La rivista internazionale Lancet Oncology pubblica i risultati dello studio EUROCARE-6: nel 2020, il 5% della popolazione europea aveva avuto una diagnosi di tumore.
I tumori in Europa sono in aumento, colpa anche dell’invecchiamento della popolazione. All’inizio del 2020, il 5% della popolazione europea aveva affrontato, nel corso della propria vita, una diagnosi di tumore: in tutto, quasi 24 milioni di persone.
Sono numeri impressionanti, quelli appena rivelati dallo studio EUROCARE-6. Pubblicata sulla rivista Lancet Oncology nei giorni scorsi, la ricerca è stata coordinata dall’Istituto superiore di Sanità e la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. I dati, riferiti al 2020, sono ricavati da 61 registri tumori di 29 Paesi europei. Riguardano pazienti diagnosticati a partire dal 1978 e seguiti fino al 2013, per un totale di oltre 19 milioni di casi oncologici e 32 tipologie di tumore. Lo studio si è avvalso di un finanziamento dedicato al miglioramento del sistema informativo europeo sul cancro, previsto dalla Joint Action IPAAC (Innovative Partnership for Action Against Cancer), co-finanziata dalla Commissione Europea e da 24 Stati membri.
I risultati
All’inizio del 2020, erano 23,7 milioni le persone (12,8 milioni donne e 10,9 milioni uomini) che riferivano di aver avuto una diagnosi di tumore, recente o lontana nel tempo. Tra questi, solo il 16% era al di sotto dei 55 anni di età. In appena 10 anni, dal 2010 al 2020, il numero di casi è decisamente aumentato: del 3,5% ogni anno e del 41% in totale, passando da 16,8 a 23,7 milioni. Questo, spiegano i ricercatori, è in parte effetto dell’invecchiamento demografico.
“I risultati dello studio – spiegano gli autori – indicano che una quota molto significativa della popolazione è o è stata interessata dall’esperienza del cancro. Questa quota è ancora più grande se si considerano anche i familiari e i caregiver”. D’obbligo, a questo punto, una riflessione sui costi sociali e sanitari di un fenomeno così in crescita: “L’aumento del carico oncologico, condizionato dall’invecchiamento demografico e in combinazione agli alti costi delle terapie innovative, ha delle serie implicazioni per la sostenibilità dei sistemi sanitari e socioassistenziali – spiegano ancora gli autori -. Questi dati confermano l’urgenza di rafforzare la prevenzione primaria e la diagnosi precoce. La prevenzione resta la strada maestra, non solo per ridurre il numero di malati ma per migliorare le possibilità di guarigione e di buona qualità di vita dopo il cancro”.
Le stime di prevalenza, spiegano ancora gli autori, “integrano gli studi sui guariti dal cancro e sulla qualità di vita dei pazienti oncologici: sono dati utili per sviluppare linee guida sul follow up, per prevenire secondi tumori o sequele tardive e migliorare l’assistenza lungo tutto il percorso della malattia”.
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