Chiunque abbia seguito le notizie dell’ultimo anno avrà percepito un clima crescente di rabbia e di frustrazione che ha preso il sopravvento in molti ambiti della nostra vita. Basti pensare ai fatti di cronaca, alle parole pronunciate da personaggi famosi o, specialmente, alla giungla mediatica dei Social. A volte ricordare che il mondo che ci circonda non è fatto solo di animi arroganti e boriosi sembra essere difficile, eppure c’è qualcuno che da anni cerca di far emergere un punto di vista positivo a suon di gesti gentili. Cominciò tutto nel 1988, a Tokyo, dove nacque il “Japan Small Kindness Movement”, un movimento giapponese che decise di istituire una giornata dedicata alla gentilezza, promuovendo l’attenzione e il rispetto verso il prossimo, la cortesia, la pazienza e l’ascolto dei bisogni degli altri. Un’iniziativa che, giorno dopo giorno, ha preso piede in tutto il mondo fino all’istituzione della Giornata mondiale della Gentilezza che si celebra ogni anno il 13 novembre.
Un’occasione in più per prenderci cura degli altri, ma anche di noi stessi. Quando compiamo un gesto gentile, infatti, percepiamo la gratitudine delle altre persone nei nostri confronti e siamo pervasi da un senso di benessere, da quella strana sensazione di aver fatto “la cosa giusta”. Non solo! Secondo gli studi neuroscientifici, il benessere scaturito dalle azioni gentili dipenderebbe dai nostri neuroni. In uno studio californiano chiamato “Kindness counts” (La gentilezza conta) sono stati presi in esame alcuni gruppi di bambini e adulti ai quali era stato chiesto di cercare di vivere un’intera settimana con un atteggiamento gentile, gioviale e aperto all’affettuosità. Al termine dell’esperimento, i ricercatori hanno scoperto che quando si instaura un clima positivo è più facile apprendere, lavorare e collaborare. Un successo dovuto alle sostanze chimiche che si liberano nel nostro cervello che ci fanno sentire più sicuri, più felici e in salute e che dimostra perché dare e ricevere gentilezza può avere un effetto contagioso.
È stato così in California dove, da una frase scritta da Anna Herbert su una tovaglietta di un ristorante, è nato il movimento che oggi viene chiamato con l’acronimo RAOK, ovvero Random Act of Kindness (Atti casuali di gentilezza). L’unico passepartout per sentirsi parte di questa grande famiglia è offrire gesti di disinteressata gentilezza, come racconta Anna Herbert nel suo libro. Uno degli esempi riportati più spesso tra questi atti casuali viene dal Belpaese ed è partenopeo. Si tratta della pratica del “caffè sospeso” in cui in molti bar è possibile pagare un caffè per sé stessi e uno per il cliente successivo, anche se non lo si conosce. Anche in Gran Bretagna, molte associazioni aderiscono alla filosofia RAOK come il sito AgeUK che ha pensato di coinvolgere la popolazione a favore di quegli anziani che soffrono la solitudine e vivono più isolati. Tra le attività a cui si può aderire ci sono le raccolte fondi, la donazione di abiti e di mobili in buono stato oppure la vendita di oggetti e articoli prodotti direttamente dagli anziani di varie città. Non manca l’invito dell’associazione a mettere in campo le proprie doti a favore degli altri: per chi sa cucinare la proposta è quella di portare ottimi manicaretti ai vicini, così come si chiede di controllare che le abitazioni dei parenti e degli amici più anziani siano sicure e abbastanza riscaldate durante i mesi freddi.
Ma c’è chi continua a diffondere gentilezza anche dopo i 90 anni. È il caso di Bob Williams, un americano di 94 anni residente in Iowa, che con una tavoletta di cioccolato alla volta ha deciso di portare un po’ di buon umore all’interno della sua comunità. Ogni sabato mattina Bob acquista una confezione di cioccolato al latte e qualche tavoletta extra per gli impiegati del supermercato e per il cliente in fila dietro di lui, chiunque esso sia. «Ho iniziato a distribuire tavolette di cioccolato per connettermi alle persone che abitano nella mia città: pensavo che sarebbe stato un bel modo per conoscere gente nuova e “spargere” un po’ di allegria. Quando abiti in un grande paese ti capita di vedere le stesse facce giorno dopo giorno senza mai conoscerle davvero. Io volevo solo cambiare le cose», ha detto in un’intervista ad un quotidiano locale. Bob ha fatto di questa scelta un’abitudine raggiungendo quasi 6.000 tavolette di cioccolato regalate ai suoi concittadini.
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