A due settimane dall’installazione, la riproduzione monumentale dell’opera-simbolo dell’artista piemontese è andata in fumo all’alba del 12 luglio. Indagato un uomo senza fissa dimora: lo accusano immagini del sistema di videosorveglianza cittadino.
Lo scorso 28 giugno a Napoli, nella suggestiva e appena ridisegnata Piazza Municipio, era stata inaugurata una riproduzione monumentale di una delle opere più celebri del maestro italiano della cosiddetta “arte povera”, il biellese Michelangelo Pistoletto. Si tratta della “Venere degli stracci”, che affianca una riproduzione della “Venere con mela” dello scultore neoclassico danese Bertel Thorvaldsen a un cumulo di cenci.
“Venere degli stracci”: le versione dell’opera e l’incendio
Dell’opera, realizzata per la prima volta nel 1967 (a sancire la transizione dell’autore verso un’originalissima forma espressiva), esistono quattro versioni. Una è custodita proprio a Napoli nel cosiddetto “Madre”, il Museo d’arte contemporanea di palazzo Donnaregina. Un’ulteriore versione di dieci metri d’altezza era stata installata a Piazza Municipio alla presenza dell’autore, a pochi giorni dal suo novantesimo compleanno (Pistoletto è nato a Biella, in Piemonte, il 25 giugno del 1933). L’artista aveva spiegato il senso profondo dell’opera: il marciume, il male della nostra società in crisi può essere riscattato e trasformato dalla vera bellezza, che sorge dal profondo della cultura e della storia.
Ma il 12 luglio, intorno alle 5:30, alcuni mattinieri hanno trovato l’installazione avvolta dalle fiamme. I vigili del fuoco hanno potuto solo constatarne lo scempio. La statua in resina e gesso si è completamente dissolta, gli stracci ridotti in cenere hanno scoperto l’armatura in ferro dell’opera, sostenuta da pesanti blocchi di cemento. Inizialmente si era creduto che l’atto vandalico fosse collegato a una scellerata “challenge” lanciata in rete. Una sorta di gara a bruciare per primi l’opera, considerata di cattivo gusto. Quasi subito, però, è stato fermato un uomo senza fissa dimora, di 32 anni, inchiodato da alcune immagini del sistema di videosorveglianza cittadino.
La mancata protezione all’opera
L’assenza di telecamere puntate direttamente sull’opera d’arte e di qualsiasi forma di protezione, a fronte dell’elevata infiammabilità dei materiali impiegati per realizzarla, ha suscitato polemiche. Il sindaco Gaetano Manfredi, che aveva fortemente voluto l’installazione come ennesimo segnale del “rinascimento artistico” di Napoli, ha spiegato che la mancanza di protezione era deliberata. Lo scopo era quello di responsabilizzare la cittadinanza sul rispetto dell’enorme patrimonio di bellezza con cui viene quotidianamente a contatto. E invece Napoli è tornata a invischiarsi negli stereotipi che da secoli l’intrappolano. Solo in apparenza, peraltro, se davvero la distruzione è opera di un delinquente isolato.
Il “cordoglio” e la ricostruzione della “Venere degli stracci”
Rose rosse e biglietti di “cordoglio” posti dai passanti sui resti dell’istallazione hanno portato l’augurio che dagli stracci in cenere possa “rinascere una città migliore”. Pistoletto si è detto scosso da un atto che ribadisce il dramma dei nostri tempi: “A ogni proposta di pace e bellezza si risponde col fuoco e la guerra”. Il sindaco Manfredi ha assicurato che la Venere sarà ricostruita nel luogo esatto in cui si trovava per dimostrare che la stragrande maggioranza dei napoletani approva l’opera e ne accoglie il messaggio. In pieno accordo con l’autore e magari con l’aiuto di una raccolta fondi popolare.
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