Non fatene un dramma: se la memoria perde qualche colpo, la concentrazione va e viene e gran parte della giornata lavorativa passa cercando di rimediare agli errori commessi in precedenza, non vuol dire che il cervello sia irrimediabilmente fuori uso e che l’età abbia enfatizzato i suoi limiti. Esiste un modo sicuro ed efficace per recuperare le abilità cognitive e ridurre il numero di sviste e dimenticanze dovute allo stress e alla fretta. Bastano 20 minuti di meditazione per ricominciare a “mettere la testa” in quel che si fa riuscendo a portare a termine i tanti impegni della giornata senza neanche uno sbaglio.
È quel che promette uno studio appena pubblicato su Brain Sciences condotto dai ricercatori dell’Università del Michigan. Attenzione però a scegliere il tipo di meditazione giusta. Secondo gli scienziati i maggiori benefici si ottengono con la “meditazione con monitoraggio aperto”. In cosa consiste? È qualcosa di molto vicino alla tanto decantata mindfulness, ma con qualche differenza: invece di concentrarsi su un unico oggetto, come richiesto dalla mindfulness, generalmente il respiro, si focalizza l’attenzione su tutto quel che accade all’interno del proprio io, pensieri, sentimenti ed emozioni, facendo però attenzione a non venirne catturati. Farlo da soli è molto difficile, c’è bisogno di una guida che aiuti a rilassarsi e che accompagni le persone in questa particolare forma di “immersione a distanza” all’interno di se stessi. Ci si siede in silenzio e si seguono con estrema attenzione tutti i viaggi della mente senza mai salire a bordo del treno dei pensieri. Sembra che una sola sessione di meditazione con monitoraggio aperto provochi alcuni cambiamenti nell’attività cerebrale che aumentano la concentrazione, permettendo così di riconoscere gli errori in tempo utile per poterli evitare.
I ricercatori hanno reclutato 200 persone per valutare gli effetti della meditazione sul cervello. Tutti i partecipanti sono stati invitati a seguire le indicazioni di una guida esperta in mindfulness esercitandosi nella meditazione per 20 minuti mentre, nel frattempo, un elettroencefalogramma ne registrava l’attività cerebrale. Al termine della sessione, i partecipanti sono stati sottoposti a una serie di test al computer che consistevano in quesiti con risposte giuste e sbagliate. Dai dati dell’elettroencefalogramma è emerso che le persone che avevano partecipato alla meditazione avevano una marcia in più rispetto a chi non vi aveva preso parte. Il segnale associato al riconoscimento dell’errore era marcatamente più forte. Significa che dopo soli 20 minuti di meditazione il cervello era diventato più bravo nell’auto-correzione, comprendeva quando stava per sbagliare e aggiustava di conseguenza il tiro.
«Questi risultati forniscono prove consistenti di che cosa si riesca a fare con soli 20 minuti di meditazione per rinforzare la capacità del cervello di riconoscere e mostrare attenzione agli errori», scrivono gli autori dello studio. Chi ha dimestichezza con l’inglese può scoprire se la meditazione funziona davvero seguendo le indicazioni di Steven Hickman, l’esperto dell’Università di San Diego che ha partecipato allo studio, resi disponibili on line.
Ma gli scienziati americani non intendono fermarsi qui. In una fase successiva della ricerca tenteranno di comprendere gli effetti delle diverse forme di meditazione sull’attività cerebrale.
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