Negli ultimi tempi, impegnarsi per la causa climatica è diventato sempre più complesso e rischioso. La lotta per la tutela ambientale si scontra con una crescente ostilità online e offline, mentre chi si espone in difesa del pianeta subisce attacchi che spaziano dall’odio digitale a vere e proprie misure repressive, fino al carcere. Ma mentre in Europa le conseguenze si traducono in arresti e processi, in altre parti del mondo, specialmente in America Latina, questa battaglia può costare la vita.
Ogni anno, come riportato dall’organizzazione Global Witness, centinaia di attivisti vengono uccisi per il loro impegno a favore dell’ambiente. Dal 2012 a oggi, 2.106 persone hanno perso la vita in difesa della natura e delle loro comunità, con ben 196 omicidi registrati solo nel 2023. Questo drammatico bilancio colpisce duramente paesi come la Colombia, il Brasile, il Messico e l’Honduras, dove la difesa della biodiversità e delle risorse naturali si scontra con forti interessi economici, spesso illeciti.
In questi contesti, infatti, metà degli omicidi di attivisti è collegata alla criminalità organizzata e molte delle vittime provengono da comunità indigene, custodi ancestrali di territori ricchi di risorse.
Se in America Latina l’attivismo climatico porta a rischi estremi come la morte, in Europa le modalità di repressione sono diverse, ma anch’esse in aumento. Nel vecchio continente, infatti, si assiste a un’intensificazione della repressione legale e giudiziaria contro chi protesta per il clima, una realtà documentata nel recente rapporto di Climate Rights International.
Questo studio segnala come, in paesi quali il Regno Unito, la Francia, la Germania, la Svezia e i Paesi Bassi, le pene detentive e le multe siano diventate strumenti efficaci per scoraggiare le manifestazioni e mettere a tacere le voci critiche. Nel Regno Unito, ad esempio, cinque persone sono state condannate fino a cinque anni di prigione per aver partecipato a un blocco stradale, una pratica di protesta che, benché non sempre popolare, resta una forma di disobbedienza civile non violenta.
La situazione in Italia non è molto diversa, anzi, anche nel nostro paese le autorità stanno intensificando le misure repressive contro i movimenti ambientalisti. Gli attivisti di “Ultima Generazione”, movimento noto per le sue azioni pacifiche e simboliche, anche se scomode e fastidiose, sono stati oggetto di sorveglianza speciale e fogli di via, e in un caso è stata addirittura richiesta l’applicazione di misure previste dal codice antimafia, poi respinte dal Tribunale di Roma.
Le accuse formali vengono spesso archiviate dalla magistratura, ma l’annotazione della denuncia resta nei registri di polizia, alimentando un clima di intimidazione.
La prima misura punitiva specifica è stata introdotta con la cosiddetta legge “eco-vandali”, promossa dall’ex Ministro Sangiuliano, che penalizza pesantemente azioni di protesta anche solo simboliche. Gli emendamenti al Ddl Sicurezza hanno poi rafforzato questa linea, prevedendo fino a due anni di carcere per i blocchi stradali, trasformando così una precedente sanzione amministrativa in reato penale, la cosiddetta legge “anti-Gandhi” che criminalizza la protesta pacifica.
Naturalmente, il dibattito sulle modalità di protesta resta aperto, e non è difficile riconoscere come alcune forme di manifestazione possano risultare controverse o non condivisibili. Tuttavia, la deriva verso la criminalizzazione di ogni dissenso è preoccupante. La capacità di tollerare il dissenso e di accettare la critica, anche quando si manifesta in forme fastidiose, è infatti uno dei pilastri delle democrazie mature. Trasformare ogni contestazione climatica in un crimine è una scelta che, oltre a limitare i diritti fondamentali di espressione e associazione, rischia di soffocare la possibilità di un dialogo aperto e costruttivo sulle sfide climatiche e ambientali, che rappresentano la vera emergenza del nostro tempo.
La sfida è trovare un equilibrio che permetta agli attivisti di portare avanti la loro battaglia senza temere per la propria libertà o addirittura per la propria vita.
TUTTI GLI ARTICOLI DI FRANCESCA SANTOLINI SU EFFETTO TERRA
© Riproduzione riservata