Encarna Alés è una signora di 74 anni che vive in Spagna, a Linares. Purtroppo, non sa né leggere né scrivere ma, grazie a suo nipote Pedro Ortega, riesce a consultare la rubrica telefonica in perfetta autonomia.
Pedro infatti ha realizzato, accanto ad ogni nome presente nella rubrica, dei semplici disegni che lei riesce a decifrare.
Così, ad esempio, per chiamare la parrucchiera, Encarna sa che deve guardare il disegno con pettine, spazzola e forbici. Per il tecnico della tv, deve andare a cercare il numero accanto al disegno della televisione. Analogamente per il fioraio, per il sarto, e così via. E per gli amici e i parenti? Anche in questo caso il nipote ha individuato delle semplici associazioni “persona-cosa”. Ad un fratello di Pedro, ad esempio, è stato abbinato un coniglio, perché per anni lo ha avuto come animale domestico. Una delle figlie di Encarna è rappresentata con una valigia, perché per anni si è occupata della vendita di questa merce.
Pedro ha 31 anni e per lavoro ha lasciato la sua città natale, trasferendosi a Siviglia. Ogni volta che può, però, torna a visitare i suoi cari, e ne approfitta – ovviamente – per aggiornare la rubrica. Aveva appena 11 anni quando suo padre gli consegnò un block notes su cui annotare i numeri di telefono per sua nonna. Fu allora che, anziché scrivere i nomi, Pedro, iniziò a fare dei semplici disegni che lei potesse facilmente associare a ogni persona.
«Un compito che ho svolto per vent’anni, e che non può essere svolto da nessun altro. Perché lei non sa leggere, ma capisce perfettamente i miei disegni. Ci divertiamo moltissimo ad aggiornare l’agenda», ha scritto qualche tempo fa Pedro sul suo profilo Twitter, postando alcune pagine della rubrica magica. In breve tempo il suo tweet è diventato virale, conquistando tutti.
Questo registro sui generis è diventato ancor più importante da quando Encarna ha perso suo marito. Lui sapeva leggere, infatti, e lei è in grado soltanto di scrivere il suo nome. Ha vissuto purtroppo in un periodo nel quale la scuola era un privilegio per pochi, non un diritto per tutti, iniziando a lavorare in una panetteria nel 1952, a soli otto anni. «Eravamo in tanti a casa, avevamo bisogno di mangiare», ha raccontato in più occasioni.
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