Il terzo martedì di marzo, i lavoratori sociali di tutto il mondo si danno appuntamento per confrontarsi sul loro impegno. Che sia rivolto alle singole persone, alle famiglie o all’intera umanità.
Oggi, 15 marzo, è la Giornata mondiale del Lavoro Sociale, nata per sottolineare i risultati raggiunti fin qui dalla professione e per aumentarne la visibilità, in difesa dei principi di giustizia sociale e dei diritti dell’uomo. La prima Giornata Mondiale è del 2007, ma, per risalire alle origini della celebrazione, bisogna tornare ai primi anni ‘80. Nel 1983, infatti, per iniziativa dei rappresentanti dell’IFSW – la Federazione Internazionale degli Assistenti Sociali – , gli operatori sociali entrano a far parte a pieno titolo delle Nazioni Unite a New York. Hanno così l’occasione di aggiungere visibilità al loro operato e – allo stesso tempo – di collaborare più facilmente con le ONG umanitarie di riferimento.
L’edizione 2022
Il tema per l’edizione 2022 – “Co-costruire un nuovo mondo eco-sociale: che nessuno resti indietro” – è in linea con il Summit dei Popoli (29 giugno/2 luglio). Lo slogan infatti sottolinea il ruolo fondamentale di persone, gruppi e istituzioni nel costruire una piattaforma di valori condivisi per uno sviluppo solidale dell’uomo e dell’ambiente. Una Giornata, sulla scia della pandemia e della crisi climatica, rivolta a centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, che quotidianamente offrono il proprio contributo ai valori di solidarietà e giustizia.
L’Agenda mondiale per il sociale
Al centro dell’operato dell’IFSW è l’Agenda Globale del Lavoro Sociale, la cui nascita risale alla Conferenza di Hong Kong del 2010. Nell’occasione è stato infatti deciso che i lavoratori sociali di tutto il mondo avrebbero collaborato per la stesura di una programmazione in grado di fornire alla società gli strumenti idonei ad affrontare sfide sempre più complesse.
Per questo l’Agenda individua diversi campi di azione, cui sono chiamati a concorrere anche le comunità locali e le Istituzioni globali. Nello specifico si preoccupa di promuovere le eguaglianze sociali ed economiche, la dignità e il valore dei popoli. Ma anche di lavorare per la sostenibilità ambientale e il rafforzamento delle relazioni tra gli esseri umani. A tal fine riconosce l’urgenza di un osservatorio globale dei diritti sociali e rilancia l’urgenza della formazione degli operatori e di una capillare diffusione dei valori alla base del loro operato.
Una definizione per il lavoro sociale
Il lavoro sociale è una professione “pratica”, ma anche una disciplina accademica, che promuove lo sviluppo sociale, la coesione, il potenziamento e la liberazione delle persone da ogni tipo di coercizione (fisica e morale). La sua mission è abilitare tutte le persone a sviluppare a pieno il proprio potenziale, arricchire le loro vite e prevenire qualsiasi disabilità. I suoi valori fondanti sono basati sul rispetto per l’eguaglianza, il valore e la dignità di ciascuno.
Il valore della cittadinanza attiva
I principi di giustizia sociale, i diritti umani, il concetto di responsabilità collettiva e il rispetto delle diversità sono i valori fondanti del lavoro sociale. Sostenuto da numerose discipline sociali nel campo del diritto, della scienze e delle discipline umanistiche, il lavoro sociale coinvolge attivamente le persone e le strutture, alla ricerca degli strumenti più idonei a migliorare il benessere delle persone. Che si tratti di ambiente, giustizia ed equità sociale o assistenza ai più fragili.
Il sociale e la politica
Se da un lato, come ogni attività, richiede un continuo sviluppo di competenze e frequenti aggiornamenti, il lavoro sociale ha una peculiarità: è in buona parte un “fatto” politico. Non può esistere infatti una professione sociale priva di passione e scevra da ogni coinvolgimento attivo nelle attività del territorio. Gli interventi nel sociale si svolgono su un piano di partecipazione e dialogo con tutti i soggetti locali, cittadini e amministrazioni. E richiedono una responsabilità di cura particolare verso i soggetti più fragili.
Una professione di aiuto
Quella del lavoratore sociale è una figura complessa, imprescindibile dalla capacità di empatizzare con l’altro, di entrare in relazione con lui, sia a livello interno (nei gruppi di lavoro), sia a livello esterno (i cittadini che ne richiedono l’assistenza). Fondamentale è la capacità di aggiornare le metodologie e gli strumenti lavorativi via via che le condizioni esterne si modificano. Basti pensare allo sforzo fatto dagli operatori durante il lockdown, per adeguare le loro attività – necessariamente basate sulla vicinanza fisica – alle regole di distanziamento. Il lavoro sociale è direttamente connesso al modello di welfare e investe numerose figure. Semplificando, nella sua area rientrano gli assistenti sociali, gli educatori, i mediatori culturali e gli operatori socio-sanitari.
Il lavoro sociale per la terza età
In piena pandemia, sull’onda delle criticità emerse nell’ambiente delle Rsa, l’Istat e la Commissione per la riforma dell’assistenza per la popolazione anziana, presieduta da Mons. Vincenzo Paglia, hanno avviato una collaborazione per esplorare la domanda di assistenza sociale degli over 75. Il rapporto che ne è scaturito evidenzia la necessità di aumentare l’offerta di assistenza sociale per una larga fascia della popolazione anziana del nostro paese. Una richiesta che cade in un momento difficile, segnato dal contenimento della spesa pubblica e dal precariato.
Il rilancio della professione
Spesso gli operatori si trovano in condizioni lavorative svantaggiose a causa del taglio dei fondi e nell’impossibilità di sopperire al disagio degli assistiti. La pandemia ha fatto emergere quanto il lavoro sociale (e sanitario) dedicato alla terza età sia sottovalutato e poco riconosciuto, a livello economico e istituzionale. Al contrario la domanda del settore è in costante aumento, sia negli interventi a domicilio che nelle strutture, in un quadro di attesa per una ormai inderogabile legge a tutela della Non Autosufficienza.
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