La Giornata internazionale della pace ogni 21 settembre ci ricorda i conflitti nel mondo e che le prime vittime delle guerre sono sempre i più vulnerabili.
Difficile celebrare la Giornata internazionale della pace quando, dopo oltre 6 mesi dall’inizio del conflitto, la guerra in Ucraina è in una situazione di stallo. La resistenza inaspettata di Kiev ha spinto i paesi occidentali a inviare sempre più armi nella convinzione di accelerare sulla spinta alla pace. I governi hanno incrementato le sanzioni contro Mosca per diminuirne il potere economico e finanziario. Ma le aspettative di pace sono state tradite da nuove strategie belliche e dallo scarso effetto delle sanzioni stesse.
Uno scenario sempre più complesso
In tutto ciò si complica ulteriormente lo scenario internazionale, che vede l’ingresso di nuovi protagonisti (Turchia, Cina…), mediatori e sostenitori pronti a raccogliere a loro favore i frutti della pace (se e quando arriverà). Riaffiora lo spettro della minaccia nucleare e si alzano i toni dello scontro tra Stati Uniti e Russia, tradizionalmente in competizione per l‘egemonia mondiale. L’Onu promette di affrontare e perseguire “gli orribili crimini commessi in nome della Russia in Ucraina”, ma intanto, schiacciata in questo mortaio, rimane come sempre la popolazione civile. Soprattutto la sua parte più vulnerabile: anziani, donne e bambini.
Due generazioni perdute
Oggi, secondo l’Unicef, 1 bambino su 6 vive in aree interessate da un conflitto, correndo un rischio altissimo. Al pericolo di morire si somma il bisogno di poter accedere a cure specifiche e immediate, non sempre disponibili. Inoltre, è reale lo spettro della malnutrizione, causato dalla mancanza di cibo, e il rischio di morire di freddo con l’inevitabile abbassamento delle temperature invernali. Ragazze e ragazzi per quanto giovani sono soggetti a violenze di ogni genere, destinate a rimanere sulla pelle. Come loro anche gli anziani sono vittime nascoste della guerra. Impossibilitati a fuggire – o decisi a restare per morire nelle proprie case -, hanno bisogno di cibo e medicine. Secondo un sondaggio dell’organizzazione internazionale HelpAge, quella dell’Ucraina “è la crisi umanitaria più anziana al mondo”.
Le donne in guerra
Da sempre l’arma dello stupro (condannato dalle convenzioni di Ginevra come crimine contro l’umanità e crimine di guerra) viene impiegata contro il nemico per umiliarlo ed abbatterne il morale. Un prezzo altissimo pagato dalle donne di tutte le età, che spesso si conclude con una morte violenta o con un suicidio. Secondo Human Rights Watch, sono ormai moltissimi i casi testimoniati nella sola Ucraina, ma a nulla servono gli appelli internazionali. La paura spinge le vittime, spesso sole, alla fuga, ma il loro essere vulnerabili, denunciano le ONG, le lascia alla mercé di altri incontri pericolosi. Quelli con falsi amici che, in cambio di alloggio o lavoro, pretendono favori sessuali. E così la storia si ripete.
I conflitti nel mondo oggi
La guerra in Ucraina ha attirato l’attenzione internazionale, ma basta guardarsi attorno per scoprire un mondo senza pace. Una strage spesso passata sotto silenzio, difficile da quantificare, che il Covid in molti casi ha persino esacerbato. Ogni anno la no profit ACLED raccoglie e analizza 10 conflitti nel mondo che potrebbero degenerare nel tempo. Nella lista attuale troviamo Etiopia, Yemen, Sael, Nigeria, Afghanistan, Libano, Sudan, Haiti, Colombia, Myanmar. Sul sito è a disposizione una infografica per verificare in tempo reale le zone calde nel mondo, testimoni del continuo declino della stabilità globale.
La Giornata Internazionale della Pace
Conflitti mai sopiti, proteste, violenze contro civili, guerre, attentati. Non esiste un tema unificante che colleghi una violenta manifestazione negli Stati Uniti, l’ascesa degli affiliati allo Stato Islamico in Africa, le manifestazioni contro le restrizioni pandemiche in Europa o la violenza della folla in India. Queste tendenze, che rappresentano il fallimento della politica interna e internazionale nel sostenere l’equilibrio e la sicurezza, sono una fonte inesauribile di guadagno per i “signori della guerra” e per i trafficanti di uomini e di armi. Per questo, da 40 anni, il 21 settembre l’Onu celebra la Giornata della Pace, che quest’anno è dedicata al tema del razzismo. Un appello a tutti i popoli per una convivenza armoniosa in un mondo finalmente libero dalla discriminazione razziale.
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