Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Conti Pubblici Italiani dal 2016 ad oggi le misure fiscali per il pagamento agevolato dei debiti hanno consentito di recuperare meno della metà delle entrate stimate. Si tratta di 18 miliardi di euro, cui potrebbero aggiungersi altri 2 miliardi ancora riscuotibili.
Dal 2016 ad oggi, la rottamazione delle cartelle esattoriali, ovvero la possibilità di pagare in modo agevolato i debiti fiscali, è stata uno dei cavalli di battaglia delle politiche fiscali nazionali. Eppure, non ha avuto grande appeal fra i contribuenti potenzialmente interessati. Infatti, in 7 anni le misure adottate hanno consentito allo Stato di recuperare solo la metà delle entrate previste. È quanto rileva un’analisi dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani (CPI) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Su 19 milioni di contribuenti, solo 3 milioni hanno aderito alle agevolazioni
L’Osservatorio CPI parte da un dato di fatto: solo una piccola parte dei crediti accumulati dall’Agenzia delle Entrate a partire dal 2000 è recuperabile. Parliamo di oltre 1.100 miliardi di euro non riscossi. Ad ammetterlo, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ai microfoni di Sky Tg24 lo scorso 31 maggio: “Dei 1.100 miliardi di euro fra tasse, imposte, contributi non riscossi che costituiscono il cosiddetto Magazzino se ne potranno riscuotere qualche decina di miliardi, o comunque sotto i cento” ha detto, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Ansa.
Le cartelle in questione riguardano una platea di 19 milioni di contribuenti. Di questi – per la maggior parte persone fisiche – solo 3 milioni hanno aderito agli interventi di agevolazione del pagamento dei debiti fiscali. Interventi che consistono in tre edizioni di rottamazione, con cui si consente al contribuente di estinguere il debito contratto in determinati periodi pagando le somme dovute a rate, senza interessi e sanzioni.
Ma non solo: nel 2018 il governo ha introdotto anche il cosiddetto “Saldo e stralcio” per persone in gravi difficoltà economiche, cioè con un ISEE del nucleo familiare inferiore a 20.000 euro. Quest’ultimo consiste nella possibilità di estinguere alcuni debiti fiscali con una riduzione delle somme dovute, oltre all’azzeramento di sanzioni e interessi. Disposto inoltre l’annullamento di alcuni debiti di importo residuo inferiore a 1.000 euro. Poi, durante la pandemia, i termini e i benefici della rottamazione e del saldo e stralcio sono stati più volte ampliati. Ma quanto sono stati efficaci questi provvedimenti?
Recuperati 18 miliardi di debiti: è meno della metà di quanto stimato
Secondo l’Osservatorio CPI, per “Rottamazione” e “Rottamazione-bis” hanno fatto domanda 2,3 milioni di soggetti, per un ammontare di debiti, interessi di mora e sanzioni di 45 miliardi di euro. Al netto della “rottamazione” – quindi senza interessi e sanzioni – era previsto un gettito di 26 miliardi. Tuttavia, la riscossione effettiva si è fermata a 11 miliardi perché molti di coloro che avevano presentato domanda non hanno poi versato le somme nei tempi previsti, perdendo così l’agevolazione.
Una situazione analoga si è verificata con la “Rottamazione-ter”, avviata nel 2018 e tuttora in corso. A fronte di 1,4 milioni di domande del valore complessivo di quasi 44 miliardi, la riscossione effettiva è stata di 6,3 miliardi, con 1,7 ancora riscuotibili nelle prossime rate. Ciò nonostante le stime del governo prevedessero introiti per 26,3 miliardi di euro.
Dalle 400mila domande di “Saldo e stralcio” sono stati riscossi 0,7 miliardi, a fronte di 1,3 miliardi previsti. Quindi, nel complesso, la “generosità” dei governi sul fronte fiscale è stata ricompensata con 18 miliardi complessivi di nuove entrate, a cui potrebbero aggiungersi 2 miliardi ancora da riscuotere. Dunque, meno della metà delle somme ipotizzate.
Le ultime novità e le prossime scadenze
Come abbiamo detto, la “Rottamazione-ter” è ancora aperta. In particolare, la legge di conversione del “Decreto Sostegni-ter” (L. n. 25/2022) ha fissato nuovi termini per considerare tempestivo il pagamento delle rate in scadenza negli anni 2020, 2021 e 2022. Il termine ultimo per le rate in scadenza quest’anno (fissate per il 28 febbraio, 31 maggio, 31 luglio e 30 novembre) è il 30 novembre 2022. La legge prevede cinque giorni di tolleranza, per cui non si perderà il beneficio se il pagamento integrale avverrà entro il 5 dicembre 2022.
La Legge di conversione del “Decreto Aiuti ed Energia” (Legge n. 91/2022) ha invece introdotto alcune novità riguardanti le richieste di rateizzazione dei debiti fiscali. Per le domande presentate a partire dallo scorso 16 luglio sale infatti da 60mila a 120mila euro la soglia per ottenere la dilazione senza dover documentare la temporanea situazione di difficoltà economica. Quindi basterà una domanda semplice per rateizzare il debito in 72 rate (6 anni), senza allegare alcuna documentazione. Inoltre, sempre a partire dal 16 luglio scorso, si decade dal beneficio al mancato pagamento di 8 rate, anche non consecutive, e non più di 5 come precedentemente previsto. In caso di decadenza, il debito non potrà essere nuovamente dilazionato.
La Legge n. 91/2022 rende definitiva la possibilità di compensare i crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, maturati nei confronti delle Amministrazioni Pubbliche, con le somme dovute, anche per crediti derivanti da prestazioni professionali.
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