Da un sondaggio emerge che la quasi totalità degli italiani è d’accordo sul nuovo modello di assistenza di prossimità, che prevede il sorgere di nuove strutture chiamate Case di Comunità.
La medicina di prossimità è il modello proposto dalla riforma sanitaria prevista dal PNRR. Una svolta epocale per il sistema sanitario, che intercetta aspettative e bisogni della cittadinanza. “La sanità che vorrei” è la survey realizzata da Meridiano Sanità e Cittadinanzattiva. Al sondaggio hanno preso parte 1.119 cittadini (58,4% donne e 41,6% uomini); il 60,7% ha un’età compresa tra 51 e 74 anni, il 22,4% tra 31 e 50. Il 48% è attivo sul piano lavorativo, il 40% è pensionato; il 37% vive in una metropoli e il 33% in una città di provincia. Il 96,7% dei partecipanti si è espresso favorevolmente, dimostrando l’urgenza di un sistema sanitario più accessibile e vicino alle persone, a prescindere dall’età, dallo stato di salute e dalla zona di residenza.
Un polo di riferimento per tutta la Sanità
Una nota congiunta di Meridiano Sanità e Cittadinanzattiva spiega che la disponibilità di un’assistenza H24 – 7 giorni su 7 – non è apprezzata solo dai giovani. Ma anche dalle persone che si trovano in una situazione di comorbidità e che così hanno accesso a tutti i percorsi di cura in un solo luogo. Tanto da essere favorevoli ad un allargamento delle competenze, che includa il supporto psicologico e il sostegno alla terza età.
Il medico di medicina generale
Dalle risposte appare che la figura di riferimento resta ancora il medico di medicina generale, che peraltro dovrà svolgere parte del suo operato anche nelle Case di comunità. Non da solo, però, ma insieme alla nuova figura dell’infermiere di famiglia e agli specialisti dei diversi ambulatori in sede. Per tutti il “medico di famiglia” rimane infatti l’unico in grado di possedere la storia clinica del paziente, e, anche per questo, il primo a godere della sua massima fiducia.
La farmacia del futuro
Un ruolo chiave nell’assistenza sul territorio è svolto dalla farmacia. Un’attività che, con la pandemia, ha ampliato i suoi compiti di prezioso distributore di servizi, indispensabile per costruire il nuovo sistema in linea con il PNRR. Tre cittadini su 5, afferma il sondaggio, propongono l’aiuto del farmacista per accedere al sistema CUP per una visita, il ritiro dei referti e il pagamento del ticket. Per gli over 75 sarebbe importanti che gestisse anche i servizi di assistenza domiciliare e la consegna a domicilio (opzione che peraltro molte farmacie applicano già).
La telemedicina non è più una sconosciuta
Come dimostra il campione di alcune regioni, come il Friuli Venezia Giulia, la Basilicata e la Sicilia, gli italiani sono ormai pronti per la telemedicina. Molto sentito – soprattutto tra gli studenti e chi soffre di patologie croniche – è anche il bisogno di un maggior utilizzo degli strumenti digitali per facilitare la comunicazione. Sempre per il sistema CUP, il 71% degli intervistati apprezzerebbero che tutte le strutture sanitarie regionali fossero in rete. Il 68% vorrebbe che fosse disponibile la prenotazione on-line senza dover ricorrere all’operatore telefonico e gli over 65 chiedono anche che sia garantito un tempo limitato di attesa al telefono.
Identikit di un nuovo modello di cura e assistenza
Il sondaggio ricalca le nuove disposizioni riguardanti l’organizzazione delle cure sul territorio. Un piano del quale fanno parte anche le Case di Comunità, luoghi di prossimità che mettono in contatto il cittadino con il sistema di assistenza sanitaria, sociosanitaria e sociale. Le 1.288 strutture previste, una ogni 40/50mila abitanti, entreranno in azione grazie al sostegno economico del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Un SSN vicino al cittadino
All’interno – oltre ad un presidio medico e infermieristico 7 giorni su 7, H24 – i cittadini troveranno anche numerosi specialisti come il fisioterapista, il logopedista, il tecnico della riabilitazione. Se necessario anche il cardiologo, lo pneumologo e il diabetologo, uno psicologo e un assistente sociale. Qui sarà inoltre possibile svolgere analisi per una prima diagnosi, quali prelievi, spirometrie ed elettrocardiogrammi e – tra gli altri servizi -, attivare l’assistenza domiciliare o la telemedicina. Nella sanità del futuro i cittadini dovranno memorizzare un numero unico per richiedere tutte le prestazioni sanitarie e sociosanitarie di base.
L’importanza del lavoro di rete
La parola d’ordine è “team”. Medici di medicina generale, pediatri, specialisti, infermieri di famiglia, e in generale tutti i professionisti della salute, lavoreranno in équipe. Le strutture agiranno in rete con tutti gli altri centri sul territorio, a partire da quelli che offrono cure a domicilio. Ma anche con gli hospice, la rete delle cure palliative e le Residenze sanitarie per gli anziani. Il rapporto tra Case di Comunità e ospedali funzionerà sul doppio binario. L’ospedale invierà alla Casa di comunità i pazienti per le prestazioni ospedaliere ambulatoriali specialistiche. Ma sono previsti anche medici ospedalieri nella Casa di comunità per gestire in comune i malati cronici più complessi, costretti a ricoveri frequenti. La sanità che vorremmo forse è ora più vicina.
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