Se fosse uno Stato sovrano, la sua economia si posizionerebbe, per dimensioni, alle spalle solo di due colossi come Stati Uniti e Cina.
La Silver Economy, con il suo giro di affari e di consumi legati alla fascia di popolazione oltre i 60 anni di età, rappresenta un mercato dalle enormi potenzialità, ancora tutte da esplorare.
Secondo l’ultimo report della Commissione Europea, chi appartiene a questo mondo ha consumato, solo nel 2015, circa 3,7 mila miliardi di euro in beni e servizi, contribuendo per 4,2 mila miliardi di euro al Pil europeo e sostenendo 78 milioni di posti di lavoro in tutta l’Unione.
Sono numeri in costante crescita. Una crescita stimata in un 5% annuo, superiore quindi a tutte le grandi economie del mondo, fatta eccezione per Cina e India, principalmente per l’aumento della popolazione di riferimento che, nel 2025, si attesterà intorno ai 222 milioni di persone (42,9% del totale).
Ma come spendono i loro soldi i senior? Per capirlo bisogna considerare che, in genere, si distinguono in due macro-categorie: quella degli “anziani-anziani”, riconducibili alle tematiche della non autosufficienza e della fruizione dei servizi sanitari, e quella degli “anziani-giovani”.
Questi ultimi sembrano essere più incisivi a livello di consumi, visto l’apporto che possono dare allo sviluppo economico grazie alla loro salute psico-fisica, una condizione che li aiuta a vivere attivamente. Inoltre, a loro volta, possono essere suddivisi fra chi vuole rimanere al lavoro e chi preferisce spendere la quiescenza godendosi il tempo libero.
Nei prossimi anni, il modo in cui queste due esigenze saranno armonizzate e agevolate da adeguate politiche per la terza età definirà i profili di sviluppo della Silver Economy.
Ad esempio, per chi volesse continuare a lavorare sarebbe utile che gli Stati, invece di prevedere divieti di cumulo fra pensione e redditi da lavoro, favorissero il pieno dispiegamento delle loro capacità ed esperienze. Come? Ad esempio potenziando i compiti formativi delle “Università della Terza Età”, rendendole ancora più “age friendly”, cioè più in grado di supportare la volontà di iniziare una seconda carriera, l’apprendimento intergenerazionale e l’implicarsi attivamente nella comunità.
In un’azienda la convenienza economica di liberarsi di un senior per un giovane, non ammortizza la perdita di competenze. Basti dire che negli ultimi anni la proporzione degli over 55 che ha avviato una propria attività, come ha rilevato il gruppo bancario Barclays nel Regno Unito, è cresciuta del 140%. Nel settore delle start-up, quelle avviate dai cosiddetti “olderpreneurs”, ovvero older people and enterprice, sono sopravvissute maggiormente rispetto a quelle create dai più giovani. Gli over 55 che avviano nuove imprese, hanno competenza, esperienza e rete di contatti, ma anche più tempo e disponibilità economiche.
Per chi è deciso, invece, a vivere la sua “seconda giovinezza” come “consumatore”, il cosiddetto Silver Tourism potrebbe essere la soluzione adatta, grazie alla crescita costante degli over 50 che viaggiano o impiegano in modo attivo il loro tempo libero.
Circa 140 milioni di turisti over 60 sono attesi in Europa nel 2030, secondo il rapporto della Commissione Europea: il quadruplo di quelli del 2010. La maggior parte arriverà dall’Asia, quindi Sud e Nord America ed Europa. In pratica un raddoppio rispetto al 2013, quando hanno viaggiato 76 milioni di over 65.
Ma anche se oltre l’80% dei turisti over 50 ritiene che continuerà a viaggiare almeno fino a 75 anni, l’offerta di mercato in questo settore è ancora immatura. Per questo la Commissione Europea sta lavorando a una roadmap sul Silver Tourism: lo scopo è supportare le aziende in questa opportunità di crescita.
Soluzioni come migliori infrastrutture, trasporti accessibili, hotel age-friendly e tecnologie inclusive, o anche solo la previsione di una specifica assistenza medica nei pacchetti di viaggio, restano esperienze isolate.
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