A 84 anni si stupiva che tutti volessero farsi un selfie con lei. Eppure Ruth Bader Ginsburg, la più nota giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America, morta lo scorso 18 settembre a 87 anni per un tumore al pancreas, era più che una celebrità. Era una leggenda del diritto, una mitica paladina della parità di genere, una caparbia sostenitrice dei diritti civili. “Notorius RBG”, come veniva chiamata in assonanza al celebre rapper “Notorious B.I.G.”, aveva raggiunto una tale popolarità che il suo volto si trova oggi stampato su ogni tipo di oggetti, dalle t-shirt alle borse sino alle tazze per il caffè. Molte donne americane della sua generazione hanno persino il suo volto tatuato su un braccio.
Un’icona culturale – così l’ha definita il New York Times – che, oltre ad avere lasciato un segno indelebile nella storia americana per le sue battaglie legali che hanno contribuito a cambiare il ruolo delle donne nella società, è stata un modello di vita a cui tutti, donne e uomini, continueranno a ispirarsi. Perché con la sua voce tenue, con la sua eleganza discreta, la piccola e tosta “RBG” ci ha insegnato che non bisogna arrendersi. Mai.
Il lavoro
Ruth Bader Ginsburg è stata innanzitutto una infaticabile lavoratrice. Nonostante la malattia, non ha mai interrotto la sua attività. Anzi il lavoro, come lei stessa ha dichiarato, è stato negli ultimi anni la sua medicina: «Il lavoro è davvero ciò che mi ha salvato, perché dovevo concentrarmi sulla lettura degli atti, scrivere una bozza di un parere, e sapevo che quel compito andava fatto. Quindi ho dovuto superare tutti i miei dolori e le mie sofferenze per fare il mio lavoro».
L’energia e la resilienza sono tra le tante ragioni per cui era così amata. Da tutti. Anche dai suo avversari. Persino Trump, di idee politiche diametralmente opposte, ne ha riconosciuto l’eccezionale valore definendola «una donna straordinaria con una vita straordinaria».
Quando lo scorso luglio le era stata diagnosticata una ricaduta del tumore, aveva dichiarato di non avere nessuna intenzione di dimettersi: «Ho sempre detto che sarei rimasta un membro della corte fino a quando sarò in grado di fare il mio lavoro a tempo pieno. E sono pienamente in grado di farlo».
L’allenamento
Per 21 anni la giudice più celebre e più anziana della Corte Suprema non ha mai saltato l’appuntamento con la palestra. Nonostante le difficoltà di spostamento dovute all’epidemia di Coronavirus, per tutto lo scorso aprile Ruth Bader Ginsburg, affetta da problemi di salute non banali, ha continuato ad allenarsi in compagnia di Bryant Johnson, il suo fedele personal trainer, l’uomo più importante della sua vita dopo il marito.
Il suo piano di allenamento (l’RGB workout), pubblicato in un libro diventato subito un bestseller, prevedeva esercizi aerobici intervallati da attività di potenziamento muscolare. In tuta da ginnastica, con gli iconici occhiali oversize, seguiva diligentemente le indicazioni del coach senza mai rinunciare a mettere alla prova il suo fisico minuto e dolorante.
Mens sana in corpore sano
Aver mantenuto attivo tanto il cervello quanto il fisico è stato probabilmente il segreto della longevità di “RBG”, riuscita ad arrivare a 87 anni nonostante una malattia devastante e senza dover mai rinunciare al lavoro. Ce lo lascia pensare il risultato di un recente studio pubblicato su Scientific Reports nel quale vengono misurati gli effetti benefici dell’attività sportiva sulle capacità cognitive. Chi si allena vigorosamente migliora la memoria e l’attenzione. Chissà se Ginsburg lo aveva intuito.
(Foto apertura: Rob Crandall/Shutterstock.com)
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