La diffidenza verso l’AI (“AI Fear”) nel settore medico sta diventando un fenomeno globale. I dati dicono che ben 7 medici su 10 negli USA rifiutano l’Intelligenza Artificiale
L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il settore medico, offrendo soluzioni innovative dagli “artificial decision maker” agli “scientist algorithm”, fino ai sofisticati “data capture system”.
Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti, fondatori di Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice, sottolineano l’importanza di abbracciare questa tecnologia: “L’intelligenza artificiale è il nostro futuro e, in quanto tale, va abbracciata come una fedele compagna di vita da tutti i principali settori operativi tra cui la medicina”.
Concorde è anche Loreto Gesualdo, presidente della FISM (Federazione delle Società Medico-Scientifiche Italiane): “L’AI non sostituirà mai i medici professionisti, bensì alleggerirà i carichi di lavoro e darà loro l’opportunità di prendersi cura dei singoli pazienti nel migliore dei modi”.
Robert Platt, noto ricercatore britannico, già alla fine del Novecento affermava: “La medicina è un miscuglio di scienza, saggezza e tecnologia”.
Oggi, più che mai, il settore sanitario deve adattarsi ai rapidi progressi tecnologici, integrando l’IA. Tuttavia, una crescente “AI Fear”, ovvero la paura dell’IA, sta frenando l’adozione di queste tecnologie.
Molte ricerche, un dato chiaro
Ricerche condotte da Espresso Communication per Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice rivelano una diffusa resistenza al cambiamento. Negli Stati Uniti, secondo eMarketer, il 71% dei medici esprime riluttanza verso l’IA, temendo la sostituzione del proprio ruolo e la mancanza di competenze per utilizzarla.
Questa ansia si riflette anche sui pazienti: Healthcare Dive riporta che l’81% preferisce l’interazione con un professionista umano piuttosto che con un algoritmo. La situazione in Europa e in Italia non è migliore. Medscape indica che solo il 10% dei medici italiani si considera preparato ad utilizzare l’IA nella pratica clinica.
Invertire questa tendenza, si può?
Gli esperti concordano sulla necessità di promuovere la cultura dell’IA nel settore sanitario. Eventi, corsi di formazione, podcast e demo sono strumenti fondamentali per diffondere conoscenza e competenze. Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti, insieme alla FISM, stanno lavorando attivamente a questo obiettivo, lanciando iniziative come l’AI Week (aiweek.it): “L’AI non è e non sarà mai un mostro da sconfiggere per noi, bensì una valida compagna di viaggio capace di migliorare, anzi perfezionare le nostre giornate. Pensiamo ad esempio agli algoritmi che riescono a leggere alla perfezione una cartella clinica e, in seguito, a fornire una chiave di lettura utile al medico”.
Loreto Gesualdo sottolinea l’importanza dell’IA per migliorare l’efficacia del lavoro medico: “L’artificial intelligence ci aiuterà a svolgere meglio il nostro ruolo di medici – dichiara – Ci sono tante case history a supporto, come l’utilizzo dei Big Data per studiare le patologie, la rivalutazione di molecole precedentemente scartate per nuove terapie, e la creazione di gemelli digitali per testare gli effetti collaterali. Dobbiamo investire in ricerca, e questo significa guardare al futuro, che è indissolubilmente legato all’intelligenza artificiale. La collaborazione con IA Spiegata Semplice mira ad alfabetizzare la classe medica e a promuovere una vera rivoluzione culturale”.
L’IA non è una minaccia
Un’analisi di Techtarget evidenzia le sorprendenti applicazioni dell’IA in medicina: algoritmi come “artificial decision maker” supportano i medici nelle diagnosi e nella terapia; gli “scientist algorithm” contribuiscono alla scoperta e allo sviluppo di nuovi farmaci; i “data capture system” permettono di raccogliere ed elaborare grandi quantità di dati, fornendo informazioni preziose e risparmiando tempo ai medici, permettendo loro di dedicare più attenzione ai pazienti.
In definitiva, l’IA non è una minaccia, ma uno strumento potente che, se utilizzato correttamente, può migliorare significativamente la qualità dell’assistenza sanitaria. L’obiettivo è superare la “AI Fear” e sfruttare appieno il potenziale trasformativo dell’intelligenza artificiale nel settore medico.
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