranno accettati nelle residenze per anziani lavoratori con precedenti per reati sessuali.
La teleassistenza diventa un diritto per i familiari caregiver
La legge sulla non autosufficienza risponde ai criteri di urgenza in caso di violenza, isolamento o alloggio inaccessibile. L’assistenza personale non sarà più una prestazione economica legata ad un servizio e sarà inserita nel Catalogo dei servizi per la promozione dell’autonomia e la cura della dipendenza. Per sostenere i familiari la teleassistenza è inclusa per “tutte le persone a carico”.
Abitazione condivisa o alloggio indipendente: spazio alle esigenze individuali
Fulcro della riforma è l’assistenza domiciliare, che prevede due modalità. La prima offre un’esperienza di vita comunitaria, in un’unica abitazione dove le persone non autosufficienti condividono spazi e decisioni. La seconda, rispecchiando il cohousing, consiste in un alloggio dignitoso e adeguato in una struttura collettiva. Una soluzione che garantisce una maggiore privacy, offrendo la possibilità di accedere a servizi comuni e di vivere in un contesto sociale.
Residenze del futuro: accoglienti e inclusive
Infine, le residenze dovranno essere un ambiente di “fiducia e benessere, accogliente, inclusivo, accessibile e di piena partecipazione alla comunità”. Dovranno fornire il supporto necessario “per lo sviluppo di un progetto di vita autonomo e significativo. Ponendo al centro dell’attenzione le proprie preferenze, i propri diritti e la propria privacy”. Garantiranno anche “un importo minimo per le spese personali destinate a promuovere il benessere fisico ed emotivo”
La sfida dei finanziamenti per la legge sulla non autosufficienza
Resta il nodo dei finanziamenti, un problema non solo spagnolo. Le associazioni temono che la legge non abbia le risorse necessarie per l’applicazione. Peraltro Pablo Bustinduy promette che questa “riforma ambiziosa” invertirà i tagli del precedente governo. La legge, prosegue, è necessaria per “definire un nuovo modello di assistenza incentrato sulle esigenze del XXI secolo”. Intanto, ha ricordato, che nel 2024 le Comunità hanno ricevuto oltre 2.000 milioni di euro di fondi europei e un contributo di 3.411 milioni dallo Stato.
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