È una settimana di grande fibrillazione quella in corso, a causa della riforma delle pensioni. Sono circa due milioni le persone che hanno manifestato martedì, nella terza giornata di mobilitazione nazionale convocata.
Non si arresta il malcontento in Francia per la riforma delle pensioni, sebbene il Presidente Emmanuel Macron si sia detto disposto ad alcune concessioni. Per sabato, intanto, è atteso lo sciopero generale che fermerà, per l’intera giornata, tutto il Paese.
Le novità
Macron si è detto intenzionato ad andare fino in fondo per approvare l’innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni, anche se nelle ultime ore è trapelata una qualche apertura sulla riduzione a 63 anni – non più dunque 64 – per chi ha cominciato a lavorare molto presto (20-21 anni). Tra le novità, anche l’aumento a 43 anni dei contributi versati necessari per avere una pensione piena: ad oggi gli anni di contribuzione necessari sono 42.
Battaglia parlamentare
È una sfida, quella portata avanti dall’inquilino dell’Eliseo, che si combatte in parlamento come nelle piazze con i sindacati pronti al muro contro muro. Una partita aperta in cui il Presidente francese sa bene che avrà bisogno, per sostenere la sua riforma, del sostegno della destra moderata – quella dei Républicains. Tanto più che a spaccarsi sul tema della controversa riforma è stata anche la stessa maggioranza.
La mole di emendamenti
È corsa contro il tempo dal momento che – da lunedì scorso – i deputati avranno solo dieci giorni a disposizione prima del voto finale e oltre 20mila emendamenti da esaminare, in quella che si profila come una strada tutta in salita. Dei 20.400 emendamenti presentati – stando a quanto precisato dal quotidiano Le Monde -, oltre 17.800 giungono dalla coalizione di sinistra – la Nupes -; 1.100 dalla destra dei Republicains (LR) e ben 400 dal partito presidenziale Renaissance: il che conferma quanto la strada che attende il Governo sia tutto fuorché in discesa. E lo scoglio maggiore per Macron è appunto quello di ottenere la maggioranza parlamentare.
Il Primo Ministro alla prova della Riforma
A cercare di disinnescare la crisi causata in Francia dalla riforma delle pensioni è stata la Premier Élisabeth Borne nel tentativo di smussare gli angoli all’interno della stessa maggioranza e tra gli alleati, il cui soccorso sarà dirimente per l’approvazione della riforma.
Una riforma che ha già fatto calare l’indice di popolarità del capo dell’Eliseo: il peggior livello da marzo 2020, stando a quanto fotografato dal sondaggio dell’Istituto Ifop (Institut d’études opionion et marketing en France et à l’international). Ma la stessa indagine racconta pure come a farne le spese sia anche il Primo Ministro Borne – in testa, appunto, nella difesa della contestata riforma -: perde quattro punti di consenso rispetto al mese scorso, con appena il 31% dei consensi.
Ad oggi, appena il 38% dei francesi riterrebbe il Presidente Macron “in grado di riformare il Paese”. Il che segna, ancora una volta, una diminuzione del gradimento, stavolta di due punti rispetto al mese scorso, verso il leader francese alla guida dell’Eliseo in questo braccio di ferro coi lavoratori d’oltralpe.
(Foto apertura: Alexandros Michailidis/Shutterstock.com)
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