Nel 1977 l’International Council of Museums (ICOM) istituisce la Giornata internazionale dei musei. Un’iniziativa nata per valorizzarne il ruolo di strumento di scambio culturale, cooperazione e pace tra i popoli.
Il primo “mouseion” della storia è stato costruito nel III secolo A.C. ad Alessandria d’Egitto per ospitare scoperte, reperti e opere. Era un edificio sacro dedicato alle Muse, divinità protettrici delle arti e del sapere, accessibile solo agli eruditi e ai nobili. Oggi i musei aperti al pubblico nel mondo sono circa 95.000, di questi quasi 5.000 solo in Italia con oltre una media di 128,6 visitatori, più della metà stranieri (dati Istat 2019). E non sono più solo custodi di oggetti antichi, ma piuttosto veri laboratori dove incontrarsi per condividere e scambiare idee, tanto da contribuire allo sviluppo della società.
Il “potere dei musei”
La Giornata Internazionale 2022, intitolata “Il potere dei musei”, vuole sottolineare proprio questa loro capacità di apportare cambiamenti positivi nelle comunità attraverso diverse prospettive. Anzitutto in quanto strumenti educativi, non più solo del passato, ma anche delle nuove tecnologie digitali e di accesso. L’innovazione tecnologica, accentuata dall’effetto pandemia, rende oggi infatti i musei più fruibili e coinvolgenti. Senza dimenticare il ruolo svolto nell’assetto economico e occupazionale, specialmente nelle aree più fragili del pianeta. E poi c’è la loro attitudine a costruire in loco una cittadinanza attiva, informata ed impegnata. I musei che partecipano all’iniziativa – in Italia e nel mondo – hanno in programma una serie di eventi, tutti consultabili sul sito dedicato e sui social.
La Giornata internazionale dei musei: il legame tra arte e salute
Una tappa al museo è un momento importante per la formazione della coscienza, ma è anche un “toccasana” per la mente e per il corpo. Lo conferma il ricercatore statunitense Harold J. Dupuy, che ha dimostrato come un’opera d’arte possa produrre dopamina, un neurotrasmettitore che regola l’umore. In pratica, ammirare un bel quadro è un po’ come guardare il volto della persona amata: alimenta l’euforia. La scienza sostiene anche che mostre e musei attivano aree del cervello in grado di rallentare l’invecchiamento e l’insorgere di malattie gravi. A conclusioni analoghe giunge anche uno studio dell’Università di Roma Tor Vergata, che evidenzia il legame tra la fruizione dell’arte e il superamento di un ictus. Mentre per i ricercatori dell’università norvegese di Trondheim osservare una creazione artistica mitiga sentimenti negativi come ansia e depressione. Ma c’è di più.
Chi va per musei vive più a lungo
Secondo uno studio britannico, visitare regolarmente i musei allunga l’aspettativa di vita. I ricercatori dello University College di Londra, dopo aver analizzato i dati di 6700 over 50, hanno infatti scoperto che, chi si dedicava più di frequente alle attività culturali aveva un rischio di morte inferiore del 31%. Una percentuale che scendeva al 14% tra chi frequentava i musei almeno una o due volte l’anno. Certo, nel valutare il nesso tra i due fattori (longevità e interesse culturale) bisogna tenere conto di fattori economici, sanitari e sociali. Ad esempio, è naturale che ricchezza, autonomia e mobilità influiscano positivamente. Tuttavia il valore dell’associazione protettiva nei grandi numeri, spiegata con la salute psico/fisica e l’attività motoria, rimane.
Nuovi ruoli: il progetto di Cultura di Base
All’evoluzione del ruolo dei musei partecipa attivamente il progetto sperimentale Well Impact, voluto dalla Compagnia di San Paolo, che promuove il nesso tra cultura e salute. Si chiama Cultura di Base l’iniziativa nata nel 2020 con la partecipazione di Fondazione Architettura Torino, che prevede l’allestimento sale d’attesa all’interno dei musei. In pratica, alcune aree all’interno di importanti spazi museali ed espositivi cittadini, tra cui il celebre Museo Egizio, vengono destinati ad ambulatori di medicina generale della Asl del capoluogo piemontese.
Vivere la cura nei luoghi della conoscenza
Questa “umanizzazione dei luoghi attraverso l’architettura”, come l’ha definita la presidente della Fondazione, Gabriella Gedda, parte dal concetto che la cultura, in quanto apportatrice di bellezza concorre al benessere del paziente. Anzi diventa parte integrante del percorso terapeutico, permettendo un miglioramento qualitativo della vita delle persone e favorendone la guarigione. Un’occasione accolta con entusiasmo dall’ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, che sottolinea la rivoluzionaria opportunità di rafforzare la relazione tra medico e paziente, rivoluzionando l’ambiente nel quale questa si svolge.
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