Uno studio ha analizzato 110 campioni di sabbia e polvere sahariana in Europa, rilevando tracce di isotopi radioattivi riconducibili agli esperimenti nucleari di Stati Uniti e Unione Sovietica durante la Guerra Fredda.
La sabbia del Sahara che periodicamente raggiunge l’Europa potrebbe contenere tracce di radioattività derivanti da test nucleari condotti nel XX secolo. A suggerirlo è una ricerca pubblicata sulla rivista Science e condotta dal Laboratoire des Sciences du Climat et de l’Environnement (LSCE). Secondo gli scienziati, la presenza di isotopi radioattivi nella polvere del deserto sarebbe legata alle esplosioni nucleari effettuate da Stati Uniti e Unione Sovietica nel corso della Guerra Fredda.
Tuttavia, i livelli rilevati risultano inferiori alle soglie considerate pericolose per la salute umana.
L’analisi dei campioni di polvere
Il team di ricerca, guidato dal professor Yangjunjie Xu-Yang, ha analizzato 110 campioni di depositi di polvere raccolti in varie aree dell’Europa. Gli esperti si sono concentrati sugli eventi di migrazione della polvere sahariana, in particolare quello avvenuto nel marzo 2022, per verificare la presenza di isotopi radioattivi. Tra le ipotesi iniziali, vi era il sospetto che la radioattività potesse essere legata ai test nucleari atmosferici condotti dalla Francia negli Anni ’60 nella regione di Reggane, nell’Algeria meridionale, un’area particolarmente polverosa del Sahara.
Eredità della Guerra Fredda
I risultati dell’analisi hanno però evidenziato che la fonte della radioattività non è riconducibile agli esperimenti francesi, bensì a quelli statunitensi e sovietici. Il confronto dei rapporti isotopici di plutonio ha mostrato che i valori riscontrati nei campioni europei erano molto più vicini a quelli associati ai test nucleari della Guerra Fredda piuttosto che a quelli condotti dalla Francia in Algeria. Mentre i rapporti isotopici delle bombe francesi risultavano inferiori a 0,07, i campioni di polvere del 2022 presentavano una mediana di 0,187, un valore significativamente più alto e compatibile con le sperimentazioni nucleari USA-URSS.
Implicazioni sulla salute e sull’ambiente
Nonostante la presenza di tracce di plutonio radioattivo, i livelli di isotopi individuati dagli scienziati rientrano nei limiti di sicurezza stabiliti dall’Unione Europea. Secondo i ricercatori, dunque, non emergono particolari rischi per la salute umana. Tuttavia, gli episodi di migrazione della polvere sahariana possono comunque influenzare la qualità dell’aria e avere impatti sulla salute respiratoria, specialmente nelle persone più vulnerabili.
Lo studio fornisce nuove informazioni sulle conseguenze a lungo termine dei test nucleari del XX secolo e sulla diffusione delle particelle radioattive attraverso fenomeni atmosferici.
Sebbene la radioattività misurata nella polvere sahariana non rappresenti un pericolo immediato, il lavoro degli scienziati dimostra come gli effetti delle sperimentazioni nucleari possano persistere nel tempo e manifestarsi a distanza di decenni e migliaia di chilometri dai luoghi delle esplosioni.
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