È comune la conoscenza, per esperienza diretta o indiretta, delle opportunità che dispositivi e sistemi tecnologici offrono a favore dello sviluppo di servizi innovativi. Il valore aggiunto di questi nuovi oggetti, che si definiscono “smart”, sta proprio in questa capacità di acquisire ed elaborare dati provenienti dalla realtà che viviamo e comunicarli in un’ottica di rete, creando meccanismi di interazione con i dispositivi personali. Dunque la premessa necessaria è che non può esistere una smart city senza cittadini smart e soprattutto senza anziani smart.
In questa fase di sviluppo e diffusione di nuove tecnologie, più che mai è importante ribadire che accessibilità e facilità d’uso dovranno essere componenti essenziali e dei nuovi ambienti “intelligenti”, ponendo le basi per il superamento del “digital divide” (ovvero l’esclusione dall’accesso alle tecnologie dell’informazione legata a diversi fattori, quali limiti di conoscenza o disabilità) e realizzando città capaci di accogliere, fornire servizi sulla base dei principi di collaborazione ed equità sociale e stimolare la nascita e il mantenimento di rapporti che potranno essere vissuti grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie.
Negli ambienti urbani le applicazioni tecnologiche e i relativi servizi possono agire a favore dell’accessibilità, migliorando ad esempio la componente informativa legata a servizi e attività. Un eccesso di informazione aiuta le persone (a maggior ragione quelle fragili, come l’anziano), poiché non solo allarga lo spazio di azione degli individui, ma contemporaneamente fornisce loro gli strumenti per muoversi con più facilità all’interno del loro ambiente. Il possesso di conoscenze agisce poi favorevolmente anche sulla mobilità, diminuendo il senso di insicurezza normalmente associato ai luoghi e alle attività non conosciute.
Inoltre le stesse tecnologie possono ridurre il bisogno di spostarsi, offrendo la possibilità di accedere a servizi ed attività direttamente da casa. Anche e soprattutto l’ambito domiciliare deve essere quindi coinvolto in questa evoluzione verso la creazione di un ambiente accessibile, sicuro e attivo nell’erogare facilitazioni e servizi in grado di agevolare la gestione delle attività quotidiane.
L’insieme dei servizi di cui sopra, prende il nome di Servizi di Active and Assisted Living (AAL, che fa riferimento ad una vita attiva e assistita) dall’omonimo Programma di Ricerca della Unione Europea, che dal 2014 stimola l’introduzione di soluzioni innovative all’interno dei sistemi di assistenza e cura dei Paesi membri. Il ruolo di queste nuove soluzioni tecniche, personalizzabili in relazione alla persona e il suo rapporto con l’ambiente, può avere un importante impatto su diversi aspetti legati all’abitare, sia in relazione alla sicurezza e alla prevenzione degli incidenti domestici, sia al supporto delle relazioni che la persona ritiene importanti per la propria vita sociale.
Allo stesso tempo rappresentano soluzioni che possono alleggerire il carico assistenziale dei caregivers familiari, permettendo un monitoraggio dell’assistito dal proprio PC o smartphone. Stiamo parlando dell’evoluzione dei sistemi di teleassistenza, dove internet, sensori e smartphone hanno sostituito la linea telefonica tradizionale e il più classico dispositivo di telesoccorso. Il valore aggiunto dei nuovi sistemi sta nella capacità di memorizzare ed elaborare i dati sulle attività domestiche, fornendo informazioni immediate su eventuali variazioni nel comportamento e prospetti a medio e lungo termine utili ad individuare variazioni sensibili nei comportamenti in un’ottica di prevenzione.
Oggi le prime soluzioni AAL evolute iniziano ad affacciarsi sul mercato: l’acquisizione di una sempre maggior confidenza con gli strumenti tecnologici, anche da parte delle fasce più anziane della popolazione permette di ipotizzare un sempre maggior ricorso alle soluzioni tecnologiche.
SINTESI DI: Smart City e Active Assisted Living Senior, Carlo Montanari, www.abitareeanziani.it, 01-02-2018
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