Si stima che tra il 2022 e il 2023 in Italia circa 430mila persone abbiano contratto un’infezione ospedaliera, ovvero l’8,2% dei pazienti ricoverati, contro una media europea del 6,5%. A Napoli, la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) ha presentato nuovi studi su quella che può essere definita una “pandemia strisciante” dei germi resistenti agli antibiotici. Un tema già al centro del G7 Salute di Bari.
L’antibiotico-resistenza (AMR) si conferma una delle principali minacce per la salute pubblica a livello globale. Lo ha rimarcato pochi giorni fa il G7 Salute di Bari. Lo stanno ribadendo oltre mille infettivologi, a Napoli, durante il XXIII Congresso della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali.
I vari studi presentati hanno evidenziato il peso del fenomeno in Italia. I dati del progetto Resistimit sull’antibiotico-resistenza hanno sottolineato il rischio di mortalità per questi microrganismi resistenti agli antibiotici. Un quadro in cui la regione Campania presenta numeri più allarmanti della media nazionale.
I dati di Resistimit, un network per comprendere l’antimicrobico-resistenza
Uno dei principali lavori di SIMIT di questi mesi consiste appunto nella piattaforma clinica Resistimi. Da una parte vi è un registro dinamico nazionale finalizzato a creare un sistema di sorveglianza e condivisione di dati su trend epidemiologici, caratteristiche delle infezioni, mortalità associata all’infezione e altri parametri utili. Dall’altra, un software per la messa in rete di questi dati, che tramite intelligenza artificiale diventeranno utile strumento anche per definire futuri scenari.
“Ad oggi vi sono 45 centri operativi nella piattaforma Resistimit, mentre nel database sono analizzati 800 pazienti colpiti da infezione grave da batteri gram negativi – ha spiegato il Professor Marco Falcone, Consigliere SIMIT e responsabile progetto Resistimit -. I dati sulla mortalità negli ospedali italiani stratificati per agente patogeno evidenziano una probabilità di morte a 30 giorni che può andare dal 10% dei batteri meno resistenti fino al 40%, in caso di microrganismi che sono diventati epidemiologicamente più rilevanti come Acinetobacter baumannii ed Enterobatteri resistenti ai carbapenemici. In altri termini, alcune infezioni acquisite in ospedale determinano un’elevata probabilità di decesso. Siamo al lavoro per capire quali siano i pazienti più a rischio ed eventuali patologie che rendano il soggetto più vulnerabile. Resistimit è il primo progetto che offre un’esperienza concreta sull’impatto clinico dell’antimicrobico resistenza, di cui manca una piena percezione degli effetti sulle vite umane. Questo potrà costituire la base per ulteriori approfondimenti e per possibili politiche di prevenzione. Un primo risultato che possiamo segnalare è la necessaria presenza di un infettivologo in ogni ospedale per monitorare il problema”.
L’Italia si conferma primo Paese europeo per mortalità per AMR
In Italia, il fenomeno ha assunto dimensioni particolarmente preoccupanti. Con oltre 12mila decessi annui attribuibili a infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici, siamo primi in Europa per mortalità correlata all’Antimicrobial Resistance (AMR). Lo dice un recentissimo dossier AIFA dedicato, basato sui dati più recenti dello European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC). Si stima che tra il 2022 e il 2023 in Italia circa 430mila persone abbiano contratto un’infezione ospedaliera. Si tratta dell’8,2% dei pazienti ricoverati contro una media europea del 6,5%, con un tasso di somministrazione di antibiotici pari al 44,7%, superiore alla media europea del 33,7%.
L’elevato consumo di antibiotici contribuisce ad incrementare il fenomeno
“Questo elevato consumo di antibiotici contribuisce significativamente all’aumento della resistenza antimicrobica – ha sottolineato il Professor Ivan Gentile, consigliere SIMIT e Professore Ordinario di Malattie Infettive, Università degli Studi Federico II, Napoli -. Tuttavia, si stima che le infezioni nosocomiali possano essere riducibili del 30% facendo più prevenzione negli ospedali e riducendo i consumi di antimicrobici. In pratica tra le 135 e le 210mila infezioni nosocomiali potrebbero essere evitate, con benefici in termini di minori decessi e notevole risparmio economico”.
“Va inoltre ribadito come l’80-90% del consumo totale di antibiotici avviene a livello territoriale – ha continuato il Professor Gentile -. È necessario quindi utilizzare tutti gli strumenti in nostro possesso per ottenere una riduzione sicura del consumo degli antibiotici. In questo senso sono decisivi una formazione adeguata degli operatori sanitari e l’utilizzo di diagnostica rapida che consenta di discriminare tra infezioni batteriche e virali”.
Il XXIII Congresso SIMIT a Napoli
I temi di antibiotico resistenza e infezioni correlate all’assistenza sono al centro del XXIII Congresso SIMIT, in corso a Napoli fino al 5 dicembre. Oltre mille infettivologi stanno affrontando l’argomento da diversi punti di vista. Tra i vari temi, si affrontano anche vaccinazioni nell’adulto e nel soggetto fragile, Covid-19 nell’immunodepresso, nuove terapie e nuove strategie di profilassi per l’infezione HIV, gestione del sommerso delle epatiti croniche, ruolo dei cambiamenti climatici nelle arbovirosi e nelle altre infezioni.
La situazione in Campania: una antibiotico-resistenza tra le più elevate
La Campania è la regione che presenta il quadro più complesso riguardo all’antimicrobico resistenza e alle infezioni correlate all’assistenza.
“Il Sistema Regionale di Sorveglianza dell’Antibiotico Resistenza (Si.Re.Ar.), attivo dal 2010, ha evidenziato percentuali di resistenza tra le più elevate in Italia – ha sottolineato il Dottor Alberto Enrico Maraolo, consigliere SIMIT e ricercatore di Malattie Infettive Università Federico II di Napoli -. In particolare, si osserva una diffusione significativa di patogeni multi-resistenti, come Klebsiella pneumoniae e Acinetobacter baumannii resistenti alla classe di antibiotici dei carbapenemi, con prevalenza superiore rispetto alla media nazionale ed europea. Prendendo per esempio i dati del 2022 del sistema di sorveglianza nazionale dell’antibiotico-resistenza, la prevalenza dei ceppi di Enterobacterales resistenti ai carbapenemi è stata nel 2022 in Campania pari al 34,7 rispetto a una media nazionale del 24,9%; circa ceppi di Enterobacterales resistenti alle cefalosporine di III generazione si osservata una forbice ancora maggiore, ovvero proporzione in Campania del 38,2% rispetto a una media nazionale del 24,2%. Passando al patogeno principale nell’ambito dei Gram positivi, ovvero Stafilocococco aureo, la percentuale nel 2022 di ceppi resistenti alla meticillina in Campania è stata del 33,8% rispetto al 22,9% quale media nel territorio nazionale”.
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